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Di ritorno dal Brasile
di Giuseppe Coccia, 25/09/2009

Riceviamo e pubblichiamo da Giuseppe Giampaolo, presidente dell'Astra Roma.

Sono tornato recentemente dal Brasile, a due anni di distanza dal primo emozionante
viaggio, con un bagaglio triplicato. Non quello degli indumenti, ovviamente, ma quello della particolare esperienza umana, vissuta e condivisa con alcuni amici (Franco, Simona, Umberto, Antonietta, Silvia) che hanno adottato a distanza bambini brasiliani.

Ci ha condotti Antonio De Carvalho, presidente dell’ACORP Roma (ma anche campione del continente sudamericano, alla fine degli anni Ottanta, nei 10.000 in pista).

Due settimane piene di incontri, spostamenti, visite, conoscenze, feste, che davvero
nessuna agenzia turistica può mai offrire. Rivedere alcuni suggestivi luoghi storici,
visitarne ancora altri, in quella meraviglia naturale del territorio brasiliano, è stato davvero gratificante. Ma il punto centrale di questo viaggio rimane l’arrivo a São José do Goiabal, uno sperduto centro agricolo del Minas Gerais, dove si concretizza l’opera dell’ACORP.

Con Antonio e João (suo fratello, che dirige l’organizzazione sul posto) giriamo nelle strade del paese, visitando alcuni luoghi pubblici (il Centro sanitario, il Consultorio, la Scuola elementare). Entriamo nella quotidianità delle povere case, incontrando le famiglie e i bambini (che crescono e aumentano).



C’è ovunque cordialità sincera, scambio di saluti, semplicità nei gesti. “Mamma perché ridono se non hanno nulla?” domanda Silvia, la bambina del nostro gruppo: è la sintesi intuitiva e intelligente a fronte di un mondo da scoprire.

L’incontro generale avviene la sera dopo, in una grande sala. Le donne sono tutte
sistemate al meglio, con figli di ogni età, che vivacizzano la riunione. E’ uno scambio
intenso e motivato, diretto (e interpretato) da Antonio. Anch’io intervengo con un paio di frasi in portoghese, accolte con entusiasmo. La serata si conclude in allegria, con un appuntamento importante alla festa podistica domenicale che coronerà la fine del nostro viaggio.

Così, dopo aver visto le splendide città barocche dell’Estrada Real, la moderna
Brasilia, la grande metropoli di São Paulo,
è di nuovo il piccolo centro del Minas Gerais che ci vede protagonisti, in una limpida mattinata di agosto.

La partecipazione alla corsa prende forma: ci sono tutti i bambini già incontrati, ma c’è anche un bus di ragazzi e adulti dell’ACORP di João Monlevade, la città vicina più importante. L’organizzazione non è impeccabile ma essenziale: una manifestazione podistica in questa sperduta località è davvero una scommessa.



Corrono i più piccoli, impegnati al massimo, alcuni scalzi. Corrono su una distanza maggiore i ragazzi (anch’essi per lo più scalzi, con le infradito nelle mani) e gli adulti (compresi Antonio e il sottoscritto).

I completi rossi dell’ACORP di Monlevade (donati dal Club RRR di Patrizio Mancini) si confondono con le nostre magliette bianche dell’ASTradacorsa, su cui spiccano i simboli del Comune di Roma (Commissione Sport) e dell’UISP Roma.


Le premiazioni, con classifica assoluta e suddivisa in categorie, proseguono con numerosi premi a sorteggio, a rallegrare la mattinata fino a tardi.
Considerazioni varie affiorano sul mio vissuto atletico (quasi trentennale) nella corsa.
L’attività sportiva podistica è sostanzialmente individuale, perché nessuno può sostituirci nella fatica personale.

Un orizzonte più ampio si apre nell’adesione ad una Società, con nuove possibilità di risultati, riconoscimenti, orgoglio di squadra. Ma la vera conquista, la promozione del nostro impegno fisico e psicologico, la risposta a tanti sforzi soggettivi e associativi è la solidarietà, quando la nostra competizione (con altri e soprattutto con noi stessi) incontra le tante necessarie finalità sociali.

Giuseppe Giampaoli
Presidente dell’AS.TRA. ROMA
http://www.flickr.com/photos/bobo1955/sets/72157622366967496/




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