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Una Gelida Fonte di Energia
di Alessandro Roppo, 08/04/2011

Alessandro Roppo e la sua Slitta

Alessandro Roppo e la sua Slitta

22 | SPIRITOTRAIL | aprile 2011

Susitna 100, Alaska (USA), 19 febbraio 2011, 100 miglia, www.susitna100.com

Dal nuoto al tennis e all’atletica (velocità) approdai al rugby, ma un brutto incidente sciistico pose bruscamente fine, nel momento decisivo, alla mia carriera sportiva. Fu un duro colpo e mi allenai in solitudine per anni per riprendermi. Volevo togliermi qualche sassolino dalle scarpe (e dalla testa) e dimostrare a me stesso di poter essere un atleta, ma gli anni erano passati. Dovevo anche trascendere la “normale” quotidianità che di “normale” aveva ben poco.

A 34 anni dovevo ancora iniziare... Fui folgorato dall’opportunità di coniugare un gesto atletico ad un pellegrinaggio introspettivo alla ricerca del limite, godendo di scenari naturali sensazionali e mosso dal bisogno di riposizionare la vera scala di valori. E così feci il primo passo in un mondo più vasto, un mondo più che sportivo dove, in solitaria o in gare, non si parte mai per battere gli altri o dimostrare qualcosa a qualcuno, ma solo per migliorare se stessi, riconoscere il proprio vero io, ricercare il limite e trovare risposte per continuare a sognare.

Istintivamente ho iniziato con una 100 miglia nella natura invernale d’Alaska, è stato come rispondere ad una chiamata, mi sembrava di rinascere. Così alla fine del mio primo anno da runner, in buona forma e mentalmente motivato, ero sui blocchi di partenza di una prova con me stesso.

Dovevo ancora capirmi e rispondere ad alcune domande e ricercare i miei limiti,
sportivi e personali, e non mi interessava chi fosse più forte o se altri fossero lì con superficialità.

Era il momento della verità e l’imponderabile era in agguato tra i ghiacci, mascherato dal vento. Dopo 40 minuti, alla seconda “poppata”, mi si spaccava il camel bagnando guanti e maglia (poco piacevole a -30°C). Mantenendo la calma riuscivo a riutilizzare il camel, anche se sono rimasto fermo per tentare di riattivare le dita, forse mi sarei
già dovuto ritirare, ma non avevo stanchezza eccessiva né dolori e l’impulsività che sempre mi hanno rimproverato, la tenacia e un po’ di coraggio (o un pizzico di follia) mi hanno spinto alla volta del 3° check all’87° km.

Non potendo afferrare il cibo decido di calibrare al meglio lo sforzo e mi accorgo che non vengo comunque raggiunto da nessuno. Le dita doloranti si gonfiavano e non si piegavano; iniziava a logorarmi un atroce dilemma: rinuncio o continuo?

Atleticamente ancora non affioravano i problemi tipici di prove del genere, ma non potevo ignorare il rischio. Pensavo alla fiducia riposta in me da Riccardo Franconi che mi ha preparato (un grande!), a Stefano Miglietti che mi ha ispirato (un mito!), agli amici, e non volevo deluderli.

Sapevo quanto ci era voluto per essere lì. Poi mi sono ricordato perché ero in corsa, e Giorgio e Leonardo (i miei pargoli) mi sono apparsi a prendermi per mano.

È stata durissima dover rinunciare, ma a denti stretti e con una gelida lacrima a fendere inesorabilmente il mio spirito, ho dovuto trovare la forza di dire basta! Proprio il colpo ferale inferto da quella lacrima ruvida e gelida ha lasciato un segno indelebile come monito a trarre energia dalla rinuncia.

La tenacia che mi ha fatto proseguire al 67° km, sarebbe divenuta mera follia all’87°. Non sono deluso, perché mi sentivo sul sentiero giusto, ora so di avere ancora da dare e limiti da scoprire. Ho mancato il primo obiettivo al primo passo, ma sono ancora un novellino al primo anno.

Forse con tenacia e fiducia il mio momento verrà. Ho un senso di amaro ancora da smaltire, ma anche la medicina guaritrice è amara e le sconfitte si ricordano molto di più delle vittorie. È proprio dalle sconfitte che si trae insegnamento, che si scorgono in modo chiaro i propri limiti e i propri errori. Sono proprio le sconfitte che, se affrontate a viso aperto e con umiltà, ci permettono di crescere, migliorare e diventare più forti.

Il coraggio, la forza, l’umiltà di saper rinunciare in un momento in cui sai di essere migliore del tuo risultato è una cosa che ti pone davanti allo specchio dell’anima, dove non ci sono riflettori e non esistono scuse ed è lì che ti devi riconoscere!

Così niente potrà fermarti e farti smettere di sognare e di ritrovare te stesso, sempre diverso e sempre in divenire. Questo è un aspetto intimo che non ha bisogno di spettatori, ma è proprio il senso di queste prove, ed è ciò che spesso la gente non comprende e che non si riesce a spiegare.

I momenti duri arrivano inaspettati e spesso colpiscono sotto la cintura, ma si deve andare avanti impavidi e senza esitazione, credere in se stessi e non arrendersi mai. La sconfitta, come la paura, è un fuoco che arde in te, se lo controlli ti scalda e ti illumina, se ti fai controllare ti brucia.

E questo insegnamento si deve trarre attraverso la reazione alle sconfitte e rinunce. Rialzandosi alla ricerca del limite, alimentando il proprio sogno e andando avanti senza esitare, potrai avere la tua occasione.

E ricordandosi sempre che con noi stessi non ci sono scuse!


Alessandro Roppo


Alessandro Roppo

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