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Riga ... farsi dare del tu
di Matteo Saullo, 18/05/2014

La meritata medaglia per Matteo

La meritata medaglia per Matteo

Correre una maratona, o in questo caso una mezza maratona, in una città straniera, è come farsi dare del tu: la città si apre a te come meglio non potrebbe, ti regala scorci , sensazioni, scenari, che solo attraverso una corsa riesci ad ammirare .
Domenica, Riga, mi ha dato del tu, mi ha permesso di farsi vedere nella sua intimità, è stato bello correrla, è stato bello poterla vedere sotto un punto di vista diverso, unico.

La gara è stata particolare, decido con la scusa di questa affascinante mezza di partire in compagnia di mio padre per un fine settimana di riposo.
Arriviamo nella capitale Lettone il venerdì sera, dopo un’ottima cena vicino l’albergo, stanchi del viaggio di andata, siamo già a letto, pronti a ricaricarci per il giorno dopo. La mattina seguente ci dirigiamo verso il village della maratona, ritiro il mio pettorale, solito giro tra stand di integratori e di marche sportive e di nuovo in strada alla scoperta della città. La giornata passa via veloce, tra una sosta in un bar e una visita in un museo, c’è la notte della cultura e fino a tarda sera onde di turisti e maratoneti affollano i siti di maggiore interesse della città.

La mattina della gara sono carico come al solito, mi sono allenato poco in settimana, ma non sono preoccupato, sistemo tutto il materiale per i miei 21 km, e sono pronto. La partenza è lungo le sponde del fiume cittadino, a poche centinaia di metri da quello che sarà l’arrivo. In contemporanea con la mezza c’è anche la maratona, che a differenza di chi come me corre 21 km, farà percorrere circa due volte lo stesso giro con piccole deviazioni qua e la.
Alle 08:30, mai così presto, viene sparato la start. Siamo tanti, non troppi, ma è comunque un bel vedere di colori che rallegrano una mattinata nuvolosa, ma calda. I primi km sono all’interno di un biscotto lungo le vie adiacenti al porto, poi al km 4 si passa sul ponte più famoso della città, simbolo di Riga, il Vansu Bridge. Il passaggio non è dei più facili visto che per arrivarci c’è una salita di circa 400 metri che sembra leggera ma non finisce più, una volta passato il ponte, si arriva nella zona di Kipsala all’interno di un parco cittadino. Qui percorriamo circa quattro km per poi ritornare ancora sul famoso ponte in direzione opposta.
Io mi sento bene, non voglio spingere troppo sull’acceleratore, sento che le gambe sono pesanti e non siamo neanche a metà della gara. Alla fine del ponte passiamo il decimo, sono leggermente sopra l’ora, va bene, non ho pretese di tempo voglio solo divertirmi e così sto facendo. Il percorso da qui, dopo una leggera discesa si snoda nelle vie adiacenti alla città vecchia e poi lungo un viale che porta verso la zona commerciale. Intorno al tredicesimo ritorniamo indietro e ci dirigiamo verso il centro storico. Il passaggio lungo le vie della città vecchia è difficoltoso, le stradine sono strette e la pavimentazione non aiuta a tenere un passo costante.
Al km 15 circa torniamo lungo le sponde del fiume, siamo vicini all’arrivo, sento le voci dello speaker, ma giro dalla parte opposta, mancano ancora circa sei km e dobbiamo fare, in entrambi i sensi di marcia, il lungo viale sulle sponde del Daugava. Purtroppo questo mi condiziona, vedere dalla parte opposta alla mia altri maratoneti che corrono verso il traguardo e soprattutto, non riuscire a capire quanto manca all’inversione di marcia, rende tutto più pesante. Il percorso è fatto di leggeri sali e scendi, fa caldo e sento di non avere più benzina nelle gambe. Finalmente verso il diciottesimo kilometro giro, so che manca poco, cerco di stringere i denti e di gestire le forze. Tre km sono pur sempre tre km e non devo commettere errori proprio ora.
Mi rendo conto che il tempo ormai è tanto, troppo, va beh non m’interessa più di tanto, faccio amicizia con una coppia di Ancona, gli ultimi metri scorrono senza problemi e alla fine fermo il Garmin in 2:09:13, quasi il mio peggior tempo.

Le considerazione sono tante, quelle positive è di certo il fatto di aver corso una gara in una città affascinate e dal sapore medioevale che in un modo o nell’altro riesce ad entrarti dentro. I lati negativi sono nella partecipazione del pubblico nel percorso. Le persone incontrare lungo il tragitto non sono sembrate per niente partecipative, poche grida d’incitamento, se non quelle dei nostri accompagnatori, di solito all’estero la cosa che mi colpisce più di ogni altra è la gente lungo il percorso, l’accoglienza della città, i lettoni in questo senso sono più simili a noi italiani, purtroppo. Per quanto riguarda il percorso, troppi cambi di direzione, ne ho contati circa quindici, era impossibile mantenere un ritmo costante e poi ben tre passaggi fatti sia in verso che nell’altro, cosa che almeno personalmente ho sofferto tanto. Nel complesso però sono stato contento di correre questa Nordea Riga Marathon, certo non è la gara ideale per fare il tempo, ma è un ottima “scusa” per visitare una bella città e passare un fine settimana facendo quello che più amiamo, correre.


La città vecchia

La città vecchia

Gara: Riga Half Marathon (18/05/2014)

SCHEDA GARA



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