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XIV^ Edizione dei Campionati del Mondo di Atletica Leggera - Mosca 10 - 18 agosto 2013
di Stefano Severoni, 19/08/2013

Si sono svolti a Mosca dal 10 al 18 agosto i Campionati del Mondo di atletica leggera.

Questa XIV edizione si mostra assai interessante, raccogliendo il maggior numero di nazioni partecipanti ad una rassegna internazionale in una singola sede: 206, rappresentati da 1974 atleti (record anche in questo caso). Ma i moscoviti sembrano poco disposti a trascorrere qualche ora nel Luzhniki Stadium, con la sua pista color azzurro: soprattutto in mattinata lo stadio è quasi vuoto.

La formazione allestita dal DT Massimo Magnani è composta da 57 azzurri: 31 uomini e 26 donne. Gli atleti azzurri hanno apposte le lettere “PM” sulla loro divisa. «Pietro Mennea ha contrassegnato un’epoca con i suoi successi, ed il suo esempio è di straordinaria attualità» ha commentato il presidente FIDAL Alfio Giomi la decisione presa dal Consiglio federale dopo il decesso del campione siculo.

Finora non c’è stata una nazione che abbia monopolizzato la scena.
Alcuni campioni si sono confermati nei loro livelli di eccellenza, come il giamaicano Usain Bolt (100 m uomini), la colombiana Catherine Ibarguen (salto triplo donne), l’etiope Tirunesh Dibaba (10˙000 m donne).

Per i colori azzurri un solo podio, ma degno di rilievo, soprattutto per come è stato raggiunto. Nella prova più lunga femminile, la maratona (km 42,195), nella prima giornata di sabato 10 è stata protagonista sin dagli inizi l’alessandrina Valeria Straneo, 35 anni, già 8a ai Giochi olimpici di Londra 2012. Ha corso decisa e regolare in testa fino al 40° km. Qui è stata superata dalla più titolata keniota Edna Kiplagat, che ha poi chiuso la prova in 2h25’44”. Argento per l’italiana (2h25’58”) e bronzo per la giapponese K. Fukushi (2h27’45”): Di rilievo il sesto posto dell’altra azzurra Emma Quaglia (2h34’16”), con la quale la Straneo ha condiviso gli allenamenti nell’ultima parte della preparazione.

Nella giornata di sabato 10 si è corsa la finale dei 10000 m maschili (senza turni di qualificazione). Era il britannico Mohammed Farah di origini somale, campione olimpico a Londra 2012, a sferrare l’attacco risolutivo ai 450 m dal traguardo, con un ultimo giro in 55”5, lui che in precedenza era riuscito a correre i 1˙500 m in 3’28’81 a Montecarlo. Il britannico ha tagliato il traguardo in 27’21’71 davanti all’etiope I. Jeilan (27’22’23”) ed al keniota P. Tanui (27’22”61). Farah è allenato da Alberto Salazar in Oregon: «Alberto è un grande e da tutto il gruppo sta tirando fuori il meglio. Ma è proprio il gruppo il segreto. Ho compagni come Rupp che in allenamento mi aiutano molto, mi permettano di dare qualcosa di più». Insomma l’atletica leggera è molto di più che uno sport individuale. Più fattori contribuiscono al successo.

Domenica 11, seconda giornata, si è conclusa la gara del decathlon maschile, iniziata il giorno prima, con la prova dei 1˙500 m (quasi quattro giri di pista, dopo ore di gare): ben trentaquattro atleti nella classifica finale. Ashton Eaton, già campione olimpico, si è confermato vero superman, vincendo con 8˙809 punti. Lo statunitense ha preceduto nella classica complessiva delle dieci prove il tedesco Schrader (8˙670 punti) ed il canadese Daman Warner (8˙512 punti). Con quest’alloro l’USA ha vinto sette volte in quattordici edizioni mondiali la prova del decatlhon uomini. Se la gara si è mostrata spettacolare, c’è però da essere concordi con quanto ha sentenziato Eathon: lo stadio Luzhniki «è splendido. Però non c’è nessuno». A lui si uniscono le parole di Christina Schwanitz, argento nel lancio del peso donne: «Solo cinque persone e tre cani hanno assistito alla mia premiazione».

Nella giornata di domenica 11, la Russia ha vinto la prima medaglia d’oro di questi Mondiali moscoviti con il 20enne Alexander Ivanov, sui 20 km di marcia. Il suo tempo 1h20’58”, ovvero una media poco più lenta dei 4’ al km, in una gara in cui più che il crono conta il piazzamento finale. I giudici hanno fatto la loro parte, squalificando il cinese Wang, in testa nella prima parte, ed anche il guatemalteco Barrondo, a 3 km dal traguardo (ginocchio sbloccato), mentre era poco distante dal primo. Per i colori italiani una giornata lontana dai fasti moscoviti di Maurizio Damilano: Giupponi era quattordicesimo (1h23’27”), Rubino ventottesimo (1h25’42”) e Tontodonati quarantaduesimo (1h29’26”); l’azzurro accusava anche un leggero malore appena tagliato il traguardo.

Altra prova attesa era quella dei 100 m maschili di domenica 11. La pioggia battente non è riuscita a frenare il “fenomeno” Usain Bolt. Il giamaicano, ha vendicato Daegu, dove nel 2011 fu squalificato. Qui ha segnato un buon 9’77” e confessato: «Volevo il titolo, non il record». Argento per lo statunitense Justin Gatlin (9’85”), che aveva battuto Bolt a giugno al Golden Gala a Roma. La Giamaica si conferma così superpotenza della velocità, piazzando ben quattro uomini nei primi cinque: terzo Carter (9’95”), quarto Bailey-Cole (9’98”), quinto Ashmeade (9’98”), il più rapido a muoversi dai blocchi di partenza. Finora ai Mondiali Usain ha vinto sei ori e due argenti. Lo attendono la staffetta 4x100 m ed i 200 m. Bolt confessava: «Vorrei essere il primo a scendere sotto i 19”». Il giamaicano si è mostrato “umano”, con meno gesti da divo. Nel pre-gara, quando ha compreso che avrebbe dovuto correre sotto la pioggia, Bolt ha conservato la calma, ha sorriso e scherzato, mimando, sulla linea di partenza, prima di chinarsi sui blocchi, il gesto di chi è costretto ad aprire l’ombrello.

Nella terza giornata di lunedì 12, per i colori azzurri da segnalare la prova dell’italiano Nicola Vizzoni, nel lancio del disco uomini di Il colosso di Pietrasanta, quarantenne, capitano azzurro, alla seconda prova, con m 77,61 ha centrato un onorevole settimo posto. Oro al giovane ed emergente polacco Pawel Fajdek, che ha vinto con la misura di m 81,97, mondiale stagionale.

Nella quarta giornata di martedì 13, alle ore 7.35 italiane (9.35 locali) è partita la gara dei 20 km marcia donne. Oro ed argento alla Russia. La campionessa olimpica di Londra e primatista del mondo, Elena Lashamnova si è confermata al vertice di questa classica disciplina di resistenza, vincendo con 1h27’08”. Ad un chilometro e mezzo dal traguardo ha staccato la connazionale Anisya Kirdiapkyna (1h27’11”), terza al mondiale di Daegu, che qui termina seconda con 1h27’11”. Bronzo alla cinese Hong Liu (1h28’10”). Ottimo il comportamento delle tre azzurre in gara: la piemontese Elisa Rigaudo è stata protagonista sin dalla partenza. Al traguardo ha colto un positivo quinto posto con 1h28’41”. Eleonora Anna Giorgi ed Antonella Palmisano sono rispettivamente decima (1h30’01”) e tredicesima (1h30’50”, primato personale). Il movimento della marcia femminile italiana si mostra vivace.

La quinta giornata di mercoledì 14 è stata un po’ anomala, con gare solo nella mattinata ed un’unica finale, la 50 km di marcia uomini, la più lunga del programma. Il successo all’irlandese Robert Hefferman, 35enne. Per lui il coronamento di una lunga carriera: qui ha vinto e strameritato di vincere, pur ricevendo un ammonimento dei giudici, che non hanno guardato in faccia nessuno in questi brillanti Mondiali moscoviti. Nato il 28 febbraio 1968, irlandese purosangue, nella gara di Mosca si è notato che ha sudato pochissimo, correndo in estremo equilibrio, al massimo delle sue energie, bagnandosi ai ristori il minimo indispensabile, segno di efficiente condizione fisica e fisiologica. Buono il suo tempo 3h37’56” (3h34’14” il record mondiale). Hefferman ha scalato i vertici mondiali dall’anno 2000, con un sesto posto ai Mondiali di Osaka 2007, un quarto posto a Londra 2012, e solamente ottavo a Pechino 2008, ove era molto atteso.
Argento al giovane 21enne russo Mikhal Ryzhon, di corporatura più massiccia rispetto all’irlandese Ha chiuso in 3h38’58”, ossia a poco più di un minuto dal vincitore. Ryzhon è così destinato ad essere protagonista nella marcia nei prossimi anni, già a partire dagli Europei del prossimo anno.
La prova moscovita dell’irlandese ha mostrato ancora che anche chi non è più giovanissimo può ancora dire qualcosa d’importante nell’atletica leggera.
Ma la gara che ha prestato maggiore spettacolo è stata quella del salto in alto uomini di giovedì 15, sesta giornata. Ha vinto l’ucraino Bohdan Bondarenko, che dopo aver superato m 2,41, ha tentato il record del mondo con m 2,46: ha fallito, ma il secondo tentativo non è stato lontano dal successo.

Altra gara da ricordare della sesta giornata di Ferragosto, quella dei 3000 m siepi uomini. Il keniota Ezekeil Kemboi ha centrato il Grande Slam, dopo i successi consecutivi ai Mondiali di Berlino 2009, Daegu 2011 ed alle Olimpiadi di Londra 2012. Kemboi ha piazzato lo spunto irresistibile a 200 m dall’arrivo, vincendo in 8’06”01 davanti all’altro keniota Conseslus Kipruto (8’06”37), giovanissimo ed in progresso nel 2013. Bronzo al francese primatista d’Europa Mahiedine Mekhissi-Benabbad (8’07”86). La prova delle siepi uomini da anni è nel segno dell’Africa, come anche la maratona, prevista per la giornata di sabato 17 agosto, ottava e penultima di gara.

Ed ecco i risultati delle varie discipline e il medagliere:

Risultati e Medagliere Mosca 2013

STEFANO SEVERONI




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