Simone ha 22 anni e da ben otto non esce dalla sua stanza. Ha una disabilità gravissima, non parla, è allettato e non può neppure respirare da solo. Ad accudirlo, notte e giorno,
c’è mamma Chiara, il suo angelo custode.
Chiara ha dovuto lasciare i suoi lavori per non mettere suo figlio in un istituto di cura e poterlo seguire costantemente. Dopo diverse battaglie Chiara ha finalmente ottenuto dal sistema sanitario l’assistenza ogni mattina (esclusa la domenica) e due notti a settimana.
Durante la notte Chiara veglia il figlio Simone rimanendo in un lettino accanto a lui; è proprio in questo periodo che lui ha spesso crisi respiratorie e ha bisogno di supporto. Più volte Chiara lo ha rianimato e riportato in vita da sola senza l’ausilio di nessuno.
Chiara dorme molto poco, infatti recupera qualche ora di sonno solo quando con Simone c’è qualcuno di cui si fida ciecamente, tra cui la fisioterapista del suo ragazzo.
Nonostante la casa popolare, l’assegno del Comune e quello di accompagnamento, l'assistenza mattutina e due notti a settimana, Chiara è comunque stremata. Lei stessa racconta alla giornalista della RAI
Isabella Schiavone che la stanchezza spesso la porta a stati di confusione e dimenticanza.
Ma il sorriso non sembra mancare mai nel viso stanco di Chiara.
La stanza di Simone sembra un’infermeria: ovunque, ci sono cassetti traboccanti di medicinali, pannolini, strumenti medici per ogni necessità, sacche con liquidi. Tutto perfettamente ordinato, vicino ai giocattoli che il ragazzo ha forse usato un tempo.
“La mia assistenza è continua – racconta Chiara –
non mi posso mai allontanare. Ho dovuto lasciare tutto. Faccio una vita agli arresti domiciliari e non posso più lavorare, vedere gente, uscire… è una non vita la mia. Io vivo per far vivere lui”.
Quanto amore e quanta disperazione in così poche parole.
Dietro ad un pannello, Chiara ha costruito una minuscola cucina: un’opera ingegneristica low cost, con piccole pareti di legno rivestite di carta da parati, due piccoli lavabi e la macchina del gas.
Chiara vive in ristrettezze e di aiuti, anche di sporadiche persone generose, della Caritas. Non tutte le medicine che Simone assume vengono passate, così alcune case farmaceutiche le regalano degli antidolorifici.
“Come posso aiutarti?” le domanda Isabella. Lei, con gli occhi bassi e quasi vergognandosene, risponde:
“Sai, se potessi dormire un po’ di più potrei essere più di aiuto a mio figlio e sentirmi meglio”.
L’assistenza nottura per Simone dalle 22 alle 8 del mattino costa 150 €.
Chiara non sa se Simone supererà l’inverno e quanto può resistere ma lei non si arrende e mai si arrenderà.
La Podistica Solidarietà ha effettuato una donazione di 500 € a favore della causa di Chiara.
Inoltre abbiamo aperto
una raccolta fondi a favore di Chiara e Simone. Chi vuole partecipare basterà iscriversi alla gara fittizia
“Raccolta pro mamma Chiara” e effettuare una donazione tramite bonifico o direttamente in contanti in occasione delle gare alle quali sarà presente il gazebo, specificando la causale della donazione.
Tony Marino