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Dedicato a Rosa
di Giovanni Golvelli, 10/10/2008

Giovanni e Rosa (foto di Patrizia De Castro)

Giovanni e Rosa (foto di Patrizia De Castro)

Tutto è cominciato il 6 Gennaio con il “Corri per la Befana”. Erano passati appena ventidue giorni dall’intervento al ginocchio e, pur zoppicando ancora vistosamente, ho deciso di partecipare ugualmente alla corsa di apertura della stagione, che si è tenuta a Cinecittà.

Il bravo Gianfranco Novelli mi ha consigliato di sottopormi ad un periodo di riabilitazione prima di ricominciare a correre. Il nostro amatissimo presidente, invece, mi ha detto che avrebbe preferito evitare di iscrivermi alle gare se prima non fossi guarito, perché altrimenti avrei rischiato di non correre più.

Come risposta gli ho detto che se non avessi corso avrei ripreso a gareggiare a bocce e, conoscendomi, forse avrei addirittura smesso di correre. Preoccupatosi dell’alternativa l’apprensivo Pino, pur di suo malgrado, ha alla fine deciso di accontentarmi.

All’inizio ho gareggiato con enorme difficoltà e la postura anomala mi ha provocato ulteriori problemi al tendine d’Achille, ad entrambi i glutei e anche l’altro ginocchio ha cominciato a darmi problemi.

Testardamente ho deciso di non mollare e di continuare. Verso Marzo, poco prima della Maratona di Roma, ho cominciato ad avvertire i primi miglioramenti. Anche questa volta l’ho spuntata io: più andavo avanti e più mi sentivo bene e ciò mi ha permesso di inanelare ad una serie incredibile di gare.

Basti pensare alle 11 corse disputate in otto giorni nel mese di Giugno e alle 3 gare in un solo giorno: la mattina a Poggio Bustone a Rieti; il pomeriggio la scalata di Pisterzo di Latina e all’arrivo, appena il tempo di prendere una bottiglia d’acqua, senza neanche ritirare il premio di categoria, mi sono infilato l’accappatoio e sono corso in macchina fino a Boville Ernica a Frosinone, con la nostra amata canotta messa ad asciugare dal finestrino della macchina, per poter partecipare alla notturna di “Corri sotto le stelle”.

La “storia” di spostarmi da una corsa all’altra in accappatoio per questioni di tempo si è ripetuta anche in altre occasioni come da Borbona di Rieti del pomeriggio alla serale di Viterbo, etc. Roba che se mi fermavano i carabinieri mi mettevano in qualche casa di cura.

Come non ricordare la domenica che, per prendere parte alla mezza maratona di Collelongo in Abruzzo, sono andato a trovare i miei genitori a Napoli e al rientro ho partecipato alla notturna di Gallinaro a Frosinone, per un totale di 600 km di corsa.

In tutto questo correre non poteva mancare la “signora” autovelox, ma in compenso sono riuscito a disputare ben 21 gare nel solo mese d’Agosto. Ora che sono tornato alla “normalità” della singola gara settimanale, per mancanza delle corse, avverto una stranissima sensazione, come se la stagione agonistica fosse già terminata e, il non gareggiare durante la settimana, mi manca moltissimo.

Tutto ciò ha però i suoi lati positivi, poiché dimostra che non sono né stanco né nauseato di correre e che il mio fisico, nonostante l’età, ha risposto bene al grosso carico che ha dovuto sopportare. Basti pensare che se si escludono i primi due mesi di “zoppicamenti”, la mia stagione è stata tutta in crescendo.

Ora però viene la parte peggiore, poiché in mancanza di gare, mi dovrò allenare una o due volte a settimana e ciò proprio non mi va giù. Personalmente preferisco la competizione, l’agonismo, il correre insieme alle altre persone, il godere della varietà dei paesaggi naturali propri di ogni gara, alla monotonia e alla solitudine dell’allenamento.

Sono convinto che anche gli altri dovrebbero seguire il mio esempio e cioè gareggiare di più ed allenarsi di meno, buttare via il cronometro con il quale si controlla il tempo impiegato nei “lavori”: ma è possibile che si debba lavorare anche al di fuori dell’ufficio? Se si facesse ciò si eviterebbero tanti infortuni, inutili stress e non si arriverebbe alle gare già stanchi e spompati.

Per ottenere tutto questo devo molto al nostro amato presidente e a tutti gli amici della “Podistica” che, durante tutta la stagione, mi hanno costantemente incoraggiato ed esortato.

Il mio più grande ringraziamento va, però, a mia moglie, perché se tutto ciò è stato possibile lo devo soprattutto a lei. Sono, infatti, quasi quarant’anni che, in maniera intelligente, ha assecondato tutte le mie passioni sportive, pur non essendo a sua volta una “sportiva”.

Prima con il calcio, poi con il ciclismo, poi con il ciclo-cross ed infine con le bocce, insieme con mia figlia (non bastavo io ad andare via da casa), sempre in giro per l’Italia senza che lei mi ostacolasse minimamente per tutto il tempo che inevitabilmente toglievo alla famiglia.

Quindi il minimo che possa fare è quello di dedicare a Lei queste mie 100 GARE per la comprensione e l’amore dimostratomi in tutti questi quarant’anni.
Grazie Rosa
Giovanni


Giovanni Golvelli (foto di Patrizia De Castro)

Giovanni Golvelli (foto di Patrizia De Castro)



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