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We (all) run Rome...
di Viviana Maura Vitale, 02/01/2019

Chi mi conosce bene lo sa che vado talvolta controcorrente. In generale sarei anche una persona che si entusiasma facilmente, almeno finché le magagne non diventano tanto evidenti.
Ho incontrato la We Run Rome l’anno scorso, ancora non avevo conosciuto tutti gli amici orange con i quali mi scambio piacevoli saluti e incitazioni e, nonostante la presenza del gazebo, rimasi in disparte e corsi da sola.
Quest’anno invece avevo un doppio obiettivo, incrementare il numero di orange al traguardo e rispettare il mio progetto di allenamento che la riportava come gara consigliata.
C’era perfino il sole ieri e quindi coloro che si scoraggiano per un po’ di freddo o di pioggia, c’erano tutti. Proprio tutti.

La corsa è il nuovo fenomeno di massa, i medici ormai prescrivono a tutti movimento possibilmente all’aria aperta e questi eventi cittadini accolgono questa domanda di benessere trasformandola in un bel business per la gioia degli sponsor.
Sempre più spesso alle gare competitive di 10 km si affiancano le non competitive di 10 e di 5. Inutile però sperare in una differenza di percorso o in un differimento delle partenze. Il business è business.
In teoria alla We Run Rome, qualcuno aveva pensato a costruire diverse griglie di partenza.
Peccato che il tutto si è risolto con una confusione tremenda, dovuta ad una totale disorganizzazione che ha consentito a tutti di scavalcare le fragili protezioni mentre gli addetti ai controlli abbandonavano il campo, impossibilitati a coordinare qualunque azione.
Il popolo dei non competitivi è una strana massa informe di individui di qualunque peso ed età che confondono la corsa con il jogging nel parchetto sotto casa e non ha alcuna idea di quale sia il comportamento durante una competizione. Ah vero! La nostra è una competizione, la loro no.
La cinquantina di persone che mi circondavano era composta da persone con pettorali competitivi dai 40 ai 60’, da pettorali grigi della 10 non competitiva e anche di quelli della 5 non competitiva. Una bella passeggiata nel cuore di Roma insomma.

La partenza “ buttata in caciara “ con il conto alla rovescia diciamo che ci può stare visto che è capodanno ma avrei dovuto immaginare quello che presagiva. Un simpatico signore portava sulla schiena un radiolone con la musica a palla, tipo disco dance degli anni 90 e dietro di lui un gruppetto di ragazzi un po’ vestiti da babbo natale, un po’ da runner della domenica, forse solo degli animatori improvvisati, invece di usare il fiato che evidentemente possedevano in notevoli quantità, vista la giovane età, per correre, facevano strani numeri lungo il percorso.
Il primo numero è stato il selfie a piazza Venezia, poi una performance costante è stata quella di incitare il pubblico presente pregando di applaudire o di incitare. Qualche straniero partecipava, molti bambini davano il 5 (mi piace molto dare loro il mio), altri rimanevano fermi. Molti attraversavano la strada. Anche con le carrozzine.
Eravamo tanti, mica potevano aspettare....



Al Colosseo ormai la carreggiata riservata alla “gara” era diventata mezza corsia di una strada di periferia. I cordoni di turisti occupavano spazi sempre più ampi dello stradone e ad un certo punto ho quasi fatto direttamente gli auguri di matrimonio ad una coppia di filippini vestiti di tutto punto, pronti a fare le foto di rito.
Sotto il tunnel che porta a via Cavour una divertente jogger ha pensato bene di tagliarmi la strada per raggiungere i suoi amici e urlare insieme a loro al buio e con i sanpietrini sotto le scarpe.
Non ricordo cosa le ho detto (diciamo che non ricordo...), lei ha replicato con un “aho’ stai carma” che poco deve avere a che fare con la meditazione.
Ogni tanto spuntava un runner vero, ho anche incontrato un paio di orange con i quali ho scambiato l’alè di rito.
Non è una gara facile. La salita che da piazza del popolo porta in cima a Villa Borghese richiede preparazione e concentrazione, visto che poi continua fino all’inizio di via Veneto.
Per essere bello, il percorso... è bello e insolito. La discesa lungo via del Tritone, fortunatamente poco frequentata dai turisti, consentiva di correre in serenità senza temere di essere spinta o che qualcuno tagliasse la strada. Ovviamente fino al tunnel di cui vi ho già parlato.
Ho litigato con un paio di cinesi alla fine di via Cavour perché dovevano andare dall'altra parte della strada in quel momento. Dal loro volto senza espressione ho dedotto che non conoscessero nè l’italiano corretto, nè l’altro. Ma dovevo risparmiare il fiato e non alzare i battiti cardiaci, mancava un chilometro e mezzo ancora.
In questi casi mi ripeto che è poco, ma che ci vorrà mai, anzi... spingi che è finita.

Maurizio stavolta le foto le ha fatte prima del traguardo, gli ho sorriso e ho aumentato il passo perché ormai ero tra i finisher e dovevo farcela.
Contenta di me. Contenta perché della mia categoria su 2776 finisher ce ne erano solo 56. E questa è la vera vittoria.
Conclusioni? Forse dobbiamo essere consapevoli della differenza tra eventi di massa e competizioni allargate a chi è meno “top” ma ci mette serietà e impegno e correttezza nei comportamenti. Gli organizzatori di questi grandi eventi dovrebbero approfondire gli aspetti organizzativi e gestire le differenze.
Io non mi sono sentita troppo tutelata nell’evento di ieri. In partenza sarebbe potuto accadere di tutto, senza controllo e con un varco strettissimo per accedere alle griglie in modo disordinato.
Meglio le gare fuori porta, quelle che fanno i giri dei laghi in salita o che si inerpicano lungo le strade dei castelli romani....
Però la medaglia l’ho presa e ho apprezzato che l’anziana signora che le distribuiva, si prendeva il suo tempo per scartala e metterla al collo. Mi è sembrato un grande gesto che mi ha ripagata dello sforzo e se non avessi avuto timore di invadere il suo spazio, le avrei anche dato un bacio sulla guancia.
Buon anno arancione!


Gara: We Run Rome (31/12/2018)

SCHEDA GARA



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