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La carica dei 101
di Maurizio Zacchi, 30/01/2012

Podisti orange insieme a Aldo De Michele che ha consegnato una targa alla nostra società per sottolinearne l'impegno solidale

Podisti orange insieme a Aldo De Michele che ha consegnato una targa alla nostra società per sottolinearne l'impegno solidale

In fondo alla lunga discesa il cartello annuncia il 16° chilometro, una buona notizia e una minaccia nello stesso tempo. La maggior parte degli atleti sa che quel cartello annuncia implicitamente l'inizio della lunga salita dei "Millecori", lo spauracchio di una corsa che a quel punto ha già messo a dura prova le gambe del lungo serpentone che dopo aver lasciato Castel S.Elia, ha già attraversato Nepi e Civita Castellana e che si dirige verso l'agognata meta.
Eccola, la salita dei Millecori, quasi due chilometri con pendenze che arrivano all'8%. Lì il podista raccoglie le sue forze, abbassa la testa, accorcia il passo, tira fuori tutta la sua forza di volontà. Il respiro si fa più affannoso e anche i più chiacchieroni si ammutoliscono. Una sorta di silenzio cala sulla corsa ed è possibile così percepire i rumori della salita, il rumore dei passi che si fanno più pesanti, il rumore del respiro che cresce di frequenza e di intensità e anche il rumore rituale delle espressioni di incitamento che gli atleti più allenati, o semplicemente più coraggiosi fanno nei confronti dei compagni in difficoltà: "forza", "è finita", "non mollare"...

In quei momenti, mentre lo sforzo arriva al momento apicale, ognuno riflette sul senso della corsa, della propria corsa, perché non ci sono dubbi che ognuno corre la propria corsa, ognuno insegue le sue motivazioni, ognuno vive la propria sfida con se stesso. In questo non c'è molta differenza tra i primi, che sfrecciano a velocità supersonica, e gli ultimi, che arrancano letteralmente alla fine del serpentone. Già ognuno ha la sua sfida e ognuno potrà sentirsi un campione quando l'avrà vinta, ognuno avrà diritto alla sua personale medaglia d'oro, perché dal punto di vista della "sfida personale" le classifiche lasciano il tempo che trovano.
E il sorriso che compare nella faccia dell'ultimo arrivato, quel sorriso liberatorio di chi capisce che ancora una volta ha superato i propri limiti, permette di percepire la motivazione che spinge più di 2000 atleti a rinunciare a una tranquilla domenica casalinga per affrontare una prova dura come questa, per affrontare la salita dei "Millecori".

Eppure, mentre l'atleta abbassa la testa nel tentativo di nascondere a se stesso la pendenza della strada, questa domanda si affaccia nella sua mente e continuerà a tormentarlo fino a che la strada non tornerà a spianare: "perché?".
Già la mente è uno strano meccanismo, è il vero oggetto della sfida, quella mente che ti permette di concepire un grande obiettivo e che poi ti crea tutti gli ostacoli possibili e immaginabili per impedirti di raggiungerlo, la stessa mente che poi ti fornisce gli strumenti per superare quegli ostacoli e vincere la sfida. Per superare la salita dei "Millecori" servono certamente le gambe, ma serve soprattutto la mente.

Finalmente arriva il cartello dei 18, la salita più dura è alle spalle, mancano poco meno di 7 chilometri all'arrivo, che in quel momento sembrano pochi, ma dopo alcune centinaia di metri torneranno a essere un'eternità...giochi della mente.
Un lungo falsopiano permetterà di raggiungere nuovamente Castel S.Elia e trovare lì l'agognato arco di arrivo, lasciato "appena" 22.500 metri prima.
Eccole là le prime case che annunciano la fine della sfida, della propria sfida. La sfida di chi ha combattuto contro il tempo, di chi ha combattuto contro un avversario vero, oppure contro un riscontro cronometrico. La sfida di chi ha goduto di una corsa in compagnia e si può permettere il lusso di attraversare il traguardo mano nella mano con i suoi compagni di avventura. La sfida di chi ha corso da solo, in fondo al serpentone, ma che non si vuole negare lo sprint finale. La sfida di chi nel momento di difficoltà è stato sostenuto da un altro podista, magari mai visto prima di allora.

Dopo l'arrivo, per i podisti in canotta orange che hanno tagliato il traguardo, 101 podisti solidali che hanno vinto la loro sfida personale, c'è la possibilità di assaporare la gioia di un'altra sfida vinta: la sfida della solidarietà. Una sfida vinta da tutti, tutti insieme, da Andrea Mancini, il primo degli orange al traguardo, così come da Giuseppina Madonna, che ha chiuso il plotone arancione.
La consacrazione di questa nuova vittoria c'è quando Marco Perrone Capano ritira il premio di 500€ e lo consegna direttamente nelle mani di Aldo De Michele per il suo progetto di costruzione dei pozzi in Malawi. Un progetto di solidarietà molto concreto in grado di portare un soffio di vita a delle popolazioni che vedono ancora nell'acqua un bene prezioso...una sorta di paradosso alla fine di una corsa che ha visto interi tratti di strada tappezzati di bottigliette verdi gettate via quando contenevano ancora gran parte del loro contenuto.
La gioiosa carica dei 101 ha vinto la sua piccola grande sfida contro la sofferenza.

Per chi vuole saperne di più sul progetto dell'amico Aldo lo invitiamo a leggere l'articolo pubblicato da Maria Teresa Laurenti nella sezione Solidarietà:
CLICCA QUI.

Si chiude un'altra giornata di sport che comunque ha lasciato il segno anche sotto il profilo agonistico. Con Andrea Mancini che chiude con il 36° posto assoluto e comunque con altri due atleti, Daniele Pegorer e Danilo Santoponte, che scendono sotto l'ora e trenta. Tra i primi 10 della speciale classifica riservata agli orange ci sono Alberto Botta, Sergio Colantoni, Gaetano Nolfo, ormai stabilmente tra i top, Nicola Di Iasio, Pierluigi Panariello, Mario Sassi e Marco Accardo.

Tra le donne, la prima Lady Orange al traguardo è Chiara Ceccarelli, 4a di categoria, seguita da: Laura Cerami, Cristina Marilena Imbucatura, Michela Ciprietti, 3a di categoria, Simonetta Salomone, Carola Norcia, Alessandra Muzzi, Laura Spescha, Nicoletta Cesarini e Lucia Perilli.


Gara: Maratonina dei Tre Comuni (29/01/2012)

SCHEDA GARA



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