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Corsa al termine della Notte (Quanto sei bella Roma, pure senza sole)
di Roberto Lombardi, 20/07/2013

Quando “molto mondo dorme ancora”, per citare una canzone degli inossidabili Pooh, quando la notte volge al termine, c’è chi veglia e chi si sveglia per un bisogno profondo.

I secondi  sono i runners, d’estate.
Pochi parlano di quanto sia difficile per chi vuole tenersi in forma e rispettare le tabelle, farlo quando gli oltre trenta gradi incombono nella giornata e con quelli muoiono tutte le velleità di mantenere una degna forma senza rischiare colpi di calore o collassi.

Ecco allora che ci  vengono in soccorso le ore fresche prima del sorgere del sole.
Ma immaginiamo di voler fare un lungo di due ore e di dover cominciare a lavorare alle 7.

Rinunciare?
Giammai! E allora, facendo appello a quella insana passione che motiva dal profondo si punta la sveglia alle 4 del mattino.
Zombi per alcuni minuti, si guadagna la porta di casa dopo una sommaria sciacquata al viso ed essere entrati in qualche modo nei calzoncini, nella maglia e nelle scarpe.

E una volta in strada la magia ha inizio.
Le stelle nel cielo sono ancora visibili e anche la luna sembra scuotere la testa e dire “ ma davvero lo devi fare?” . Un respiro profondo e un tocco leggero per l’inizio al cronometro ci portano verso i passi che in fondo agognavamo  ancora prima di metterci a dormire.

Stavolta dopo pochi metri ho avuto la visione chiave: uno spazzino zoppo che stava svolgendo il suo prezioso lavoro. No, lui non era lì per scelta, per gusto, per passione.

A volte sentirsi fortunati aiuta.
E poi, fortuna delle fortune, mi sono accorto che stavo correndo nel cuore di Roma.
Voglio vedere tutto quello che posso vedere, ho pensato.

Invece la vera esperienza è stata SENTIRE la città pulsare.
Immaginate un fragrante odore di pane fresco che venga a titillarvi le narici, d’improvviso, quando le prime gocce vi imperlano la fronte.

E’ quasi come la carezza della mamma sul pancino, quando c’era un piccolo dolore. Poi immaginate  correre altri 500 metri e essere colpiti dall’intensa dolcezza delle pasticcerie che hanno permesso alle creme in preparazione di far esondare i loro afrori oltre le porte dei laboratori.

Da lì a poco un accidentale siepe di gelsomino  fa sembrare che ci si stia allenando non solo le gambe, ma anche l’olfatto, che sembra ringraziare serenamente. Anche il naso vuole la sua parte?

Passo dopo passo i km si sommano e dopo mezz’ora si vedono le  stelle sempre più pallide e lontane che sembrano guardarvi come spettatori curiosi mentre passate per vicoli e stradine dense della storia umana più semplice, banale, ma profondamente umana.

Piazza di Spagna è bella anche di notte, ma assume una vita sua propria quando in essa, quasi deserta, i soli due innamorati, accoccolati sui gradini si giurano amore eterno.

Piazza Navona vede un gruppo di ragazzi forse stranieri  che chiedendosi una sigaretta e la provenienza geografica, si incontrano e fanno conoscenza parlando un misto di italiano, inglese e spagnolo.

La notte, per loro, sta terminando.
Il nuovo giorno inizia a Campo de’ Fiori, con una signora che sta allestendo il suo banco di frutta, ma contrariata da qualcosa fa sfoggio del suo campionario di parole irriferibili quanto divertenti nella loro popolare sincerità.
Roma è questo: un meraviglioso miscuglio di storia, popolo, cultura.

L’alba è sempre più vicina e in Via Condotti qualcuno ben vestito sembra in uno stato di agitazione psicomotoria innocua. Gli corro a fianco e poco più in là, nei pressi di Fontana di Trevi, vedo un immigrato asiatico che viene pagato per fare la guardia alle bancarelle. E’ stato lì tutta la notte, solo, seduto su una sedia. Da un’altra bancarella coperta da un telo giungono dei rumori. Qualcuno ci è rimasto dentro, usando il “retrobottega” come un giaciglio.

Gli sparuti passanti che ti vedono correre ti guardano con un misto di ammirazione e diffidenza.
Anche loro penseranno che sono in uno stato di agitazione psicomotoria.
E mi viene da ridere.
Più di un’ora che corro.

L’aurora sta facendo posto all’alba. Le stelle dopo l’ultimo applauso che mi hanno fatto sono definitivamente scomparse e il cielo della Città Eterna si colora di una tinta rosacea che si vorrebbe fissare per sempre per quanto dà  un’atmosfera di ulteriore eleganza.

E’ ora di tornare alla base, le gambe sono stanche e felici e il cuore ha ricevuto il giusto stress.

Languori nello stomaco perché è ora di fare colazione e gli ultimi nottambuli, sbadigliando e facendo le loro ultime risate coi loro sodali si avviano ad uccidere la mattina con un lungo sonno.

Buongiorno, nuovo giorno!

Non ho voluto sapere la distanza che ho coperto. Faccio uno stretching leggero e penso alle incombenze in arrivo nelle prossime ore. Non mi fanno paura, adesso.
Sono stato divinamente e tutto quello che serbo è la voglia di un’
altra uscita come questa, mentre vedo il sole spuntare dietro l’Esquilino.

Sento gratitudine per tutta questa bella gente che ho incontrato e che vegliava e a tutti vorrei dire la gioia che dà essere un runner… 
                                              Roberto Lombardi




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