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Di gambe oppure di testa?
di Maurizio Zacchi, 27/02/2011

Durante i giorni scorsi, mentre stentavo a prendere la decisione se partecipare oppure no, con gli amici della Podistica Solidarietà si era acceso un dibattito intorno alla questione se la corsa fosse uno sport di gambe oppure di testa.

Come in tutti i dibattiti che si rispettano si sono create due correnti di pensiero, quella dei “gambisti” e quella dei “sentimentalisti”: i primi mi sconsigliavano la partecipazione, visto che avevo iniziato a correre (si fa per dire) appena 3 mesi fa e non avevo nelle gambe i chilometri necessari per una mezza maratona; i secondi mi incoraggiavano a partecipare, spingendomi a fare affidamento sulla “voglia di farcela”.

Queste due posizioni furono ben sintetizzate dall’autorevole intervento di Antonio Passeri che formalizzava l’esistenza di entrambe le categorie di podisti, e quindi in sostanza lasciava a me il compito di derimere la questione partecipazione o meno, decidendo a quale categoria volessi appartenere.

Non essendo mai stato un grande atleta, ho preso la decisione di schierarmi nella seconda categoria, di cliccare su “mi voglio iscrivere a questa gara” e di sfruttare i preziosi consigli che i tanti amici della PeS mi avevano dato, soprattutto quelli del Presidente, per costruirmi una strategia che mi permettesse di raggiungere l’agognato lungomare di Ostia.

Oggi sono certo che la testa ha un suo peso decisivo altrimenti non sarei mai riuscito ad arrivare al traguardo e senza mai smettere di correre se non qualche secondo in corrispondenza dei ristori. Infatti le mie gambe non avevano più di 15 km di autonomia e il resto lo ha fatto una gestione intelligente del percorso e proprio la voglia di farcela.

Durante le ultimi notti questa gara l’avevo sognata più di una volta e l’avevo immaginata proprio così come in effetti è andata. Avevo infatti immaginato il passaggio ai 10 km (1:05’), la salita da gestire con una corsa molto lenta, il passaggio ai 15 (1:40’) e le difficoltà che avrei incontrato dopo, soprattutto i piedi doloranti. Ma a quel punto sapevo che ciò che le gambe non erano più in grado di darmi me l’avrebbe dato la testa, la mia ostinata determinazione a non arrendermi e a passare quel traguardo che avevo più volte raffigurato nella mia mente. Insomma, ho fatto il pacemaker di me stesso e di qualche altro “disperato” come me con cui ho condiviso gran parte del percorso.

Non avevo però neppure immaginato l’emozione che avrei provato quando avrei visto il mare, anche perché io personalmente preferisco la montagna. In quel momento ho perso un po’ di lucidità e a quel punto una voce mi ha richiamato alla consapevolezza di quello che stavo facendo. Ho infatti sentito chiaramente urlare il mio nome e mentre cominciavo a pensare che fosse una sorta di “delirio” dovuto alla stanchezza, mi si è materializzata la figura del Presidente che mi porgeva “il cinque” in segno di incoraggiamento.  

Mentre mi avvicinavo al traguardo poi ho sentito più di una volta urlare “Alé Podistica” e questo mi ha dato quell’ulteriore energia per chiudere a 2:21’.

Volevo comunque ringraziare tutti gli atleti della Podistica Solidarietà, perché far parte di questa squadra è stata la reale motivazione che mi ha sostenuto in questa sfida. In modo particolare volevo ringraziare tutti coloro che hanno contribuito ad organizzare la partecipazione a questa bella corsa e che ci hanno permesso di affrontarla in modo così sereno.

Una grande motivazione ulteriore per arrivare in tempi accettabili è stato il pensiero che gli altri podisti mi stavano aspettando sul pulmann, perché non mi piace far aspettare la gente. Un ringraziamento anche alla mia amica Laura, correre con lei i primi 5 km è stato piacevole e importante, sono volati e quindi non mi hanno pesato nel conteggio finale.

E poi la bella notizia conclusiva, il secondo posto nella classifica di società… ALE’ PODISTICA.


Maurizio Zacchi

Maurizio Zacchi

Gara: Roma Ostia Half Marathon (27/02/2011)

SCHEDA GARA



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