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Suicidio-Prevenire il
di Giuseppe Biafora, 12/09/2010

Munch: l'urlo

Munch: l'urlo

Nel mondo un suicidio ogni 40 secondi, un tentativo di suicidio ogni 3 secondi.
Ottocentomila di morti all’anno con tendenza all’aumento.
Più delle guerre in corso.

Ce n’è abbastanza per dire che si tratta di un male nascosto che colpisce i più fragili, spesso i più sensibili, un male che probabilmente abita molto vicino a noi. Che sicuramente ci è capitato di sfiorare nella cerchia di conoscenti o su un autobus.

Ce né abbastanza per dire che il primo strumento a disposizione per battere il suicidio dovrebbe essere la parola: portarlo allo scoperto senza pudori, convincere le persone a rischio suicidio a chiedere aiuto con la stessa consapevolezza e spontaneità che per qualche altro problema.

Cominciamo con l'imparare a pronunciare suicidio e persona a rischio suicidio a voce alta e non sommessamente, perché se una parola la dici a voce alta vuol dire che la guardi in faccia e se la guardi in faccia vuol dire che sei disposto ad affrontarla.

Apriamo gli armadi perché non si riempiano di muffa.
Ve ne parlo perché il 12 settembre ho partecipato alla 6 km non competitiva The Race for the Life ideata dal prof. Maurizio Pompili, coordinatore della ricerca sul suicidio, Cattedra di Psichiatria, II Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università La Sapienza di Roma.

La Cattedra di Psichiatria della II Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Roma "La Sapienza" e il Centro per lo Studio e la Prevenzione dei Disturbi dell'Umore e del Suicidio sono diretti dal prof. Roberto Tatarelli.
Un posto dove sono pronti e preparati a dare una mano.

Degli Orange erano presenti anche PATrizia De Castro e Pino Coccia (il Grande).
Era la prima edizione, circa 200 podisti. Organizzazione del CNES (Comitato Nazionale Educazione Sportiva) e di Maratona di Roma.

Vi segnalo di seguito il link del Gruppo di Ricerca http://www.prevenireilsuicidio.it/indexcentro.htm
invitandovi a visitarlo per cominciare a prendere dimestichezza senza tabù con questa cosa chiamata suicidio, così come abbiamo imparato a farlo con cancro, handicap, aids, alcolismo, tossicodipendenza, ecc.

P.S. doveroso: non è mia intenzione semplificare l’evento suicidio, effetto sempre, e non causa, di vissuti complessi e delicati. Come pure sono consapevole che è la povertà a suicidare circa 20.000 contadini indiani ogni anno.

Mi permetto solo di dire che alle nostre latitudini una richiesta di aiuto è possibile. Un aiuto che potrebbe aiutare a guardare a certe situazioni sotto una luce diversa ed a vedere o intraprendere soluzioni che diversamente non avremmo visto od intrapreso.


Porgere la mano

Porgere la mano



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