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Lascia o Raddoppia? Raddoppia!
di Roberto Lombardi, 30/12/2012

L’importanza di avere un allenatore parte 3

A conclusione di un anno si fanno i bilanci. Il 2012 per me è stato un ennesimo anno di corse, in tutti i sensi.

La vita di tutti i giorni ci porta a ritmi frenetici e paradossalmente il momento più rilassante è proprio quello della …corsa!

Niente di più nostro, comodo, gestibile, programmabile. Le poche cose necessarie ad un “workout” sono sempre pronte nel bagagliaio dell’automobile. Scarpe, prima di tutto e poi calzini, calzoncini e maglia termica e cappello. Tutto entra in una piccola borsa e il solo fatta di averla a portata di mano da quel senso di euforia e trasgressione. Piccole gioie del runner.

Capitolo a parte sono le gare. Quest’anno poche e buone, causa infortunio. Ma poi quelle poche danno quel senso di sfida che sprona a migliorarci, ogni giorno.

Ma niente è più rinfrancante di sapere di avere Podistica alle spalle. Le spalle grosse del Pres, l’entusiasmo del Pretoriano Forrest e Mr Zac con i suoi commenti sagaci.

Questa incredibile invenzione chiamata Facebook ha creato una vera comunità ed anche se lontani fisicamente si sta sempre vicini nello spirito. La nostra amata Daniela Paciotti mostra la sua vita con la semplicità di un familiare. E questo solo per citare quelli che ho più vicino al cuore.

Ma è di altro che voglio parlare anche per salutare i compagni di squadra dopo un'assenza prolungata.

Voglio parlare del metodo, della costanza dell’allenamento, della disciplina e del necessario sacrificio al quale tutti noi ci sottoponiamo liberamente.

In altri articoli lo avevo già affermato, ma dopo un infortunio diventa un “must”. E’ l’importanza dell’allenatore.

Farsi seguire, umilmente. Accettare di dover imparare a dosare sforzi e riposo.

Essere isolati e correre in solitaria da grandi soddisfazioni. Un inebriante senso di libertà, ma non molto più di questo.

E si arriva al punto in cui si pensa veramente di divenire un runner ramengo, disordinato e testardo. Poi, però, il cronometro parla. Nessun progresso, anzi regresso. Mancanza di obiettivi e le motivazioni “estetiche” sono i complici del diluire gli sforzi. Una stiracchiata sufficienza fisica. Ma le gambe hanno memoria e il cuore chiede il Cielo.

No, amici, qui non si lascia, qui si raddoppia!
Quest’anno per i miei 50 anni mi voglio regalare la mia prima maratona.
Come si dice, gettare il cuore oltre l’ostacolo per andare a riprenderselo più forte,
più puro, più sano.

Questo è un pubblico appello al Big Coach, Mr Fulvio…Prepara le tabelle, amico, un'altra maglia orange va a tagliare altri traguardi!

Roberto Lombardi




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