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...quella primitiva, purissima e innata gioia di correre!
di , 11/01/2011

Giovanni Golvelli e Antonio Cacchioni

Giovanni Golvelli e Antonio Cacchioni

Si lo so che dopo la corsa della befana di appena 3 giorni fa era moooolto più saggio starsene tranquilli… e lo so che dovevo andare pianino e non farmi prendere dall’entusiasmo come al solito. Ma stanotte ho persino sognato di correre: sentivo in sogno le gambe velocissime sull’erba. Ed io non sono saggia e sono un’entusiasta quindi è stato inevitabile: ho partecipato alla 10 km di Vallelunga!

Sinceramente correre in un autodromo era un’esperienza che mi incuriosiva ma non avrei mai immaginato fosse così avvincente… colpevole dell’avventura il mitico Giancarlo, appassionato di motori oltre che di corsa: non potevo non fargli prendere la sua Lotus d’epoca per raggiungere l’autodromo e fare a piedi il giro della pista!!!

La prima cosa che ci ha accolto è stata la nebbia. Sole partendo da Roma, splendido il panorama sulla Cassia, da road movie “podistico”, e poi… più nulla! Una nebbiolina bianca e bassa copriva persino il cartello che annunciava il nostro arrivo all’autodromo. Cerchiamo i nostri compagni, rapido cambio, rapido riscaldamento e siamo pronti a partire.

Oggi mi risparmio, prometto. E in effetti affrontare una gara come una “gita”, una tappa intermedia in un allenamento con un altro obiettivo (Roma Ostia speriamo!) mi permette di godere di aspetti che normalmente non mi concederei di percepire… ho nelle orecchie Pat Metheney, “last train home” per farmi compagnia, dato che “quelli seri” sono avanti e io farò questi 10 km da sola.

Il primo passo, e poi l’altro, e via scivolo in un ritiro quasi autistico favorito dalla sapiente chitarra di Pat, respiro e alzo lo sguardo, la nebbia è ancora bassa e siamo partiti con il riflesso del sole in faccia, il che rende la cosa piuttosto magica: una serie di sagome saltellanti controluce, ognuno con il suo passo, ognuno con il suo obiettivo, un pensiero per ciascuno… e io che mi guardo intorno. Se ho capito bene siamo 600 oggi. Ma non sono sicura, non ci ho fatto caso.

Il colore dominante è un azzurrino anestetico e sonnolento che presto verrà sciolto da questa tiepida giornata invernale. Ma guarda tu dove sono finita… lo sapete che sulle curve di Vallelunga la strada si inclina e cambia di pendenza? Sarà buono per le auto ma con le scarpe da corsa stranisce un po’! Lo so, sono io l’ospite oggi…

A poco a poco il gruppo si sgrana, un lungo serpentone di podisti che procede lento sulle curve della pista, è buffo il fatto che la forma del percorso permetta di tenere sotto controllo la propria posizione nel gruppo dei partecipanti… a colpo d’occhio si coglie in quale parte del serpentone ci si trova, e io come sempre mi esalto guardando il passo leggero dei primi, che volano avanti e sono già diverse curve più in là, ma l’ammirazione profonda la provo per gli ultimi, gente affaticata che non molla, magari signore determinatissime, o persone che hanno appena deciso di dare una svolta alla loro vita e hanno scelto un’attività sportiva, oppure semplicemente tanti che amano correre non per arrivare tra i primi ma per la primitiva e purissima gioia di farlo.

Negli spogliatoi ho incontrato una signora che mi ha regalato un esempio di vita: 60 anni, di cui gli ultimi 30 dedicati alla corsa, mi ha raccontato di non aver mai smesso di infilarsi le scarpe da running nemmeno da quando le è toccato affrontare grossi guai di vita e di salute. L’ho ringraziata per le sue parole e per il suo incoraggiamento (“tu che sei giovane però devi fare un buon tempo!” mi ha sgridato quando le ho detto che oggi non avevo grandi obiettivi) e mi sono avviata alla partenza. La sto incrociando proprio ora mentre faccio questi pensieri, nelle curve del percorso che si intersecano, va pianino per la sua strada ed ha un bel modo di guardarsi intorno. Ci sorridiamo, mi fa cenno di incoraggiamento, ci siamo riconosciute.

Il percorso non è proprio pianeggiante. Non so mai riconoscere i falsipiani, sento le gambe pesanti e mi spavento, dico “ecco qua, sto per scoppiare” è il mio pensiero tipico al 7° km nei 10, al 18° nella mezza. La paura di non farcela, di non essermi gestita bene. Eppure oggi non sono affatto al limite, non dovrei sentirmi così! Infatti è solo un falsopiano in salita, tutto sotto controllo, poi ci sarà una discesa, manca poco e il sole si è alzato, la mia playlist mi ha fatto compagnia tra Marilyn Manson, System e Prodigy fino a quando non distinguo Jonny che arriva controcorrente, è venuto a prendermi!

Grazie Manson, ma ora non ho più bisogno di sostegno, ho il mio compagno di avventure che fa pure l’imitazione “fomentona” del nostro amico Roberto “dai Francè che ci siamo, dai Francè!” come un mantra ed io posso togliermi una piccola soddisfazione, metto da parte il Garmin e la sia pure minima concentrazione a stare attenta al tempo e… lascio solo andare le gambe, in quello che per me è il senso della corsa, di questo dono che mi accompagna da 3 anni: proprio quella primitiva, purissima e innata gioia di correre.

F.

Giancarlo Amatori
Giancarlo Amatori

Gara: Gran Premio Podistico (09/01/2011)

SCHEDA GARA



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