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Alba Race: fatta!!!
di Viviana Maura Vitale, 02/06/2018

Erano le 4.30 al semaforo davanti Caracalla. C’erano due auto. La mia e una vecchia punto verde militare. Dentro due runner, anche loro con i loro colori sociali, verde. E noi due arancioni. Io e la mia amica, che quando è scesa da casa alle 4.15 ha detto che aveva appena finito di vedere un film, che aveva dormito 4 ore e poi si era svegliata. La mia adrenalina era entrata in funzione alle 2.50 e avevo fatto la cotoletta nel letto ancora per un’ora.
Io mi sono messa anche il rossetto alle 4.30. Perché la follia deve arrivare fino in fondo. Anche le macchine potevano correre felici e in un lampo seguendo i fari che spuntavano da ogni dove sul lungotevere siamo arrivate davanti allo stadio dei marmi.
Le macchie arancioni erano quelle del solito leopardo che si presenta alle gare. Ce ne sono tante, sparse. Sappiamo di far parte dello stesso animale. E come sempre, quando sono riuscita a raggiungere il primo bagno chimico... fotooooo fotoooo. Una tradizione per me. Ma ci riesco (sappiatelo eh!). Foto senza il fotografo: Maurizio dormi eh! Sono intervenuti perfino due fotografi “abusivi“, che non avrebbero mai avuto l’onore di fotografare l’animale arancione prima di una gara... hip hip urrà... ammazza quanto strilliamo pure alle 5 del mattino.

In ordine sparso ci riscaldiamo. Inizio a riconoscere gli orange. Ecco la triatleta, elegantissima nella sua corsa, bella e sorridente, ecco quella che l’anno scorso ha fatto il passatore (chissà quest’anno?). Nel Gazebo le chiesi se potevo toccarla... ma come si fanno 100 km? Ecco la regina dei selfie, simpaticissima orange attiva sui social, ecco l’amico che mi fa fare la lepre, ecco il mio coach che per tutto il percorso ho immaginato che fosse dietro di me a dirmi: guai a te se molli.
Si parte tutti appiccicati, il sole è appena sorto e i bellissimi atleti di marmo restano dietro di noi a guardare il centro dello stadio. La strada è stretta, ci vorrà un po’ prima di avere uno spazio per correre in pace. Ma che pace, un invasato corre come se fosse su una scacchiera a fare il cavallo e sorpassa qua e là, al limite della sicurezza. Mi è scappato un: ma dove devi andare? Mi ha guardata male. Poi arriva il mio incubo. Le donne con il lato b diciamo abbondante. Ecco io posso essere sorpassata da chiunque. Trovo sempre una ragione: è uomo, è giovane, è allenata, è quel che sia... ma le atlete con il lato b abbondante mi urtano i nervi. Lo so che la velocità non dipende da quello. Ho visto ragazze abbondanti darmi due piste! Ma ogni volta mi vengono i nervi. E, prima mi deprimo e poi accelero.

Quanto correte aho! So’ le 5,45! Ecco che davanti a me c’è quella che chiamo la Runner ballerina. Per quanto vada veloce, solleva le gambe leggermente oblique e sposta il corpo a destra e a sinistra . Ti presenterei un paio di allenatori... poi c’è l'atleta forse per caso che non so con quale coraggio si porta sui piedi circa 100 chili. Di solito parte sparato, quasi mi supera nei primi tre chilometri, poi lo trovo ansimante che gronda sudore da tutti i pori e cammina lento (Voi veloci non le vedete ste cose eh?!). Poi ci sono le amiche che discutono e si arrabbiano solo che oggi ero meno lenta e non ho sentito cosa dicessero. Però ero colpita dalle loro magliette: Sabaudia, Tivoli, Monterotondo... e a che ora vi siete svegliate?
Poi c’è il cane. Perché c’è sempre un cane in gara? Io amo gli animali ma io non vado ai loro concorsi di bellezza o di abilità! Mi fa terrore il guinzaglio. Penso che potrei inciampare e sfracellarmi. Poi c’è quello che è arrivato e torna indietro a recuperare qualche amico. Ecco quello lo vorrei prendere a schiaffi... porta rispetto no?!! Io sto ancora qua! Nelle gare vere tornano indietro con la medaglia al collo e la bottiglietta di acqua in mano: daje che è finita- ti dicono... acc...

Le macchie orange sparse qua e là sono sempre solidali. Noi della retroguardia ci salutiamo e c’è una certa galanteria: gli uomini ti passano vicino e ti dicono: forza orange! A parte uno che ricordo a Villa borghese che quando mi vide: abbassa quel mento, allarga le braccia e daje no? Che te stai a fa’ la passeggiata? Vai va...!
Correvano tutti come fossero le 10 del mattino di domenica. Correvamo e pure la sicurezza era solidale. C’era una signora molto avanti con gli anni truccata e pettinata alla perfezione... come non capirla! Curioso calpestare i quadrati fuori dallo stadio con su scritto Tomba, Abbagnale... non mettevo mai i piedi sul nome... mi faceva strano.
Stadio Mennea. Che bella storia la sua. E poi la meta. Lo Stadio Olimpico. Che fico! I grandi schermi, il bellissimo prato, gli spalti. Nel tunnel che porta alla pista qualcuno non ha trattenuto l’inno della sua squadra e nonostante i 6 km, il fiato c’è stato per molti per cantare. Sento lo speaker che dice: la Podistica Solidarietà anche questa volta è la più numerosa! In tutte le gare sono sempre presenti e più di tutti! Ma come fate? Ecco il traguardo, c’è il coach che aveva promesso che ci sarebbe stato. Controllo l’andatura. Veloce no, ma almeno elegante. Mi da il cinque e sorride. Mi ha massacrata ma gli effetti si vedono. Il mio cuore ringrazia. Le macchie dell’animale si raggiungono e siamo di nuovo insieme sul prato e sorridiamo. Perché il runner quando ha finito di correre è felice. Lo sballo del corridore comincia quando la corsa finisce. Un po’ drogati, un po’ felici, un po’ sudati ci stringiamo per la foto finale. Non è più l’alba. È un altro giorno. Il nostro motore si chiama passione e ci porta dovunque.
Anche di notte.


Gara: Alba Race (30/05/2018)

SCHEDA GARA



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