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I 100 km tanto attesi...
di Fabio Settimo Pasquale De Gregorio, 09/06/2016

La 100km del Passatore è la ultramaratona per eccellenza.

Leggendo su internet, qualcuno l'ha definita "L'Olimpiade della fatica" o anche della "follia". Fatto sta che questa "fatica" che si corre da Firenze a Faenza, non è una gara qualsiasi. La dice lunga l'orario di partenza, si parte alle 3 del pomeriggio dal centro di Firenze, l'ultimo sabato di maggio, che fa caldo, un caldo bestiale e si sale, si sale fino al passo della Colla, a 913 m dopo circa 50 km . Qui i gradi scendono e arriva la notte, una lunga notte dove inizi ad affrontare la lunga discesa, alcuni falsi piani e poi gli ultimi km di centro abitato, fino alla piazza del Popolo a Faenza.

Il traguardo. Il miraggio. Il sogno di tutti quelli che come me ci provano e che terminano la corsa nel cuore della notte, o all'alba o alle prime ore del mattino.
La cosa che però rende unica questa gara è la distanza 100 km. E poi c'è l'ambiente, l'appennino tosco-emiliano. Paesaggi rimasti intatti dalla costruzione selvaggia, dove assapori una vegetazione rigogliosa di bosco e tanta lussureggiante natura. Ho letto che c'è ancora un trenino che piano piano risale i boschi e si inerpica tra questi paesi, da Firenze a Faenza. Deve essere bello poter salire sul quel trenino e visitare un Italia ancora intatta.

Più che una gara podistica il Passatore è un viaggio. Un viaggio fuori e dentro sé. Che condividi con tante persone che incontri lungo la strada, che magari non rincontrerai mai più. Ma che vivi soprattutto, passo dopo passo, dentro di te, nella fatica, cercando le risorse per arrivare fino in fondo.
In questa non vince solo chi taglia per primo il traguardo, ma in un certo senso, vincono tutti quelli che riescono ad arrivare a Faenza. Ognuno vince la propria personale sfida. Si parte. Ma nessuno può sapere come andrà fino in fondo. E questo è il bello.

Quest'anno c'ero anche io al Passatore, sono partito e infine, soffrendo e gioendo , sono arrivato in fondo. Era una gara che volevo fare. Ho già scritto delle mie paure ad affrontare questa gara, paura delle salite, ho parlato di paura e coraggio e sono state proprio queste emozioni che mi hanno portato a concludere questa mia sfida personale. Eppure, questo viaggio dannato e magico nei luoghi del cosiddetto Passatore, mi ha affascinato da come ne ho scoperto l'esistenza. Spesso mi sono trovato ad ascoltare i racconti di chi l'aveva già fatta con una sorta di favola incantata. Questa gara la dovevo fare per me e anche per chi mi ne aveva bisogno, mi ero ripromesso il giorno prima della gara che arrivato al punto più alto avrei pregato per alcune persone che si trovano in difficoltà , l'ho fatto. Era come se in questo punto potessi mettermi in contatto diretto con chi da lassù vede e provvede, volevo in qualche modo onorare questa loro fatica, con la mia di fatica e questo mi sembrava il miglior modo per farlo.

Ecco finalmente il giorno della gara, partenza da Roma con la carissima e dolcissima Roberta (staffettista nel progetto Cammino per la Vita). Ci accompagna il marito Alberto. Arrivati in Piazza della Repubblica a Firenze il gruppo della Podistica man mano si compatta in un unico colore ormai noto a tutti "Orange" .
In questa occasione ho avuto modo anche di incontrare un mio carissimo amico di Infanzia Francesco Conte, grandissimo atleta, molto forte, il quale mi ha dispensato qualche consiglio, avendola già fatta l'anno precedente.

I saluti, la foto di gruppo, la foto con il Passatore e poi tutti verso il punto di partenza…determinato per arrivare in fondo, ma anche un po' spaventato.
Questo il film della mia gara.

Fa un caldo boia. Il meteo segna 30 gradi all'ombra, al sole non oso immaginare. Sicuramente non il massimo per correre.

Parto piano, prudente, come più o meno tutti. Ma sarà per il caldo o per la paura o per tutte le due cose messe assieme ,ma mi sembra di non riuscire a ingranare. Faccio fatica. Da subito. Comincio a correre accanto agli amici che di volta in volta incontro anche se so che questo sarà il mio viaggio in solitaria.

Al cartello del km 5 ho la prima crisi. Psicologica, più che altro. Realizzo che sto facendo tanta fatica e sono solo al km 5 con una sete mostruosa. Mi sento tutta la bocca arsa e ne mancano ancora 95. Cerco di lasciare da parte questi pensieri e continuo, passo dopo passo. Dopo un po' ci prendo gusto e comincio a correre bene. Nel frattempo ad un ristoro chiedo una bottiglietta di plastica e di volta in volta riempio di acqua per far fronte alla sete. Ora posso correre, correre di spinta. Non è che non faccia fatica, ma così in agilità la strada diventa più lieve. Con alcuni della Podistica ci prendiamo e ci lasciamo. Con alcuni passiamo assieme sotto lo striscione del km 32 a braccia alzate a Borgo San Lorenzo. Sono a meno di un terzo del Passatore, quasi una maratona già fatta. Ma è meglio non pensarci. Dopo il paese comincia una lunga salita. La prendo di passo veloce, senza fermarmi. Non voglio scoppiare. Così continuo a correre fino a quando riesco, ascoltando il corpo e le sensazioni che dà.

Dopo il km 40 comincia la salita che porta al passo della Colla. Ho letto essere a 913 m slm. Il mio obiettivo è arrivare in fondo, passando la notte. La mia vittoria, mi dico, sarà riuscire a vedere l'alba attraversando tutta la notte. So già che questi 10 km li farò di passo. Tanti consigli di amici mi avevano avvisato di farla piano, camminando, anche perché correre la salita della Colla ti dà una sensazione di impotenza. Ora cammino veloce, mi sento tranquillo, cercando di godere per tutte le sensazioni che si affacciano e le persone che incontro. Incontro un ragazzo di Napoli e con lui affrontiamo con passo sostenuto questi km di salita che portano su.

Facciamo assieme i 10 km di salita., raccontandoci le nostre vite. Arrivo alla Colla, al km 50, prima delle 10 di sera. Il mio compagno di salita mi dice che sono passate 6 ore e 41 minuti dalla partenza. Mi fermo per cambiarmi. L'alba è ancora lontana. Mancano "solo" 50 km. E la gara - dicono quelli che l'hanno fatta tante volte - comincia da qui. Continuo da solo. La luce in testa a illuminare il buio. Ora si corre in discesa. E si corre da soli, ostinatamente. In un punto in cui mi sento solo dico le preghiere, mi sento commosso per me e per chi le ho dette. Continuo a correre piano passo dopo passo. Al km 60 per prudenza mi fermo e riposo qualche minuto prima di ripartire. La discesa inarrestabile continua fino a Marradi.

L'andatura comincia a diminuire e i dolori muscolari a farsi sentire. Le gambe pesanti come marmo. Nella corsa, come nella vita, nessuno ti regala niente. C'è poco da fare, devi compensare con il resto: il cuore, la testa. Così faccio.

Transito al km 70, ancora in linea con il mio obiettivo personale (che ti fai nella testa, ma che poi applicare alle gambe quando sei in strada non è esattamente la stessa cosa!) di arrivare in 15 ore circa, mancano solo 30 km. Non ci voglio pensare. Penso solo a contare i ristori, a darmi obiettivi a breve scadenza, al 75 km le gambe marmoree ed i piedi reclamano riposo. Fortunatamente al ristoro fanno i massaggi, entro e non c'è nessuno n fila, così mi ricevono subito e dopo 20 minuti circa sono di nuovo in strada a continuare la mia corsa.

Gli ultimi 25 km sono un calvario perché, mi fanno male i piedi, non riesco più a camminare. Per fortuna posso solo correre per evitare i dolori e allora che fai? ecco la gara è cominciata qui. La mia personale gara della fatica. Corro, cerco di farlo velocemente. Mi aiuta, e non poco in questo il paesaggio, l'isolarmi per quasi 22 km pensando solo ad arrivare. Guardo la linea bianca attaccata al guard rail per tutti questi km, mi aiuta a non sbandare a continuare dritto per la mia inarrestabile corsa verso Faenza. se mi fermo ho la sensazione di non riuscire più a poggiare il piede. E così continuo a correre in maniera storta. Non so come spiegare. Voglio arrivare. Non ne voglio sapere di fermarmi. Nella mia testa ormai ho un chiodo fisso: arrivare il prima possibile.

Ho avuto voglia di lasciare perdere tante e tante volte ma vado avanti, anche grazie all' obiettivo che mi ero dato… portarla a termine, a prescindere da tutto e tutti. sotto il piede destro sento tirare, scopro solo dopo all’arrivo essere vesciche. Le caviglie reclamano stop....ma devo arrivare. L'alba è arrivata. Non ho cognizione del totale di quanto ho corso Avevo Messo l'orologio attivo quando mancavano gli ultimi 30 km a darmi il cadenzare degli stessi...il count down. Ecco, mancano solo 5 di km. Ora sono alla ricerca della mia forza interiore, eccola c'è ed è tanta, corro come posso, ma corro, non mi devo fermare. Negli ultimi due km ormai è alba. Incontro un ragazzo di Oristano in crisi per la fatica, l'ho incito a continuare . Abbiamo percorso assieme gli ultimi due km fino a Faenza.

L'ultimo chilometro, inizio a tirare e dentro di me dico come è possibile avercene ancora. Adesso lo so: era la mia forza di volontà. Attraverso il traguardo in 14 ore e 32 minuti. Una grande emozione mi invade totalmente. Le lacrime scendono e sono di gioia tanta gioia…..

Non pensavo di portare a termine questa impresa, ma ora so, che volere è potere...."volli fortemente volli" .
Ho vinto la mia corsa, per me e per tutti quelli che hanno creduto che potessi farcela.


Grazie in particolare modo a tutti gli amici della Podistica che mi sono stati vicini prima, durante e dopo la gara, Vi ringrazio uno ad uno. Un grazie va soprattutto a Marco Taddei che nei mesi precedenti la gara ha saputo darmi ottimi consigli che ho potuto mettere in campo.

Un caro amico, che ha già fatto questa gara diverse volte, mi ha detto che sarei arrivato esausto, quasi ai limiti della vita...."ma arrivare ti darà un'energia che durerà per tutto il prossimo anno".

Per il momento io dico accontentiamoci di questa prima volta.

De Gregorio Fabio


Fabio De Gregorio

Fabio De Gregorio

Gara: 100 Km del Passatore (28/05/2016)

SCHEDA GARA



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