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Asolo 100 km: un percorso di grande impatto emotivo
di Paolo Reali, 24/07/2016

Son partiti alle 14 del 16 luglio dal centro di Asolo gli "eroi" dell'ultramaratona. In tantissimi sono arrivati ad Asolo per la sesta edizione della massacrante 100 km e per la quarta 50 km.
Un appuntamento ormai imperdibile per gli appassionati di questa disciplina che hanno trovato nella corsa trevigiana emozione, fatica, ma anche tanta soddisfazione e pubblico ad applaudire dal primo all'ultimo atleta. Una corsa spettacolare che ha richiamato anche quest'anno non solo partecipanti provenienti da tutta Italia, ma persino dalla Norvegia; spettacolare come la città che la ospita definita, da Giosuè Carducci la Città dei cento orizzonti, Asolo è uno dei centri storici più suggestivi d’Italia, raccolta entro le antiche mura che si diramano dalla Rocca, fortezza del XII° secolo, conserva in ogni scorcio testimonianze della sua millenaria storia.
Luogo di fascino sui dolci colli, Asolo fu meta di poeti e scrittori, artisti e viaggiatori, che qui trovarono ispirazione ed armonia. Tra questi il poeta inglese Robert Browning, la Divina del teatro Eleonora Duse, il compositore Gian Francesco Malipiero, la scrittrice e viaggiatrice inglese Freya Stark.
Tra i tratti più duri e affascinanti, che sono stati affrontati la Forcella Mostacin, la salita del Salto della Capra, l'ascesa verso Cima Grappa dalla Val Vecia. Toccati, tra gli altri, i comuni di Maser, Monfumo, Cavaso, Possagno, Paderno, Borso del Grappa, Pove, Romano d'Ezzelino, Solagna, Castelcuccio e Crespano, tra la provincia di Treviso e di Vicenza. La Asolo 100 km valida come campionato italiano di Ultramaratona in salita della Iuta è stata organizzata al meglio dall'associazione Asolo100km com guidata da Nicola Andreose, supportato da un efficiente staff composto da Paolo Serafin, Michele Menegon, Fabio Martignago, Luca Basso, Giuseppe Toscan, Paola Benvegnù, Luca Ferraro, Red Visentin, Paolo Precoma e Cristian Andreatta.

Ma veniamo alla cronaca: il sabato mattina della gara aperta la finestra della mia stanza accolto, da uno splendido sole ho modo di osservare la catena del Monte Grappa in tutta la sua magnificenza; la stradina che sale, zigzaga nel bosco per poi tagliare il costone della montagna e giungere sulla cima più elevata ove sorge il sacrario militare, nel cui corpo centrale sono custoditi i resti di 12.615 caduti, di cui 10.332 sono ignoti.
La sua vetta, in località Cima Grappa, misura 1775 mt s.l.m. ma il suo territorio è caratterizzato dalla presenza di molte altre cime (tra le principali Col Moschin, Colle della Berretta, Monte Asolone, Monte Pertica, Prassolan, Monti Solaroli, Fontana Secca, Monte Peurna, Monte Santo, Monte Tomatico, Meatte, Monte Pallon e Monte Tomba), teatro di scontri decisivi nel corso della Prima guerra mondiale.
Il Monte Grappa è considerato una delle salite più belle d'Italia; la sua lunghezza ed il dislivello ne fanno una salita impegnativa, da qualsiasi versante si affronti.
Dopo aver svolto i rituali di rito, il ritiro pettorali, gli scambi di battute con gli amici, le foto e i selfie è arrivato momento più atteso.
Attraversato il paese su un comodo selciato la strada ci conduce, all’ombra del bosco, dinanzi Villa Barbaro a Maser, villa veneta, costruita da Andrea Palladio tra il 1554 e il 1560 e decorata con un ciclo di affreschi che rappresenta uno dei capolavori di Paolo Veronese.
Il complesso della villa, che comprende anche un tempietto palladiano, è stato inserito dall'UNESCO nel 1996 - assieme alle altre ville palladiane del Veneto - nella lista dei patrimoni dell'umanità.

La giornata si rileva abbastanza fresca contrariamente allo scorso anno e correre è un piacere si sale nel bosco con ampi scorci verso la vallata. E’ poi la volta di affrontare la forcella Mostacin un valico di modesta importanza che collega i due versanti dei colli Asolani per poi ridiscendere verso Monfumo, Cavaso ove la strada spiana per un po’’. Fa caldo, siamo a Cavaso del Tomba; cerco la compagnia di altri podisti, sempre disponibili, ritrovo la mitica Natalina veterana di tutte le ultra. Siamo tutti sulla stessa barca. Sul percorso i punti di ristoro sono puntuali, c'è sempre parecchia gente a fare assistenza, disponibile e cordiale.
Sto cominciando a trovare un buon ritmo quando arriviamo a Possagno, il paese di Antonio Canova e delle fornaci.
Ci deviano verso la casa-gispsoteca-museo con numerosi gessi e bozze dell'attività del grande scultore neoclassico. Su tutto domina, in suggestiva posizione panoramica, elegante e monumentale il Tempio del Canova che raggiungiamo tramite un lungo rettilineo. Raggiungo il 30° con largo anticipo sul tempo limite stabilito dall'organizzazione. Ci fanno girare a destra per uno strappo di almeno 500-600 mt ripidissimi, spacca gambe, sicuramente sopra il 10%, quasi un terzo di gara è andato, ormai arriva il salitone. Ecco, bivio a destra. un cartello indica la salita del Monte Grappa di 22 km al 7,2% di pendenza media e circa 1500 mt di dislivello. Inizia a salire, i primi km sono tosti poi molla un pò. Adesso la strada si attesta sul 8-9% se non di più per almeno 6-7 km, si affronta la parte con i tornanti. È dura, cammino con metodo e calma ...

Terribile è la salita del Tomba, che si dipana nel tipico bosco pedemontano, per
sbucare fra i prati e prendere, verso Ovest, la strada per Cima Grappa il “salto della Capra”. Continuo a camminare, tutti camminano. La salita è durissima, corricchiare è inutile. Siamo nel bosco delle conifere, quando la vegetazione lascia spazio alla vista del panorama, è fantastico: già si vede tutta la vallata, la pianura, al sole. Si intravvedono i piccoli campanili, le chiesette dei paesini, là in mezzo c'è anche Asolo ...
Ormai saremo a 1200 metri di altitudine, ma ora la salita si fa impossibile, sulla strada si legge “hard”, adesso per 2 km c’è da morire, si fa fatica a camminare diritti, saremo al 18%, non molla. Si oscilla dal 12% al 15%, fino ad arrivare a toccare punte oltre il 16%, 20% e gli unici tratti dove si riesce a respirare ed a far riposare le gambe sono proprio gli stetti tornanti. Per nostra fortuna un sollievo ci viene regalato dall’ombra degli alberi che sono presenti in quasi tutto il tragitto che porta al bivio.
Gli ultimi 500 metri per arrivare al “salto della capra” (1450m) ove è posto lo speaker che, continua a ribadire che" siano noi i veri protagonisti della corsa", siamo noi che troveremo le docce fredde ecc, sono da incubo; sull’asfalto sono riportati 500 metri, ma in effetti il prossimo tornante è posto a 30 metri sulla nostra testa perché la pendenza in questo tratto è ancora “very hard” e di li a poco raggiungo lo scollinamento del “salto della Capra”.
Arrivo all’ultimo tornante, sulla sinistra la scarpata è veramente suggestivo ... panorama incredibile, non resisto, mi avvicino al guard-rail per guardare giù, mi stanno per venire le vertigini.
Adesso dovrebbero esserci 3-4 km di falsopiano, attorno a quota 1400 metri, poi il tratto finale di salita al Grappa. Respiro. Ricomincio a correre.
Attorno al km 39 c’è il check point ove è posto il “cancello” delle 7,5 ore, passo tranquillamente, il tempo di fermarmi a mangiare, bere e cambiarmi e riparto.



Adesso si corricchia un po’, poi la salita riprende, ma per alcuni chilometri è solo al 4-5%. Sono in compagnia di un podista-militare che mi ricorda i fatti di guerra Affrontiamo insieme gli ultimi, dove la strada si fa più dura. Straordinari sono gli scenari che la montagna dagli infiniti orizzonti sa offrire generosa; i suoi sconfinati pascoli verdi, le malghe che regalano un senso di pace e relax. Al 45° km, sono passate le 9 di sera da poco, inizia a fare scuro. Ultimi chilometri, tutti tra l’8% ed il 10%, riprendo a camminare, inutile spendere energie. In pochi minuti scende il buio. Stiamo aggirando il Monte Meate, fin sul fondo della val delle Mure. Siamo immersi nel tipico ambiente dei pascoli del Grappa e la strada costeggia in piano un laghetto, consentendo di gustare con calma l'aria frizzante ed il paesaggio. Poi si riprende a salire la Val delle Mure, non decisamente, ma a strappi intervallati da brevi falsopiani fino alla bella apertura del Pian della Bala. Proseguiamo per una deviazione essendo franata la via delle gallerie, per una strada cementata ripidissima che attraversando ardite vie e camminamenti costruiti dagli alpini e costruzioni diroccate esce nuovamente sui pascoli della malga Ardosa ed Ardosetta, ormai in vista del rifugio Bassano che si scorge in alto a destra. Ma bisogna affrontare il tanto temuto sterrato per di più al buio e ciò mi arreca non poca ansia. Ormai lo di vede, il Rifugio del Monte Grappa è li davanti a noi, bello e imponente che sembra scrutare tutta la zona sottostante. Ma prima di arrivare al rifugio, sulla sinistra si fa notare la caserma Milano, costruita durante la guerra per alloggiarvi il personale addetto ai lavori stradali e di fortificazione del Grappa. Sembra nascondersi nella roccia, ma la sua presenza sembra valorizzare ancora di più questo luogo. Finalmente abbiamo conquistato questa stupenda vetta, dal piazzale si sale verso l’ ossario mi prende un groppo alla gola per l’emozione nel pensare al sacrifici dei nostri soldati nelle trincee luogo, dell'immobilità passiva, in cui veniva meno la nozione del tempo, in cui dominavano la noia, la monotonia, il non senso, la deprivazione psicologica, la spersonalizzazione; quella specie di "anestesia mentale" e di passività fatalistica tanto apprezzate dai comandi militari quale condizione ottimale per il governo delle truppe, a quei resti della IV armata che aveva combattuto sulle Tofane e sul Col di Lana. Mi tornano alla mente quei nomi riportati nei libri di storia: Col Moschin, Colle della Berretta, Monte Asolone, Monte Pertica, Prassolan, Monti Solaroli, Fontana Secca, Monte Peurna, Monte Santo, Monte Tomatico, Meatte, Monte Pallon e Monte Tomba.

Il sole è da poco tramontato le creste delle cime a nord si tingono di rosa la vista a 360 gradi è a dir poco sublime. Sembra quasi di essere in capo al mondo, e la pianura sembra perdersi all’orizzonte … E’ un emozione unica che lascia il segno.
Si arriva al 50° il cambio, un piatto di minestra e si riparte. Supero il bivio e svolto a destra, qui incontro un podista Gianpietro decidiamo di affrontare il percorso insieme dandoci il cambio davanti il che è molto importante psicologicamente.
Una serie di tornanti stretti e poi arriviamo al bivio di Bocca di Forca dove la strada tracciata dal generale Giardino, si interseca con quella principale tracciata dal generale Cadorna e proveniente da Romano d'Ezzelino.
Incontro il bivio di Campo Solagna. A Campo Croce inizia un falsopiano è la volta poi di Romano d’Ezzelino, Paderno Borso del Grappa. Una discesa di 27 km con 21 tornanti non è cosa da poco. La strada ricomincia a salire per qualche km, è l’ultima salita prima di quella di Asolo il cui castello, si scorge tra mille luci ma è ancora distante, una quindicina di km che non passano mai. Il bivio non vuole arrivare poi finalmente inizia l’ultima erta e tra ville liberty e antichi palazzi ritorniamo nel punto da dove tutto ha avuto origine. Si raffronta la discesa poi si intravede la chiesetta di Caselle d’Asolo. E’ finita. Un grazie a tutti gli organizzatori e ai nuovi amici conosciuti lungo il percorso per la compagnia che mi ha permesso di superare i tanti timori e situazioni insite in un percorso di tal fatta. Si è trattato ancora una volta di un viaggio interiore che ognuno fa dentro se stesso e che sole le lunghe distanze permettono di realizzare.
Come in tutte le ultra maratone difficilmente si resta indifferenti, esse lasciano un segno indelebile che serve come esperienza per affrontare nuovi limiti. Cio’ che rimane è un bagaglio umano di notevole spessore, ci si mette in gioco per testare la propria resistenza fisica, la capacità di sostenere certi ritmi, superare i propri, ascoltare interiormente se stessi le proprie emozioni, le fatiche. percependo alla fine valori essenziali quali il rapporto con gli altri.

Per vedere il video di Paolo clicca QUI




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