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ELBAMAN 73 2016
di Alessandro Todde, 29/09/2016

…il freddo pungente del mattino…
…il rumore incessante delle onde che si infrangono sulla battigia…
.l’odore della salsedine e della natura…
…i primi raggi di sole che irrompono dal promontorio…
…la strada che sale sotto le tue ruote per poi riscendere repentinamente
…il chiassoso tifo della gente a bordo percorso…
…il bollore dell’asfalto che cuoce sotto ai tuoi piedi…
…ed infine l’ultimo rettilineo fra due ali di folla in festa…
Questa è solo una piccola sintesi di tutto quello che puoi trovare in Elbaman 73
A detta di tutti (compresa la nuova conoscenza Tito Artoni, che ha partecipato a ben 7 edizioni di Elbaman) è una delle gare più dure e caratteristiche dell’intero circuito IronMan che si svolge in Italia, la sua peculiarità si snoda nell’infinita sequela di tornanti, salite e discese che si affrontano a perdifiato lungo la strada che da Marina di Campo, passando per:
- Cavoli;
- Fetovaia;
- Pomonte;
- Chiessi;
- Colle d’Orano;
- Marciana;
- Marciana Marina;
- Procchio;
attraversando luoghi unici e suggestivi, ove la fitta vegetazione lascia spazio a viste mozzafiato a picco sul mare, tutte componenti che riescono a distogliere la mente dal peso della fatica e regala momenti unici a tutti coloro che affrontano questa gara.
Ho raccolto la sfida di questa gara con l’incoscienza di un bambino che è curioso di scoprire il mondo, per mesi ho sottoposto il mio fisico ad un duro allenamento, mentre la mente divagava per riuscire ad immaginare gli scenari frutto di ricordi adolescenziali, ma quando mi sono presentato al nastro di partenza tutto è sembrato scomparire, sommerso da una marea di sensazioni, l’adrenalina ha ovattato tutti i rumori e il calore del sole che si ergeva alto dal promontorio ha riscaldato il mio animo infreddolito dalle prime ore del mattino.
Il viaggio di avvicinamento è iniziato Venerdì mattina, assieme al mio compagno di allenamenti combinati Mario Virdis, un lungo trasferimento in auto percorrendo la via Aurelia fino al porto di Piombino, ove ci siamo imbarcati alla volta dell’isola d’Elba.

Sul traghetto facciamo subito amicizia con altri due Triatleti, che notando il nostro abbigliamento, non hanno saputo resistere alla curiosità e hanno iniziato subito a fare amicizia, così la navigazione vola con noi immersi nei nostri racconti e ci ritroviamo in breve al cospetto di questa splendida isola.
Salutati queste nuove conoscenze, sbarchiamo e affrontiamo le curve sinuose della strada che da Portoferraio ci conduce a Marina di Campo, in breve raggiungiamo l’albergo che ci ospita (Hotel Villa degli Etruschi) e dopo aver scaricato tutto il materiale (bici comprese) decidiamo di fare un giro per il centro abitato e incrociando la zona check-in Elbaman, ritiriamo il nostro pacco gara.
L’atmosfera è gradevole e la cittadina è riempita dall’entusiasmo di circa 800 atleti che domenica affronteranno come noi questa emozionante avventura, successivamente alla strenua ricerca di un posto ove ricaricare le scorte energetiche ci imbattiamo in una pizzeria vicino al corso, ottima occasione per degustare i prodotti di questa terra.
Dopo aver riempito lo stomaco a dovere, la nostra curiosità prevale su tutto (persino sulla necessità di riposare) così ci vestiamo di tutto punto, inforchiamo le nostre bici ed andiamo alla scoperta del percorso bike, imbocchiamo il lungo rettilineo che conduce all’uscita di Marina di Campo e ci introduce alle prime dolci rampe della salita.
Una salita che già ci fa assaporare la fatica, ma è solamente il preludio, infatti dopo una serie di curve ecco che si apre davanti a noi una vista spettacolare, dinnanzi la splendida vista della costa Ovest a picco sul mare, resa ancora più magica da un tramonto a dir poco spettacolare.

In questa ora scarsa di giro di perlustrazione, il nostro sguardo si posa in tutte le direzioni, il paesaggio cambia rapidamente e la vegetazione lascia spazio alla roccia vivida che sormonta i centri abitati, finalmente riusciamo ad immergerci completamente nell’atmosfera dell’isola e solamente la luce che piano piano cala di intensità ci avverte di dover rientrare alla base per non essere colti di sorpresa dal buio.

Mentre la luce scappa via dall’orizzonte, noi rimaniamo estasiati dallo scenario della baia di Marina di Campo, un luogo dove il tempo sembra essersi fermato, dove il silenzio della natura regna sovrano e viene interrotto solamente dal rumore delle bracciate di chi prende familiarità con il campo di gara, così decidiamo di indugiare fino a quando la luce flebile del tramonto lascia spazio all’imbrunire della notte.

La sera la trascorriamo, dopo aver rifornito il nostro corpo delle giuste energie, passeggiando per il corso del paese, oramai l’invasione da parte degli atleti è più che evidente, un tranquillo luogo di villeggiatura si trasforma nel luogo di ritrovo per gli “affamati di emozioni forti” che siano atleti veri o semplici appassionati di uno sport che impone in ogni caso la profonda conoscenza del proprio corpo e la continua ricerca del limite, limite che di volta in volta viene spostato sempre più in alto e che regala senso di soddisfazione indescrivibile (il motto “You Will do This” riecheggia in ogni dove), la sera lascia il posto alla notte, tempo di recupero e rilassamento, solo la nostra mente è libera di viaggiare e cercare di predire cosa accadrà domani.
Giunge così un sabato sonnecchiante, dedicato allo shopping e al giusto relax, occasione importante per avere un panorama delle novità sulle attrezzature tecniche e su qualche affare di fine stagione, io mi regalo alcuni prodotti (sempre necessari per gli allenamenti e per le gare), poi vista la splendida giornata ci rechiamo in spiaggia dove un caldo sole riscalda la sabbia e spazza via le nuvole che minacciose sembrano incombere sulla montagna dietro di noi.
Una bella nuotata e una corsetta lungomare sono gli unici momenti intensi per provare il terreno di gara e verificare la propria condizione fisica, il tutto senza strafare e sottrarre energie indispensabili alla battaglia che si accenderà domani al sorgere del sole.
Consumiamo il nostro pranzo sempre in centro, a contatto con la gente, scoprendo così nuovi personaggi con cui discutere e scambiare idee, esperienze ed opinioni su questo particolarissimo mondo sportivo, poi dopo un po’ di riposo pomeridiano, decidiamo di procedere in macchina al giro di ricognizione del percorso bike.
La prima parte, già percorsa ieri pedalando, scorre via veloce poi procediamo con calma a scoprire il resto del tracciato: un continuo di salite e discese senza soluzione di continuità, senza un metro di pianura a regalare un po’ di respiro a gambe e fiato, poi una lunga salita che ci fa immergere in un paesaggio quasi lunare, di nuovo una picchiata verso il mare.
Ma quando la strada torna a salire si accompagna la morfologia sinuosa di questa isola caratterizzata da baie e belvedere a picco sul mare, la salita continua e si procede verso Marciana, il bosco rinfresca l’atmosfera e quasi verso l’imbrunire rende l’aria umida e frizzante, superato il borgo di Marciana, ci si butta in discesa percorrendo una strada tortuosa, ricca di tornanti insidiosi e curve veloci, solo un falsopiano immerso nel bosco stempera questo andamento deciso per poi lasciare di nuovo spazio ad una discesa tecnica e difficile che termina a Marciana Marina.
Di qui, dopo aver attraversato le vie del centro, si percorre un dolce pendio che conduce a Procchio, la discesa è oramai finita, una decisa svolta a destra e inizia l’ultimo strappetto (che visto in ottica gara, si trasformerà in un ennesimo scoglio da superare) poi dopo aver scollinato un lungo falsopiano in discesa in cui le velocità potranno essere elevate in caso di vento a favore.
Finalmente ci si avvicina all’abitato di Marina di Campo, due rotonde e un tratto di ciclabile immettono sulla strada principale e finalmente alla zona cambio dove domani avverrà il primo passaggio al termine del primo giro (dopo circa 47 km e 654 m di dislivello positivo) e successivamente il rientro in zona cambio alla fine del secondo (dopo circa 94 km e 1308 m di dislivello positivo).
Un’importante escursione di studio, che ha messo in luce tutti i punti critici del percorso e che impone il massimo della parsimonia nella pedalata per conservare le giuste energie per la successiva frazione di corsa, che vista la distanza (mezza maratona) non è da prendere sottogamba.
Questa sera nell’aria sembra esserci qualcosa di diverso, c’è uno strano silenzio, come il preludio di una battaglia…
Noi intanto riposiamo…
In attesa che il sole sorga di nuovo e venga domani…

La sveglia suona e scuote dal torpore del sonno…
Oggi non c’è tempo di temporeggiare e poltrire nel letto…
Ci si alza e ci si prepara per la colazione…
Fuori l’aria è ancora pungente e il cielo non è ancora invaso dalla luce dell’alba…
Dirigendoci verso la zona cambio iniziamo a sentire il brusio di chi si sta preparando per la gara, gli indomiti partecipanti all’Elbaman (IroMan su distanza completa) sono già pronti, per loro ancora mezz’ora e poi inizierà la battaglia, per noi invece c’è ancora tempo e dopo aver posizionato tutto il materiale accanto alla fedele bici si fa ritorno al tepore delle lenzuola ove aspettare con la giusta calma l’ora della gara.
Il tempo di rilassarsi finisce ben presto…
Indossata la muta, ci si dirige verso il campo gara, la folla già sta incitando i primi atleti che escono dall’acqua dopo i 3,8 km della loro prima frazione, poi è la volta delle donne che alle 8:00 si tuffano nell’acqua in mezzo al fragore dei tifosi, è giunto il momento di provare l’acqua, di capire se le sensazioni belle del giorno precedente sono confermate:
con grandissimo stupore, dopo l’immersione preliminare ci si accorge che la temperatura è gradevole, molto più calda della temperatura esterna, qualche bracciata per scoprire che nulla è cambiato e che tutto potrà iniziare con le giuste sensazioni, si esce dall’acqua ci si dirige alla spunta e si entra nella gabbia.
Una lunga ed interminabile attesa, in mezzo ad altri 400 concorrenti immersi nella propria concentrazione ogni tanto interrotta da sguardi di intesa e battute di conforto, di fronte a noi lo spettacolo della gara che prosegue, in fondo si vedono le boe che dovremo raggiungere, ultimi movimenti preparatori e poi ci si allinea dietro al nastro rosso, pronti a dare vita a questo Elbaman 73.
Tre!, due!, uno! Via!

Primi passi decisi dentro l’acqua, poi dopo poco ci si getta dentro cercando spazio fra centinaia di braccia che si muovono in avanti, dopo qualche metro la nuotata da affannosa si stabilizza, si va alla ricerca del giusto ritmo evitando di impattare con i piedi dei concorrenti che sono davanti e schivando le mani di chi sta di fianco, la tonnara è impressionante e solo dopo qualche minuto il gruppo inizia a sgranarsi e gli spazi intorno si dilatano.
Lo spettacolo della natura sotto di noi, oggi la limpidezza dell’acqua sembra non avere eguali, il fondo si allontana piano piano dalle mani e si fa lievemente scuro, ogni tanto si guarda in avanti per controllare la direzione, poi di nuovo a testa bassa a menare le braccia, le bollicine create dai concorrenti aiutano a mantenere la giusta direzione, solo lievi correzioni per non deviare dalla traiettoria ideale.
Scorrono i minuti ed ecco dopo tanto mulinare si arriva alla prima boa, passaggio indenne senza incrociare la traiettoria con gli altri e di nuovo via di ritmo verso la prossima boa, oramai le frequenze si sono stabilizzate e si può porre maggiore attenzione alla traiettoria che va di tanto in tanto corretta causa le correnti presenti, poi di nuovo passaggio alla boa, virata a destra e di fronte in lontananza il gonfiabile rosso.
Ultimo lungo e deciso rettilineo per uscire dall’acqua, contornato da vari concorrenti e sicuro della giusta traiettoria posso finalmente incrementare il ritmo e superare chi mi aveva sopravanzato poco prima, manca poco alla battigia, vedo il fondo avvicinarsi ma cerco di sfruttare fino all’ultima bracciata disponibile prima di alzarmi in piedi ed iniziare a camminare.
L’uscita dall’acqua è sempre un momento critico, gli appoggi sono destabilizzati dal movimento della sabbia bagnata che affonda sotto il nostro peso, neanche il tempo di essere usciti e d il primo pensiero è quello di aprire la muta e farla scendere a giro vita, nel mentre alzo lo sguardo e trovo Mario a bordo tracciato che mi filma e mi incita:
vedo la sua mano protesa verso di me, la cerco e la trovo, un bel “give me five” per mantenere alta la concentrazione e via si va verso la zona cambio correndo a piedi nudi sull’asfalto in mezzo a due ali di folla in festa che incita noi concorrenti…
uno spettacolo indescrivibile…
L’incitamento prosegue per tutto il percorso, poi finalmente svoltando a sinistra si trova il conforto del tappeto rosso, ove i piedi possono trovare conforto e ristoro, le frequenze sono svelte e si giunge a breve in zona cambio dove lunghissimi sono i minuti di preparazione alla frazione bike, non bisogna dimenticare nulla perché 94 km sono lunghi ed insidiosi.
Dopo una piccola incertezza nell’inforcare le scarpette (la prossima volta non devo dimenticare gli elastici!) si parte a pedalare, massima agilità e piano piano si scalano i rapporti per trovare il giusto compromesso, nel frattempo per recuperare subito le energie perse ci si alimenta, questo non va considerato tempo perso…
Anzi!
Ogni dettagli legato alla prestazione è a dir poco fondamentale
Le gambe girano e la salita inizia a rallentare il nostro avanzamento, io mi trovo subito a mio agio con la salita e inizio a recuperare posizioni su posizioni, presto raggiungo anche Marco Raffaeli che questa volta affronta la più dura delle sfide L’Elbaman Full:
mi guarda e mi dice “ciao Ale! Sono Marco! Mi raccomando non esagerare vai con il tuo passo!, io lo saluto e lo ringrazio e proseguo con la mia andatura.
Tutta la frazione bike scorre via con me che recupero molte posizioni, tranne il primo ristoro che salto di slancio, riesco a rifornirmi correttamente e prendere al volo borracce e tranci di banana, inoltre ricorro alla mia personale scorta programmata a lungo a casa.
Finalmente si supera anche Marciana, finisce la salita ed inizia la discesa impervia, nella prima parte riesco ad imporre il mio ritmo e disegnare delle belle traiettorie, successivamente nella seconda parte adotto una tattica più conservativa e lascio andare avanti i più scalmanati che cercano di superare ad ogni costo le autovetture presenti sulla strada.

Il carico sulle gambe è sensibile e nell’ultimo tratto cerco di farle girare senza comprometterle, dopo l’ultimo strappo di Procchio un lungo falsopiano in discesa ci permette di raggiungere velocità ragguardevoli e complice anche la scia di un pullman, giungiamo all’abitato di Marina di campo per effettuare il primo giro di boa.
Tutto d’un tratto, scorgo vicino alla strada dell’albergo dei tifosi molto scalmanati che urlano a squarciagola il mio nome: “vai Ale!!!” in un istante realizzo che tra di loro ci sono Mario e Tito! Li saluto rapidamente e mi preparo ad affrontare l’ingresso al paese.
Di nuovo veniamo circondati fra due ali di folla in festa, ultimo punto critico da superare è la curva a 90 gradi verso destra che immette nella corsia della zona cambio, passaggio deciso e senza indugi, poi si prosegue di nuovo per un secondo e terribile giro, in cui le gambe risentono leggermente dell’affaticamento ma che riescono a girare sempre agili e rotonde.
La concentrazione è sempre ai massimi livelli, ma nel momento di sorpassare un concorrente la voglia di essere solidale è più forte di qualsiasi dettame, un modo per non sentirsi soli durante una gara individuale, così leggendo il nome riportato sul pettorale (esposto sulla schiena nella frazione bike) si incita a gran voce:
Forza Alessandro! Alè Alè Alè…
La risposta nella maggioranza dei casi è un sorriso e un ringraziamento, i più concentrati invece rispondono con un deciso: “ci sono, ci sono!” come a voler testimoniare la voglia di superare questa durissima prova. Oramai il sole è alto nel cielo e l’aria è gradevole, tutto intorno è un tripudio di colori della natura: la vista del mare è qualcosa che toglie il fiato e per un attimo fa dimenticare la fatica e l’impegno muscolare.

Il secondo giro sembra non finire mai, adesso è il momento di fare i conti con lo scorrere del tempo e fare possibili proiezioni sul finale di gara, infine ecco che arriva il momento della salita per Marciana Alta la mente si alleggerisce e i cattivi pensieri fanno spazio ad un sano ottimismo, ovviamente ancora non è finita ma il passaggio all’ultimo ristoro mi da la possibilità di verificare la lucidità che mi rimane prendendo al volo una borraccia e un pezzo di banana tutto con la stessa mano!
Ci risiamo…
Di nuovo l’ultima e terribile picchiata verso Marciana Marina, questa volta condotta totalmente in solitaria, nemmeno una macchina a disturbare le traiettorie sinuose per i tortuosi tornanti, anche la qualità dell’asfalto mette a dura prova gomme e conduzione della bici, per fortuna tutto si risolve in breve e di nuovo ci si ritrova alla curva stretta a destra, passando per il centro abitato e involandosi verso l’ultimo tratto che riporta a Marina di Campo.
Gli attimi di avvicinamento al centro di abitato di Marina di Campo sono carichi di tensione e concentrazione, le gambe non sembrano aver risentito eccessivamente dello sforzo profuso, cerco di rilanciare l’andatura della bici ed in un attimo mi ritrovo ad imboccare l’ultima curva che mi conduce all’ingresso della zona cambio.
La transizione è di nuovo un passaggio delicato dove non fallire i punti cardine, dopo essermi liberato degli accessori da bici, con calma quasi surreale mi infilo i calzini, poi le scarpe e cerco la giusta chiusura dei lacci per avere una sensazione di aderenza massima, poi via! Verso questa ultima frazione.
Adesso ci siamo solamente noi e la Mezza Maratona! Una distanza insidiosa già nella gara secca, figuriamoci al termine di un IronMan 70.3! La parola d’ordine è la cautela, così cerco di sentire i primi appoggi e assaporare le sensazioni che ne derivano, in breve mi ritrovo sul tracciato che attraversa tutto il corso del paese per poi uscire verso il giro di boa alto e ritornare verso il lungo mare in un continuo di cambi direzione e pendenze.
I primi km scorrono via 4’18”, 4’34”, 4’24”, poi piano piano la mia andatura si stabilizza nell’intorno dei 4’40”/km piegato dalla resistenza dei muscoli che iniziano a dare segnali importanti di affaticamento, ogni volta che mi accorgo del segnale cerco di calibrare l’andatura e cercare come dice sempre Forrest: “correre bene e curare l’andatura” non è per niente facile adesso che le risorse energetiche sono al lumicino.
Continuo ad alimentarmi, cerco di non cascare nel tranello della disidratazione, chiudo così il primi giro di 7 km con una buona andatura, il mio passo è deciso e supero concorrenti su concorrenti, solo di tanto in tanto vengo superato da chi ne ha più di me, il mio incitamento è sempre presente perché è fondamentale avere rispetto di chi riesce a gestire al meglio la propria gara e le proprie energie.
Al secondo giro inizio a fissare il mio riferimento visivo che in breve diventerà il mio obiettivo, passo al 10-imo km in 44’50” assolutamente in linea con quanto avevo preventivato anche se adesso l’andatura è più affaticata e meno elastica, quasi alla fine del secondo giro vedo il mio riferimento sempre più vicino, finalmente dopo tanto sperare riesco ad effettuare il sorpasso al giro di boa alto.
Il mio riferimento è affaticato, lo distanzio e mi involo verso gli ultimi 5 km di gara, le gambe continuano a mandarmi segnali negativi ma non sono intenzionato a cedere minimamente, mi concedo alcune pause di camminata per far riposare i muscoli oramai allo stremo, ma quando vengo affiancato da un altro Alessandro che mi dice: “è dura, mi sa che la finiamo così” è un attimo e io riprendo a correre cercando di concludere degnamente la mia frazione.
Il lungomare sembra non finire mai, poi ecco la curva a destra e le transenne, supero di slancio un concorrente che saluta la folla in festa, imbocco il corso in festa, sulla mia sinistra sento una voce familiare: “dai Aleeeee! Allunga allunga!” seguo questo incitamento e mi ritrovo davanti l’arrivo, alzo lo sguardo verso il cronometro e scorgo un bellissimo 6h25’40”, una sensazione di gioia pervade tutto il mio corpo e anche se allo stremo delle energie ho la forza di esultare mentre indosso la tanto attesa medaglia.
Adesso giunge il tempo del ristoro e dei confronti, assieme a Mario facciamo un’attenta analisi della gara e la sue descrizione da spettatore/supporter mi convince di aver realizzato una gara soddisfacente e misurata, di più non era possibile fare, ma l’appuntamento per l’anno prossimo è già nei miei pensieri.
Elbaman…
Un sogno da vivere in prima persona…
Grazie.




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