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È finita, manca solo la maratona...
di Fabio Angeli, 22/09/2022

Fare un Ironman (3.8k di nuoto, 180k di bici e 42.2k di corsa) è come fare un lungo viaggio più che una gara.

Un viaggio, anche se lungo, parte sempre con un passo.

Magari con quello che ti fa scendere dal letto alle 4.45 dopo una notte agitata, una domenica mattina, il fatidico giorno della gara.

Ma no, il viaggio è partito molto prima, quando ad un certo punto, dopo la stessa gara ma con distanza dimezzata pensi...“ma dai famo st’altra cazzata”.

E da lì parti, prima piano poi in modo sempre più intenso, uscendo di casa al buio per andare a nuotare in una fredda piscina, o sul tapis roulant perché fuori piove a dirotto, sui rulli davanti un pc.

In bici nel weekend con qualcuno che si prende a compassione e ti accompagna almeno un po’ o in una lunga corsa sulla ciclabile di ponte Milvio insieme ad un altro matto come te.

E così passa l’inverno, poi passa la primavera, poi arriva la torrida estate ed è lì che devi fare i lunghi veri, giornate in bici, giornate a fare combinati bici/corsa.

E nuoti, sempre di più, come se tre km fossero il minimo da fare in piscina o al lago per abituarsi alle acque libere.

E pensi ogni volta no, proprio non ce la faccio più.

Arrivi al giorno di gara e dopo una estate senza pioggia viene giù di tutto e pensi che proprio il fato questa gara non te la vuol far fare, e aspetti che spiova, che il mare in tempesta si calmi e aspetti notizie e vedi intorno tutti che fremono senza sicurezze.

E poi sì, la gara si può fare, qualcuno non può rimanere un altro giorno e se ne va, con un po’ di fretta prepari tutto e porti la bici in zona cambio.

E torni alla mattina della gara, riso in bianco alle 5.15, ultimi preparativi e vai alla bici sperando che tutto sia in ordine.

Sistemi le ultime cose e vai in muta in spiaggia, fortunatamente, in una bella giornata fredda.

E lì ti viene quasi da piangere, dopo tanta tensione stai per partire, dopo tante incertezze ti sembra di non avere proprio le energie.

Per fortuna si palesa qualche faccia conosciuta, quelle quattro chiacchiere di carica, mal comune...

Arrivi alla partenza e via nell’acqua che alla fine è calda rispetto all’aria.

Qualche bracciata e vai in affanno, viene da vomitare ma aspetti un attimo e cerchi il ritmo, fortunatamente ti calmi e vai tra calci, spintoni e manate degli altri.

Cerchi di alzare la testa alla ricerca delle boe ma oramai devi proseguire. Vedi solo la prossima boa e schivi gli altri nuotatori, una, due, tre boe e poi giri.

Spegni la testa perché tanto passerà molto tempo, cerchi solo la concentrazione sul respiro. L’orologio ti segnala i primi 500m, poi gli altri e questo è l’unico segnale che stai andando.

Poi intravedi la boa rossa, l’ultima virata finalmente e vai verso terra.

Sei uscito, saluti lo speaker, un po’ d’acqua per sciacquare la bocca, doccetta e vai in zona cambio.

Non devi fare il tempo della vita e né ambire a Kona e quindi te la prendi comoda, ti cambi e metti un completino da bici (un fondello serio per 7 ore è più comodo) prendi la bici e fai questi 2km di zona cambio…



Si parte per la superstrada E45, giro che si farà due volte.

Parti veloce, poi ci pensi un attimo e ti chiedi perché?, alla fine devi arrivare, quindi meglio se ti metti ad una velocità che certamente puoi tenere, poco sopra i 26 km/h.

Attorno non ci sono avversari, gli altri sono solo paesaggio, ognuno fa la sua gara, alcuni li incroci più volte nel tira e molla della bici, altri ti passano come se tu fossi fermo.

Nel biscotto delle due corsie passano i primi con bici e caschi spaziali, li guardi solamente di sfuggita e poi ti concentri sui tuoi km e il quintale di moscerini che ti arrivano in faccia.

Vedi i ristori, tutti disponibilissimi i volontari, ti fermi a bisogno, tanto sei in media, e riparti.

Salitona per la prima volta un po’ di fatica ma si fa, lunga discesa sperando di non prendere le buche e si torna in superstrada.

Passa il gruppone della 70.3 (la mezza distanza) e capisci che il “no draft – no scia” non esiste. Arrivi al bivio e purtroppo devi andare a sinistra e fare il secondo giro...

Una vocina ti vorrebbe a destra ma resisti.

Il secondo giro lo fai proprio solo, buona parte degli atleti ha finito la bici o sta scendendo per la seconda volta, quindi vedi solo qualche ciclista in lontananza, ad un bivio senti un anziano che ti incita e dice ad un bambino “...poi fanno 42km”…eh già...

Ma non importa, perché lo sapevi e per te conta solo finire.

Altra volta la salita, questa volta dopo oltre 100k si fa sentire, un iraniano ti incita e ti supera, a metà salita lo superi e non lo vedi più.

Lunga discesa e poi le gambe cominciano a dire che potrebbe bastare ma mancano quasi 50km. Allora zitte gambe, prendi un gel e continui.

Finalmente il bivio, manca poco...insomma.

Ultimi km e vai, torni a Cervia.

Qualche giretto stando attento alle buche e ai rami affioranti di pini e sei di nuovo in zona cambio.

Anche qui ti cambi, con il body triathlon le foto sono molto più fiche, esci da zona cambio e tua moglie dalle transenne dice ”è finita, manca solo la maratona!”.

Prendi un ritmo blando e via, fai il primo giro bevendo ad ogni ristoro.

Incitamento alle stelle divertente e importante da parte del pubblico.

Dopo la prima boa pare vada tutto bene, sei ancora nei tempi previsti, sai di metterci 14h.

Torni alla partenza per il secondo giro, ancora ci sei ma, dopo poco, capisci che non va più. Sei a metà corsa ma i dolori alla parte inferiore del corpo cominciano a sentirsi, le energie anche dopo i gel non bastano, a ogni boa guardi l’albergo e pensi che potresti andare li.

Fai un nuovo giro alternando camminata e corsa, sembra manchino 100 km.

Altro giro, mancano 7km ma proprio non riesci.

Ti fermi ad un ristoro e provi anche la Redbull…non si sa mai.

Niente, proprio non va, il piede duole a causa di un calzino e zoppichi un po’.

E no, come hai detto a tutti, anche strisciando ma arrivo, ricominci a corricchiare e camminare.

Arrivi al canale ti prende un po’ di vergogna davanti a tanta gente che incita e corricchi di nuovo.

Oramai sei sul lungo finale e non ti puoi fermare.

Sul tappeto rosso nessuno cammina, anche in fin di vita, il pubblico incita anche me che sono arrivato col buio e veramente dopo tanto tempo, lo speaker dopo il traguardo, finalmente, dice la frase di rito: “Fabio You are an Ironman!!!”.

Un anno per sentirlo dire.




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