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Lavaredo Ultra Trail: un mix di emozioni
di Paolo Reali, 07/07/2016

Lo scorso fine settimana Cortina d’Ampezzo (Belluno) è stata protagonista di 3 giorni dedicati al trail running con la Cortina Skyrace da 20 Km e 1.000 m D+, la Cortina Trail da 47 Km e 2.650 m D+ e l’attesissima e partecipatissima decima edizione della The North Face® Lavaredo Ultra Trail da 119 Km e 5.850 m D+. Anche io, venerdì 24 giugno alle 23.00 ero tra i 1.500 atleti in trepidante attesa della partenza …
Ogni tanto gli occhi si aprivano per sbirciare il tempo fuori dalla finestra dell’albergo. E’ venerdì pomeriggio. Fuori dalla finestra, lo spettacolo delle Dolomiti. Sono sdraiato a letto, a cercare di riposare in attesa delle 23.00 quando, in Corso Italia sarà dato il via alla gara.
La testa è come un crocevia di una città nelle ore di punta: migliaia di pensieri che si affollano e si accavallano, cercando di avere ognuno la meglio sull’altro. Mi sento un po’ come Dott. Jekyll e Mr.Hyde. Da una parte il mio “lato oscuro” che continua a chiedermi cosa ci faccio lì, cosa penso di fare, cosa voglio dimostrare, ecc ecc. Dall'altro il mio “lato un po' avventuriero” che cerca di consolarmi avvertendomi che è nella mia natura voler provare, curiosare, scoprire me stesso, mettendomi alla prova e quindi è giusto essere lì.
Ormai ci sono abituato a questo lungo, incessante, pressante dialogo interno, ogni gara di trail running, per me, è così. Se all’inizio questo atteggiamento mi spaventava, facendomi cedere alle voci del lato oscuro, con il tempo ho imparato a diventare un ascoltatore di me stesso e lasciarmi scivolare in questo mare di contraddizioni. D’altronde ogni gara di trail running, non importa la lunghezza, è prima di tutto un’avventura con sé stessi. Non si può mai dare nulla per scontato, neanche se si conosce il percorso e lo si è già fatto altre volte. Troppi sono i fattori e gli elementi, le incognite che possono ribaltare la situazione.

La luce sta scendendo ed il pomeriggio inizia a lasciare il posto alla sera. E’ arrivato il momento di prepararsi. Il rituale è più o meno sempre lo stesso: l’abbigliamento e l'attrezzatura sono sparpagliati per tutta la stanza, devo scegliere cosa mettere addosso, quali ricambi infilare nello zaino, controllo maniacalmente il materiale obbligatorio. In vista delle due notti di gara devo anche preparare il sacco da lasciare a Cimebanche dove inserirò tutto il necessario per il secondo giorno. Il passo successivo è avviarsi con la consorte allo Stadio del Ghiaccio per lasciare la sacca e partecipare al pasta party, appositamente allestito per chi partecipa alla LUT 2016.
Questo momento “sociale” è l’ideale per stemperare la tensione: ci si incontra con amici o trailers nuovi e vecchi, si scambiano le proprie sensazioni e si cerca di ridurre, per qualche minuto, la tensione dell’attesa.
Poi l’agitazione risale: è il momento di vestirsi, di prepararsi e avviarsi nella griglia di partenza. La pioggia incalza ma si prevede che smetta nel giro di poco. Corso Italia è gremita; migliaia di persone passeggiano, osservano, chiacchierano, scattano foto (ormai l’uso di smartphone, tablet, ecc è qualcosa di impressionante).
Anche la mia fida compagna ne fa uso e riprenderà dal terrazzo dell’albergo tutta la partenza. Stringiamo i morsi come i cavalli del palio. Sono le 22:30, lo speaker dà i nomi dei top-runner presenti, che sfilano sul “red carpet”, le ultime sul percorso e sul meteo. A circa 10 minuti dalla partenza partono le note di Ennio Morricone, la struggente ‘’Alla ricerca dell’oro’’ a conclusione della quale l’agognata partenza. Il viaggio inizia da qui.

La serata è molto umida per via della pioggia caduta prima in serata, attraversiamo Cortina e ci dirigiamo, su asfalto, verso il sentiero; la mente è concentrata sull'imminente salita. Cerco di tenere il ritmo degli altri per rimanere in mezzo al gruppone, ma poi finita la salita inizia un lungo in tratto in piano dove ci si sfilaccia e ci si allontana uno dall’altro. Mentre corro, guardo avanti e dietro di me ed osservo la scia di luci che si perde nel buio. L’aria si è fatta più fresca e spira anche un leggero venticello considerando che siamo a 2000 m slm. Riesco a illuminare il sentiero quasi a giorno e a vedere gli ostacoli nascosti (sassi, radici, buche, ecc). La discesa verso il Pian de Ra Spines è stretta e tortuosa, e devo andare con cautela ed abituarmi al terreno.
Da qui al primo punto di ristoro (Ospitale, posto a 18 Km dalla partenza), è un susseguirsi di strade sterrate, senza grandi strappi. E’ quasi l’ una di notte e bisogna resistere al sonno incombente. Nel lungo attraversamento della Val Padeon ci sono vari momenti in cui mi sarei lasciato prendere da Morfeo e dalla stanchezza, ma facendomi forza vado avanti e passo dopo passo affrontiamo la lunga e ripida discesa verso il Passo Tre Croci.
Da qui il tracciato prosegue ancora in discesa verso il primo cancello orario, in località Federavecchia. Scendendo di quota si rientra nel bosco percorso è a zig zag. Mi sembra di essere in viaggio da un’eternità, mi consola il fatto che la prima notte sia passata senza problemi. Cerco di convincermi che è adesso, ora che il sole sorge, che inizia la gara, ma la testa mi dice il contrario ed, ogni tanto ho qualche colpo di sonno. Cerco di corricchiare in discesa, è l’alba per fortuna, ho tempo ed arrivo al cancello orario prima della sua chiusura. Pausa, mangio e bevo, faccio un lungo respiro e riprendo .

La ripartenza è una lunga, ma non ripida, salita verso il Rifugio Città di Carpi, un tratto che sembra infinito, anche se è di solo 5 km circa. Le energie vanno e vengono per cui ogni tanto bevo e mangio un pochino, per evitare di trovarmi all'improvviso senza energie, cosa da non sottovalutare. Lo spettacolo delle creste altissime all’alba è a dir poco mozzafiato e rimango per un’attimo stordito da cotanta bellezza. Ad un tornate il tracciato sembra tornare indietro (anzi è proprio così!) perché inizia il lungo ed estenuante traverso che conduce al Lago di Misurina.
Si tratta di un lungo saliscendi che riesco a fare corricchiando, recuperando un po’ di tempo ed incrociando altri partecipanti ma la pioggia, ha reso viscido il terreno e devo superare lunghi tratti di fango insidioso. Finalmente arrivo al lago, situato a 1756 m slm, ove si specchiano il versante sud-ovest delle Tre Cime di Lavaredo, i Cadini, il Sorapìss, il Cristallo: ci troviamo nelle cuore delle Dolomiti Patrimonio UNESCO.
Misurina è famosa in tutto il mondo per il suo particolare microclima e la sua aria pura e balsamica essa, ospita, sola località in Europa assieme a Davos (Svizzera), un centro per la cura e la riabilitazione dalle malattie respiratorie, l’Istituto Pio XII. Un po’ di riprese e qualche chiacchiera. L’obiettivo è ora arrivare al Rifugio Auronzo entro le 10, così da avere il tempo di cambiarsi, mangiare con calma e stare nel cancello orario fissato per le 10:30.
La salita si rivela lunga ed impegnativa, con alcuni ratti ripidi e su roccia viva. Il caldo incombe e dopo una breve corsa su di un pratone sono alla meta. Nel rifugio una breve sosta per assaporare un brodo caldo con pasta (in questi momenti sembra la cosa più buona del mondo!) e si riparte alla volta della Forcella Lavaredo (2.454 m) in compagnia di due ragazze. La vista delle Cime di Lavaredo che costituiscono il simbolo delle Dolomiti Patrimonio UNESCO è impareggiabile: da qui appaiono in tutto il loro splendore la Cima Piccola (2.857 m), la Cima Grande (2.999 m) e la Cima Ovest (2.973 m).
Qui sono state scritte grandi pagine di storia dell’alpinismo antico e moderno, fin dalla prima ascesa alla Cima Grande compiuta il 21 agosto del 1869 dal viennese Paul Grohmann. Altri nomi illustri dell’alpinismo mondiale hanno impresso la loro firma sulle Lavaredo: da Innerkofler a Dulfer, da Comici ai “Sassoni”, fino ad Alexander Huber. Tale gioia per gli occhi, mi distrae dal pensiero di dover affrontare i circa 10 Km di discesa in pieno sole.

Raggiunto il fondovalle, in prossimità del Lago di Landro, inizia un bel tratto in piano dove cerco di riprendere a correre, ma il tentativo dura poco. Guardo l’ora: sono le 13 circa, il cancello è alle 13:30. Sono al limite dl tempo, ma accelerando e stringendo i denti ce la posso fare.
Il tracciato corre lungo la ciclabile che collega Dobbiaco a Cortina: un lungo e noioso falsopiano a lato del torrente Rufiedo. Dall’altro lato della valle, sento arrivare il rombo delle macchine e delle moto. Non può mancare tanto!
Il tutto finisce a Prosecco e salumi offerto dai volontari! Mi dispiace di aver terminato la mia avventura alla The North Face® Lavaredo Ultra Trail qui, speravo di poter fare qualche chilometro in più, anche se ero abbastanza certo che, in queste condizioni, difficilmente sarei arrivato alla fine. Non si può chiedere toppo al fisico; tre ultratrail e una maratona con 1200 m D+ ne giro di un mese è forse troppo. Nelle stesso tempo sono contento perché mi sento bene, non ho dolori e ho superato la notte senza troppi problemi. ma soprattutto ho avuto modo di ammirare panorami unici che mi danno la forza per ripetere l’impresa il prossimo anno. Due parole di ringraziamento in particolare vorrei spenderle per mia moglie Sabrina che mi ha sostenuto e sopportato con le mie "fobie". Queste sono state le mie vittorie personali alla The North Face® Lavaredo Ultra Trail.

Per vedere il video di Paolo clicca QUI




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