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Il battesimo del fuoco....sotto la pioggia.
di Carlo Sallustio, 04/12/2008

Carlo Sallustio - Villa Ada Race 2008

Carlo Sallustio - Villa Ada Race 2008

Parafrasando un noto adagio, penso di poter affermare che la prima maratona è come il primo amore: non si scorda mai. Anzi, forse è il momento in cui nasce (o finisce prematuramente) l’amore per questa specialità.

Non è una banalizzazione: penso che gli appassionati di podistica più o meno esperti (che hanno la pazienza di leggermi) possano confermare questa verità.

Se poi l’esordio avviene in una cornice storico-artistica bella qual è Firenze e sotto una pioggia a tratti battente, apprezzi ancor più di aver corso e conclusa la tua prima maratona con successo.

Tutto comincia intorno alle 9 e 20 circa del 30 novembre: partenza posticipata per le esigenze della diretta televisiva RAI di circa 20 minuti.

Casualmente … proprio verso le 9 la pioggia inizia ad intensificarsi e i partecipanti, incluso il sottoscritto, si trovano stretti gli uni vicino agli altri senza possibilità di riscaldamento. Qualche sorriso, qualche battuta sul “tempo … intempestivo” e alcuni sguardi perplessi: partire bagnati era proprio quello che nessuno si augurava.

I minuti scorrono ma, almeno per me, più lentamente: eppure manca poco a una prova tanto agognata ma preparata tra notevoli difficoltà di tempo. Nell’ultimo mese il lavoro mi ha costretto a fare il minimo indispensabile: posso chiudere la maratona ma non so con quale tempo.

Mi rincuora quello che mi ha detto un ex compagno di università, anch’egli patito di podistica e con diverse maratone alle spalle “Ricordi la canzone di Mina? L’importante è finire. Quello che ti si chiede la prima volta è tutto qui”.

Il colpo di pistola dello starter mi riporta alla realtà : siamo partiti !
Attendo un po’ per passare sotto la linea di partenza (siamo proprio tanti) e comincio a un ritmo prudenzialmente basso: avevo dato un’occhiata al percorso e chi conosce il tracciato sconsigliava di partire “sparati” nei primi 2 Km perché leggermente in salita. Meglio sfruttarli per “scaldare i motori”.

Inizio la discesa sotto la pioggia (ma quando smetterà?) e aumento leggermente il ritmo. Mi chiedo se sto correndo troppo. Fabio (Ricci), cui mi sono rivolto da neofita per un conforto mi aveva detto di non avere fretta, ma sono sospeso tra la voglia di approfittare della discesa e controllare la mia postura per minimizzare i traumi alle gambe in discesa (che paghi verso la fine …).

Inizia il percorso in piano e il ritmo (5’ 20” a Km) che tengo mi sembra buono, ma forse troppo “veloce” rispetto agli standard di preparazione minima sostenuti. Mentre passiamo nel circuito cittadino mi diverte guardare chi corre con me: l’eterogeneità anagrafica, etnica e geografica dei runner li fa apparire come un fiume gioioso e multicolore che scorre per le vie di Firenze.

Superiamo Piazza Pitti, Via Turati, Piazza Alberti e si giunge alla mezza. Il passaggio al 21°Km e 100 mt sembra essere buono (1 ora e 50’ circa) ma penso ironicamente ad un passo del Sommo Poeta “qui si varrà la tua nobilitate”, il che può tradursi col più prosaico “ora vediamo che sai fare”.

Incomincio a pagare dazio per una prima parte un po’ troppo sostenuta, ma al calo della velocità fa da contraltare la bellezza del centro storico di Firenze: dopo una curva, ecco comparire in tutta la sua maestosità e semplicità Palazzo Vecchio, uno dei tanti gioielli preziosi della città. I chilometri scorrono e siamo al parco de “Le cascine”: dal 30° al 35° il calo di velocità si accentua; la nota positiva è che ha smesso oramai di piovere.

Proprio all’uscita del parco, dopo il superamento del ponticello approntato per la corsa, si verifica il mio momento più critico. Accuso un risentimento alla parte posteriore della coscia destra … pare proprio un crampo. Dentro di me rabbia e un po’ di scoramento “… andava tutto così bene … perché a pochi Km dall’arrivo? …”. Rallento e faccio qualche decina di metri camminando velocemente e pensando “l’importante è finire”. Ma poi il dolore scompare progressivamente, riprovo a correre e sembra tutto a posto.

Penso “E’ fatta, ora non mi fermo più.” Ora corro sempre più, galvanizzato anche dalla gente calorosa che ci incoraggia ai lati della strada dicendo che manca poco. Guardo il mio Garmin e noto che sto andando a una velocità che non avevo tenuto in nessuna fase della maratona (farò gli ultimi 2 Km e 192 mt a 5’ e 08” a Km).
Il traguardo si avvicina: 38°, 39°, 40° (siamo sul lungarno) e infine 41° Km. Siamo in Piazza Duomo.

“Forza Carlo, è fatta”: è il Presidente, immancabile nei momenti decisivi, che mi da la carica per l’ultimo sprint.
Lo spettacolo del Duomo e della folla che fa da cornice all’arrivo è indescrivibile: ho finito la mia prima maratona.
Prendo la medaglia, me la metto al collo e faccio un bel respiro.
Provo una sensazione piacevole: ora no, non c’è freddo, pioggia o stanchezza che possa rovinarmi questo momento.

E’ proprio vero: la “prima” non si scorda mai.
Carlo Sallustio


Gara: Maratona di Firenze (30/11/2008)

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