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Maria Francesca…..you are an IRON LADY!
di Maria Francesca Piacentini, 31/08/2017

Per cominciare questo racconto…devo iniziare dalla fine….si! Riprendo da dove avevo terminato il racconto di Pescara 2016:
“La mia mente già corre verso un prossimo 70.3 a dire il vero, un 140.6, ma non è tanto l’evento in se che mi galvanizza, quanto il lungo percorso di preparazione che dovrò affrontare.“
In effetti, subito dopo Pescara mi sono iscritta ad un full. Ed inizia l’avventura, lunga, molto lunga, la settimana ben divisa fra nuoto bici e corsa, i weekend passati in piacevolissima compagnia (i percorsi in bici Ironteam guidati da Terrinoni), i meravigliosi compagni di allenamento (Cico, Daniela, Stefania, Simone) i miei compagni di corsia (rigorosamente 0: Giulio, Federico, Pino, Stefania, anche Bruna talvolta).

Partenza per Zurigo, venerdì all’alba. Mi ricordo che alla frontiera Svizzera la poliziotta ha guardato dentro la macchina e vedendo la bici si rivolge a Danilo mio marito e gli fa: ironman di Zurigo? Mio marito risponde: ”si ma non io, … lei”. La poliziotta sgrana gli occhi incredula. Chissà perché si pensa ancora che per le donne sia una impresa impossibile.
Sabato sera dopo cena (rigorosamente preparata da Roma, sacchetti di riso da 100g con proteine di varia natura, onde evitare di pagare 40 euro un piatto di pasta all'olio) a nanna presto. Per la prima volta riesco a dormire bene, serenamente, si, perché ero consapevole che ero pronta ad affrontare la gara, che tutti i mattoncini riposti settimana dopo settimana, mese dopo mese erano al posto gusto. Serena perché sapevo che stavo affrontando una gara insolita in cui non importa il tempo, non importa il come quello che importa è come ci arrivi ed ero sicura di arrivarci con il sorriso.

Sveglia il giorno della gara alle ore 4.45, colazione (non troppo) e via verso la zona cambio. Usciamo ancora con il buio, l’albergo era abbastanza lontano, Michele ci porta in macchina.
Sistemiamo le cose in zona cambio e ci avviamo verso il lago. Devo dire che ho una strana sensazione di tranquillità ma tanta tantissima emozione. Guardare il lago così calmo, all’alba, è meraviglioso, la quiete prima della tempesta, prima che i PRO e man mano tutti gli age group inizino la loro frazione di nuoto.
La frazione di nuoto va meglio del previsto, 1h21, via si esce dall’acqua e inizia la frazione più lunga. LA BICI. Due giri da 90 km con 1300 di dislivello sulla carta ma in realtà erano 1600.
I primi 30 km sul lungo lago sono piatti ed estremamente veloci. Non il terreno che preferisco. Poi iniziano i famosi “mangia e bevi” sulle colline dietro Zurigo in mezzo alla campagna. Il peggio è intorno all’ 80esimo di ogni giro il famoso heartbreak hill un km con punte all’11% ma con tanta tanta tanta gente a fare il tifo. Davvero la fatica non si sente neanche.
Arrivo in T2 e per un istante penso ... cavolo (per non subire censura)… devo correre una maratona dopo quasi 9h di gara. Il pensiero li per li è quasi terrificante. Eppure sono sul mio terreno preferito… la corsa. Allora immediatamente penso… ”Francé, non è una maratona… sono 4 giri da 10 km e 400 metri: esci e goditeli”!

Appena uscita dalla zona cambio sento un urlo pazzesco “vai Francé”. Li c’erano Michele, Roberto, Danilo e Laura che giro dopo giro mi hanno sostenuta e tifata. Grazie ragazzi è stato bellissimo condividere con voi il mio primo Ironman. La maratona è bellissima. Si il mio terreno, li dove riesco a recuperare tante posizioni perdute. Il percorso si snoda lungo il lago e nel centro città. C’è tanta gente a fare il tifo, che ti chiama per nome, ti incita. Durante la corsa, capisci cosa vuol dire fare un ironman. Vedi la vera sofferenza, la fatica, l’abbandono. Ma a me piace correre, e corro. Mi godo giro dopo giro il tifo della gente ma anche le forti sensazioni contrastanti: la fatica che mi attanaglia ma anche la gioia inebriante. L’ultimo giro è stato duro, difficile, ho scavato davvero dentro di me, ho pensato a tutti coloro che mi hanno accompagnato in questa avventura, le giornate interminabili passate in bici, a correre a nuotare. Ho pensato alle giornate passate fuori casa, tempo tolto alla mia famiglia. Ho pensato che stavo finendo, ogni passo che facevo era un passo più vicino al traguardo…

Gli ultimi 400 metri sono stati indimenticabili. Assaporare metro dopo metro il gusto dell’arrivo. E poi arriva, la curva a gomito che ti proietta sul rettilineo finale, con Danilo ed i miei amici Roberto, Michele, Laura e Marco ad urlare e poi le mitiche parole dello speaker che mi ero immaginata per mesi, che mi facevano venire la pelle d’oca solo a pensarci… Maria Francesca YOU ARE AN IRON LADY!
Finito il tutto, raccontando ad amici e parenti dell’avventura, tutti mi chiedono “Ma ti rendi conto di cosa hai fatto?” La risposta è NO non mi rendo conto, se razionalizzo dico cavolo 3,8 km nuoto 180 km di bici e una maratona intera. Ma non bisogna razionalizzare, queste cose si fanno “di panza, di cuore” si fanno perché divertono perché emozionano perché quando ci pensi piangi. Sono solamente queste le motivazioni che ti fanno svegliare alle 5 gran parte delle mattine della settimana, con il freddo, il buio o la pioggia, ma che ti fanno uscire con il sorriso e goderti ogni momento dell’allenamento. Mai una volta in tutta la preparazione ho avuto un dubbio un momento di sconforto. Mai ho pensato “chi me lo fa fare”. E questo di nuovo grazie ai miei compagni di viaggio. Senza di voi sarebbe stato più difficile!

E’ passato un mese e mi manca tutto di Zurigo, mi manca l’allenamento, il puzzle da comporre giorno dopo giorno, il confronto continuo con il mio allenatore Marco. Mi manca la sensazione di essere proiettata verso qualcosa di importante. Mi ritrovo a guardare e riguardare il video che mi hanno girato all’arrivo. Ed ovviamente sto già pensando al prossimo nel calendario del 2018… To be continued




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