Quando la sportività conta più di una vittoria di Salvatore Piccirillo, 29/01/2013
in questo momento il fair play non è solo una parola ma uno stile di vita Nel mondo delle corse accade anche questo.
Per noi che abbiamo la passione di correre, insieme, con uno spirito solidale, questa storia sarà motivo di orgoglio.
Fernandez Anaya, mezzofondista spagnolo e specialista di cross, è un atleta di 24 anni con poche chance di entrare a far parte dell'èlite nazionale di specialità.
Abel Mutai, keniano, ha vinto la medaglia di bronzo nei 3 mila siepi lo scorso anno alle Olimpiadi di Londra, uno dei più forti al mondo. Una bella differenza fra i due. Eppure, lo spagnolo ha sfiorato la vittoria contro il keniano. Anzi, ha deciso di non batterlo a pochi metri dal traguardo.
Un grande esempio di quando il fair play, anzi un esempio che supera anche i confini finora conosciuti del fair play.
La storia è di qualche giorno fa e ci ha messo un pochino a varcare i confini nazionali, quelli spagnoli. Lo stesso quotidiano spagnolo El Pais ne ha parlato quasi due settimane più tardi. Un gesto di cui, purtroppo, si è detto poco.
Il fatto risale al 2 dicembre scorso, durante il cross di Burlada in Navarra.
Il keniano Mutai è il grande favorito e la sua performance rispetta le attese: gara dominata e finale solitario e trionfante verso la linea del traguardo.
Sul rettilineo d'arrivo, l'atleta rallenta il passo, saluta il pubblico e raccoglie la meritata ovazione, per godersi a pieno la vittoria. Ma c'è un piccolo problema: Mutai ha fatto male i calcoli, la linea del finish è un po' più in là di quello che crede, ma non se ne accorge.
Dietro di lui, giunge di gran carriera Fernandez Anaya, che vede così la possibilità della grande occasione. Forse, addirittura l'occasione della vita.
Una vittoria in un cross internazionale che lo proietterebbe nella squadra spagnola per europei e mondiali di corsa campestre. Grande traguardo, per lui che è stato in passato campione nazionale sui 5 mila nella categoria Promesse, ma che ha poi condotto sempre una carriera da atleta mediocre.
Ma Anaya non pensa a tutto questo. In cuor suo sa che Mutai merita quella vittoria, è lui il vincitore e si sentirebbe di rubargliela se lo sorpassasse.
Così, una volta giunto alle spalle del keniano, non lo sorpassa e quasi lo spinge a raggiungere il traguardo. Mutai vince, Anaya è secondo.
Lo spagnolo a fine gara ha dichiarato che "Non è la vittoria la cosa più importante, io ho fatto quello che dovevo fare".
Un gesto di grande sportività il suo, come non se ne erano mai visti. Il suo allenatore dice che lui non lo avrebbe fatto, ma riconosce la bellezza di tale comportamento. "Ciò che ha fatto - ha spiegato l’allenatore - lo ha reso un uomo migliore, non un atleta migliore. Ha perso un'occasione".
Un gesto che molti addetti ai lavori non hanno condiviso.
Perché non sempre vince il più forte: spesso a vincere è il più scaltro, il più preparato, il più attento, il più concentrato. Questo è il bello dello sport. Ma è altrettanto vero, che ogni atleta è libero di gestire e interpretare la gara come meglio crede. Anche questo è il bello dello sport. E tu cosa avresti fatto?
(dalla stampa internazionale)
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Salvatore Piccirillo
Ivan Fernandez Anaya |