Per una corsa in ricordo di Samia Yusuf Omar. di Redazione Podistica, 13/08/2014
Una gara per Samia Riceviamo un appello e un invito a collaborare dal nostro amico
Brunello Tirozzi per l’organizzazione di una gara in memoria di Samia.
Samia Yusuf Omar è morta nel Mar Mediterraneo il 2 aprile 2012 mentre cercava di attaccarsi ad una fune lanciata da una nave italiana. E’ una delle tante vittime degli scafisti, delle guerre e degli integralismi che affliggono l’Africa per cui molti africani corrono i terribili rischi dei viaggi organizzati dalla criminalità.
Samia aveva affrontato questo terribile viaggio perché voleva correre e partecipare alle gare internazionali dei 200 metri e non lo poteva fare a Mogadiscio dove era nata.
Questo elementare diritto gli era negato con la forza delle armi e degli attentati terroristici.
Il gruppo aveva imposto la Sharia per cui le donne dovevano andare in giro solo accompagnate da parenti e vestite con il burqua. Il padre di Samia venne ucciso perché non ha voluto sottomettersi a questi soprusi. Samia aveva sfidato queste inique leggi a suo rischio e pericolo, era costretta a correre nello stadio di notte e non aveva la possibilità di avere un vero allenatore.
Nonostante questo aveva vinto tutte le gare in Somalia ed era riuscita a rappresentare il suo paese alle Olimpiadi di Pechino (confrontare i due video :https://www.youtube.com/watch?v=4E1O_2BOt1c, https://www.youtube.com/watch?v=4E1O_2BOt1ch).
A Pechino era arrivata 10 secondi dopo l’ultima nella batteria dei 200m. Nel video si vede chiaramente la mancanza di alimentazione e di allenamento della povera Samia. Avendo capito che non poteva gareggiare a quel livello se non con un serio allenamento era andata prima in Etiopia dove le avevano promesso di farle entrare in un gruppo sportivo ben organizzato.
Poi ha deciso di intraprendere il terribile viaggio verso l’Italia con l’obiettivo di arrivare a Londra e prepararsi in modo sistematico per le Olimpiadi del 2012. E’ stato un viaggio di 8000 km in un cassone chiuso, tranne una piccola apertura, che poteva contenere 10 persone e invece ce ne stavano 70. Ha attraversato in queste condizioni disumane il Sahara.
Ci sono state continue violenze e sopraffazioni da parte dell’organizzazione criminale, con richieste di pagamento sempre più esose, con cibo ed acqua sotto il livello di sopravvivenza.
Queste sono le condizioni in cui si trovano gli infelici africani che affrontano questa terribile avventura. Sulla nave si è ripetuta la stessa situazione.
Non è riuscita ad arrivare alla fune che l’imbarcazione italiana le aveva buttata, perché era ridotta allo stremo.
Samia è un’eroina dei diritti civili e dei diritti delle donne, è morta per cercare di diventare l’atleta che voleva e poteva essere.
E’ una martire degli ideali sportivi e civili. Per questo vorremmo organizzare una corsa per ricordarla come si commemora Miguel.
email: brunellotirozzi@gmail.com
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