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Diario di una new entry
di Maria Teresa Fiorentino, 23/01/2007

Per te atleta.

6.30: mi alzo. 6.35:colazione e doccia.
7.05.Mi vesto e porto giù Mel..
7.57 :prendo il treno, poi la metro poi il treno ed eccomi:Stadio Paolo Rosi. Il cielo è grigio.

La mia bandana non si intona con l’arancione della canottiera che sbatte sul mio viso.

Ho la pressione bassa. I bagni puzzano. Mi spoglio della tuta.
Cerco di appuntare il pettorale. Chiedo a Pino qualche spilla che chiudo bene, nel punzecchiante ricordo di antiche sfilate. Sono pigra e soffro il freddo, ma una cosa buona c’è: qui non fa freddo.

Per te che sai di freddo,
di calore,


h.10.00: penso… visto che si parte ed io non ho cronometro, né orologio(mi ricordano tempi mal programmati di torte bruciate) .
Mi avvio in mezzo ad una folla munita di cronometri cinguettanti e di muscoli poderosi alle gambe.
La corsa di Miguel. Voglio godermi i ponti di Roma e quest’aria mite.
Inizio piano, memore degli insegnamenti del caro Sergio e per tre chilometri va bene, al quinto penso che inizio a sentirmi stanca e che forse è il caso di tornare…a piedi…camminando.

di trionfi e di sconfitte,
che no, non lo sono.


Ma forse faccio prima se continuo a correre. Rallento indecisa e tra gli squarci del mio grigio vedo un’arancione che mi dice “Alé Podistica alè”.Gli sorrido e riprendo l’andatura il grigio un po’ si smorza e penso a Miguel.
A Miguel, alla sua mela prima della corsa, alle sue poesie, alle sue gare, al fatto che tutta questa folla è qui per lui.

Per te che hai molti amici,
molti nonni,
l’allegria adulta,
il sorriso dei bambini.


E poi penso al dolore di chi non ha potuto riabbracciarlo e penso che io corro da tre anni sconfiggendo pigrizia e freddo, forse per scendere a patti con il mio, di dolore, con quello che si è insinuato dentro da quando una lama ha portato Armando lontano dai miei abbracci.

Per te che non sai né di gelo né di sole,
né di pioggia, né di rancori,
per te
che traversasti paesi e città,
unendo Stati nel tuo andare


Ignoro l’ora, ed ecco di nuovo un “Alè podistica alè”, non rispondo all’arancione che mi incita, ma po’ gli sto dietro. E mi piace sentire il mio sudore, l’idea di unire questi ponti insieme al passo e al respiro di chi mi circonda.
Penso che aveva ragione il Pirata quando mi disse”vedrai, fanno bene gli incitamenti della squadra”. Arrivo in pista e cedo il chip.
Mentre bevo il the cerco i ragazzi dell’ “Alè podistica alè” ma non li trovo, saranno arrivati anni luce fa e lo stend è già smontato.

C’è Sergio, il campione a cui nemmeno l’ernia fa attaccare le scarpe al chiodo, che mi dice “A’ Maria Terè, l’arancione te sta proprio bene!”
“Hai ragione” rispondo e me lo sbaciucchio un po’.

Per te atleta
Che disprezzi la guerra e sogni la PACE.


Gara: La Corsa di Miguel (21/01/2007)

SCHEDA GARA



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