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Ciao Daniel
di David Kevorkian, 26/07/2016

È da quella maledetta sera del 18 luglio che il film della mia vita si è fermato. È come se vedessi tutto in bianco e nero intorno a me e non sentissi nulla se non i miei pensieri, le mie parole, le mie urla.

È da quella maledetta sera del 18 luglio che sotto gli occhi mi sono passati tanti scritti di Daniel. La sua è ... poesia. Io la vedo così.

È da quella maledetta sera che molti amici hanno scritto di lui e per lui parole bellissime, descrivendo quanto lui sia riuscito a toccare i loro cuori con le sue fotografie, la sua arte, il suo essere … Daniel.

Io non sono così bravo. Io non riesco a raccontare chi era Daniel se non … attraverso i miei ricordi. I miei ricordi di Daniel. I miei ricordi di noi due.

Babù, il piccolo Babù! Ai tempi dell'asilo era sempre attaccato a me e ... piangeva spesso chiamando nostro babbo ... Babù! E qualcuno dei nostri vecchi amici si ricorderà pure il volo che Babù fece dall'altalena ... quando la gara era a chi si spingeva più in alto! Che botta!

Al mare vicino a Brindisi, con i cugini grandi Patrizia e Angelo. Ed io che mi lamento ... “ho sete!”. Non scorderò mai la risata complice di Daniel quando i due cugini, dopo aver immerso la borraccia in mare, me la porsero dicendo “dai, bevi ... è fresca!”.

A Natale ... il famoso rossetto di non so quale famosa marca ricevuto in regalo da mia mamma ... e la sua raccomandazione: “ragazzi ... quando eravate piccolini, me ne avete rubato uno ed avete impiastricciato tutto il bagno ... mi raccomando!”. Ed il giorno dopo ... quel fantomatico rossetto ritrovato distrutto e inutilizzabile sul lavandino del bagno. “Non sono stato io!”, mi difesi io. “Nemmeno io!”, si difese Daniel. Il mistero se n'è andato con lui ... io non confesserò mai! E comunque non si tradisce il fratello!

Le occupazioni a scuola ... io a giocare a pallavolo tutto il giorno e lui a far conquiste di ragazze più grandi di lui. Quanta invidia!

E via dicendo. 1000 altri ricordi ... vi annoierei a raccontarli tutti, mentre io continuo a sorridere ripensando a noi due.
Ci bastava uno sguardo e mezza parola per intenderci. Le battute dei film ripetute a memoria, il vernacoliere recitato come fosse un padre nostro, le telefonate silenziose durante le quali ci capivamo senza parlare.

Adesso te ne sei andato. Ma tutto di te rimarrà dentro di me. Tutto. Tu vivrai dentro di me fino all'ultimo dei miei giorni.

Ricordo ancora quando mi bacchettasti severamente perché avevo deciso di correre la mia prima maratona. Ecco. Quella che è iniziata quella maledetta sera del 18 luglio è una maratona. Una maratona lunghissima, che non ha una fine. E come in tutte le maratone, io soffrirò ... potrò anche camminare per alcuni tratti ... mi fermerò con tutti voi, amici, per ristorarmi. Ma non mi ritiro.

Tu, dovunque tu sia, sarai comunque con me. E mi accompagnerai fino all'ultimo metro. E quando alzerò le braccia al cielo, tu mi guarderai con il tuo solito sguardo severo, la tua barba curata, il tuo cappello ed il tuo completo color crema. Mi scatterai una foto e mi dirai quello che mi hai sempre detto: “Vien via, brodo ... tutto questo tempo per fare solo una maratona?”

Ciao Daniel. Mi manchi di già!




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