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Gara di marcia ovvero “Il Trionfo della visione soggettiva”
di Marco Tomassini, 19/07/2014


Tranquilli non è un trattato sul rapporto tra Psiche e Marcia nell’opera di Freud. Volevo solo esporre alcune considerazioni sulla marcia in ambito master a seguito dei Campionati regionali in pista svoltisi allo Stadio della Farnesina il 12/13 luglio.

All’inizio dell’anno agonistico si era già avuto sentore di un cambio di prospettiva nel giudicare i marciatori master da parte dei giudici di gara. Circolavano voci di maggior severità nel giudicare il gesto tecnico. Fino a quel momento tra i giudici non mancavano quelli più severi ma generalmente erano abbastanza tolleranti, anche troppo. Nella mia ingenuità la cosa non mi preoccupava, avevo sempre marciato discretamente bene mentre c’erano atleti che più che marciare si trascinavano, per non parlare di quelli che correvano.
Non avevo tenuto conto della visione soggettiva che unita ad altri fattori ha portato all’uso spropositato di ammonizioni e squalifiche di marciatori nella gara del 13 luglio.

Molti sport sono sottoposti ad una visione soggettiva di chi è incaricato del rispetto dei regolamenti (arbitri, giudici di gara, etc). Chi non ricorda una diatriba su un rigore concesso o negato, una valutazione su un tuffo o su un esercizio di ginnastica artistica o ritmica. All’epoca della guerra fredda, la divisione in blocchi contrapposti era presente anche nello sport e quello olimpico, in buona parte, era controllato dalle federazioni sportive dei paesi del cosiddetto blocco dell’est. Gli appassionati di sport di una certa età ricorderanno i giudizi altissimi che ricevevano gli atleti dell’est nelle specialità dove il peso delle loro federazioni sportive era rilevante (pugilato, ginnastica, tutti, etc).
La marcia, regno incontrastato della visione soggettiva, rientrava in quella categoria e negli anni passati si assisteva spesso a interpretazioni diverse, per cui il giudice russo tendeva a sanzionare gli avversari più pericolosi dei suoi compatrioti e quelli di altri paesi facevano lo stesso. Atleti squalificati addirittura all’ingresso dello stadio con vantaggi enormi sul secondo. Ultimamente la situazione, a mio avviso, è cambiata, alle ultime Olimpiadi e agli ultimi Mondiali gli atleti sono stati correttamente giudicati.

Ma torniamo al marciatore master, quando parliamo di marciatori master, parliamo di atleti che non hanno sponsor (generalmente) che tolgono tempo alla famiglia per una grande passione, per un grande amore per la specialità che è la più bella ed elegante per gesto tecnico e anche la più povera (niente premi in denaro o alimentare, solo una medaglietta e/o coppetta). Nella gara di domenica 13, divisa in due batterie, si è assistito ad un susseguirsi di ammonizioni e successivamente a squalifiche. La prima ammonizione dopo 80 metri dalla partenza ad un atleta del Bancari Romani!!! Dopo 1000 metri si contavano 5 ammoniti, di cui 3 venivano squalificati tra cui io.
Per chi non lo sapesse la squalifica scatta dopo tre ammonizioni e dato che il rosso viene mostrato all’atleta al passaggio al rettilineo d’arrivo, questo significa che la terza ammonizione per gli squalificati è avvenuta dopo 700 metri. Quanto ho raccontato è relativo alla prima batteria dove gareggiavo io, per quanto riguarda la seconda batteria riservata alle donne e agli atleti over 65 si è assistito ad una situazione simile. Si è arrivati a dare due ammonizioni a due atleti over 80, il mitico Sergio Agnoli classe 1926 e l’altrettanto storico atleta Nazzareno Proietti classe 1933. Un altro atleta squalificato mi ha riferito di aver parlato con il Giudice Capo il quale gli avrebbe detto che il motivo della sua squalifica era da addebitarsi ad un non corretto movimento dell’anca, il problema è che del corretto movimento dell’anca non esiste definizione alcuna e quindi non può essere motivo di ammonizione (controllare per credere art. 230 del Regolamento Tecnico Internazionale). Quando detto in precedenza fa il paio con quanto sentito dire da alcuni giudici in altra occasione – se vanno troppo forti significa che corrono – frase riportata da un atleta di mia conoscenza in occasione di un campionato indoor. Intendiamoci la squalifica ci può stare, fa parte del gioco. Chi fa marcia a livello agonistico sa che è un’eventualità da tenere in considerazione. Ma è come si è arrivati ad una squalifica. Possibile che un’atleta che in 5 anni di marcia agonistica non è mai stato squalificato e ha preso pochissime ammonizioni sia diventato un simbolo dell’assoluta mancanza di tecnica tale da prendere 3 ammonizioni in meno di due giri di pista. Possibile che atleti master con una esperienza pluridecennale e con una sfilza di titoli anche a livello mondiale (non sto parlando di me ovviamente) siano diventati improvvisamente degli atleti scorretti finendo con 2 ammonizioni mentre atleti di buona volontà ma con evidenti limiti tecnici siano diventati dei maestri di stile e riescano a finire una gara immacolati o quasi.

Allora mi domando che senso ha allenarsi sotto la pioggia, con il vento, con il freddo, con il caldo asfissiante tutto l’anno, fare esercizi di tecnica, lunghi, medi, ripetute in pista e chi più ne ha più ne metta.
Qualcuno mi ha consigliato di gareggiare di più per farmi conoscere meglio dai giudici. Forse così mi prendono in simpatia? E’ evidente che vogliono uccidere la marcia master, siamo solo un peso per loro, solo un impiccio. Facessero pure, io da oggi sono un ex marciatore agonista.
Continuerò a marciare nelle gare aperte a tutti, ma con le gare di marcia ho chiuso. Da bambino sognavo di fare il marciatore agonista ma forse non era destino.

Prima di chiudere, un applauso al nostro Giovanni Sebastiani, Campione Regionale di marcia SM50.

Marco Tomassini ex marciatore agonista



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La Podistica Solidarietà, pur rispettando il pensiero dell’atleta, ricorda che si tratta di considerazioni a titolo personale e che la pubblicazione di tali considerazioni non implica l’avallo di quanto esposto.


Gara: Campionati Regionali individuali Master su pista (12/07/2014)

SCHEDA GARA



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