Correre o camminare nello spazio e nel tempo con le proprie gambe di Daniela Paciotti, 09/08/2013
La 'Paciotta', Prima Assoluta di tutti quelli che non hanno avuto il coraggio di partire!!! Lo spunto per queste considerazioni mi sono nate leggendo su Facebook un articolo in cui si parlava di ultramaratone e di come il tempo “giusto” per percorrerle fosse identificabile in un triplo del tempo della maratona.
Fin qui mi ci potrei immergere, in fin dei conti io, che nelle mie tre maratone ho oscillato tra 5h30’ e 5h54’ in un Passatore, potrei considerarmi soddisfatta a finirla entro le 18 ore (ammesso che il mio fisico me lo permettesse e mi supportasse).
Ma quello che mi aveva colpito nell’articolo era il fatto che lo scrivente avesse “demotivato” altamente un atleta da 3h15’ nella maratona che aveva portato a termine la sua prima (forse ultima) 100 km in meno di 12 h! Secondo lui avrebbe dovuto finirla sotto le 10 h!
Ho cominciato così a fare considerazioni sul mio personale percorso podistico.
Il mio percorso atletico mi ha insegnato a usare molti passi di cammino e di corsa, non mi spaventa quasi nulla, forse un po’ più le salite, ma difficilmente mi fermo.
Qualcuno ( i miei fans) mi dicono “mitica” e devo dire che un po’ mi ci sento, non tanto per i tempi di percorrenza delle gare, perché chiaramente sono sempre tra gli ultimi, quanto per la capacità di esserci e di finire il percorso che mi sono prefissata.
Nelle mie ultime posizioni mi considero una privilegiata.
Posso guardare i top e i tap con identico distacco e magari divertirmi un po’ a studiare o prendere in giro mentalmente le varie andature: eh sì, perché anche i più bravi spesso peccano nell’andatura, solo che nei top si ammira il tempo, mentre nei tap, si nota un po’ tutto dal piede di appoggio alla cellulite alla pancetta… infatti io sono molto notata!
Negli ultimi mesi, in un percorso un po’ intimista e anche introspettivo mi sono spostata, salvo qualche rara e “solidale” eccezione, verso i trail, diurni e notturni, spingendomi in competizioni soprattutto con me stessa. Un po’ temeraria all’inizio, chiedendo informazioni soprattutto agli esperti di trail, Graziano e Cristina e Patrizia, informandomi sulla difficoltà ( che è pur sempre personale) ma soprattutto sul la “spada di DAMOCLE di tutti gli ultimi: IL TEMPO MASSIMO.
In verità non ho trovato un organizzatore che non affermasse che “tutti sarebbero stati seguiti ed aspettati”, pur di far iscrivere un numero maggiore di atleti e, a onor del vero sono stata seguita in quasi tutte le gare, magari con un po’ di “inviti al ritiro” sempre molto garbati , qualche volta finendo fuori strada per qualche centinaio di metri a causa del ritiro degli addetti: loro si sono ritirati, ma io Mai!
Certo a volte ho dovuto segnalare io l mio tempo, visto che all’arrivo si erano chiusi tutti i giochi e anche i cronometristi erano spariti, ma che importa? Nella vita come nei percorsi, l’importante è arrivare e soprattutto senza farsi male.
Quando mi dicono sorridendo che sono arrivata ultima, mi piace affermare che non lo sono, anzi sono la “Prima Assoluta di tutti quelli che non hanno avuto il coraggio di partire” e, se ci penso, sono molti di più di quelli che sono arrivati prima di me!
Ecco perché, a ben vedere non è vero che non faccia più gare , ci sono i miei km sofferti, in mezzo ai boschi, sulle rocce, nell’acqua, in salite e discese , con un lucina in testa nella notte o con un sole cocente e intenso, ci sono corse e prestazioni in pista, ci sono camminate e marcia, corse e fitwalking, ci sono le difficoltà di un peso non propriamente perfetto e di un’ età che dopo i 50-55 ti insegna a non strafare e giorno dopo giorno ti rallenta un pochino di più nel fisico, nonostante i messaggi della mente.
Ecco perché voglio dividere con tutti gli amici solidali che mi conoscono , la meravigliosa sensazione di appartenenza alla natura correndo in un bosco, magari di notte e illuminato da centinai a di lucciole, salendo affannata aiutandomi anche con le mani su percorsi semirocciosi, o scivolando in mezzo al fango o su sassi impietosi e sdrucciolevoli, oppure entrare nell’acqua con tutte le scarpe …
Ma soprattutto voglio condividere con voi la voglia di “esserci” indipendentemente dalla qualità della mia prestazione, soprattutto come invito agli ultimi ad avere coraggio di mettersi in “corsa” senza aver paura di una cattiva prestazione, ma solo con il coraggio di osare…
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Daniela Paciotti |