Donazione è Emozione: la favola del Colibrì di Redazione Podistica, 15/05/2017Ho donato decine di volte, ma questa volta era la prima come coordinatore. Molti pensieri (compreso quello che non ho potuto donare per motivi medici!) sono passati per la mia mente: la prima donazione per una mia amica malata di leucemia, quando avevo 18 anni, la soddisfazione di aver giocato e vinto una partita di calcio, subito dopo una donazione, i premi e i riconoscimenti da parte dei malati, commoventi durante le assemblee dei donatori. Credo però che più dei miei pensieri e dei miei ricordi valga il mio sentimento di oggi, con tutti quelli che hanno contribuito, dal Presidente a Tony, Isabella e Francesca, Manuela dell'ADSPEM, i medici, i volontari in sede: siamo tutti piccoli colibri', come nella favola qui sotto che qualcuno di voi già conoscerà e nelle parole di Isabella e di un nostro generoso donatore che qui abbiamo voluto testimoniare. Perché è solo con l'esempio che si insegna.
LA FAVOLA DEL COLIBRÌ:
Un giorno nella foresta scoppiò un grande incendio. Di fronte all'avanzare delle fiamme, tutti gli animali scapparono terrorizzati mentre il fuoco distruggeva ogni cosa senza pietà. Leoni, zebre, elefanti, rinoceronti, gazzelle e tanti altri animali cercarono rifugio nelle acque del grande fiume, ma ormai l'incendio stava per arrivare anche lì.
Mentre tutti discutevano animatamente sul da farsi, un piccolissimo colibrì si tuffò nelle acque del fiume e, dopo aver preso nel becco una goccia d'acqua, incurante del gran caldo, la lasciò cadere sopra la foresta invasa dal fumo. Il fuoco non se ne accorse neppure e proseguì la sua corsa sospinto dal vento. Il colibrì, però, non si perse d'animo e continuò a tuffarsi per raccogliere ogni volta una piccola goccia d'acqua che lasciava cadere sulle fiamme. La cosa non passò inosservata e ad un certo punto il leone lo chiamò e gli chiese: "Cosa stai facendo?". L'uccellino gli rispose: "Cerco di spegnere l'incendio!". Il leone si mise a ridere: "Tu così piccolo pretendi di fermare le fiamme?" e assieme a tutti gli altri animali incominciò a prenderlo in giro. Ma l'uccellino, incurante delle risate e delle critiche, si gettò nuovamente nel fiume per raccogliere un'altra goccia d'acqua. A quella vista un elefantino, che fino a quel momento era rimasto al riparo tra le zampe della madre, immerse la sua proboscide nel fiume e, dopo aver aspirato quanta più acqua possibile, la spruzzò su un cespuglio che stava ormai per essere divorato dal fuoco. Anche un giovane pellicano, lasciati i suoi genitori al centro del fiume, si riempì il grande becco d'acqua e, preso il volo, la lasciò cadere come una cascata su di un albero minacciato dalle fiamme. Contagiati da quegli esempi, tutti i cuccioli d'animale si prodigarono insieme per spegnere l'incendio che ormai aveva raggiunto le rive del fiume.
Dimenticando vecchi rancori e divisioni millenarie, il cucciolo del leone e dell'antilope, quello della scimmia e del leopardo, quello dell'aquila dal collo bianco e della lepre lottarono fianco a fianco per fermare la corsa del fuoco. A quella vista gli adulti smisero di deriderli e, pieni di vergogna, incominciarono a dar manforte ai loro figli. Con l'arrivo di forze fresche, bene organizzate dal re leone, quando le ombre della sera calarono sulla savana, l'incendio poteva dirsi ormai domato. Sporchi e stanchi, ma salvi, tutti gli animali si radunarono per festeggiare insieme la vittoria sul fuoco. Il leone chiamò il piccolo colibrì e gli disse: "Oggi abbiamo imparato che la cosa più importante non è essere grandi e forti ma pieni di coraggio e di generosità. Oggi tu ci hai insegnato che anche una goccia d'acqua può essere importante e che «insieme si può» spegnere un grande incendio. D'ora in poi tu diventerai il simbolo del nostro impegno a costruire un mondo migliore, dove ci sia posto per tutti, la violenza sia bandita, la parola guerra cancellata, la morte per fame solo un brutto ricordo". E aggiungo io: la carenza di sangue solo un ricordo lontano!
Donare la vita per me è sempre una grande emozione. Questa volta però la mia esperienza non è stata da donatrice, bensì da coordinatrice del gruppo donazioni, insieme al mio amico e compagno di squadra Andrea. L'emozione è più o meno la stessa, solo meno forte di una vera e propria donazione. La donazione verso la fine mi fa sempre piangere, perché realizzo tutto. Invece in questa occasione invece alla fine ho sorriso, ero felice. Segui passo passo, giorno per giorno il gruppo. Controlli che le adesioni crescano. Fai più pubblicità possibile, per far si che il "messaggio" arrivi a più persone. C'è in ballo la vita di qualcuno, e se lo si può aiutare in qualche modo, ti sdoppi, ti triplichi per far si che questo avvenga. Che tutto vada per il verso giusto.
E il giorno della donazione: sono sorrisi, risate, emozioni, carezze, incontri. Quel giorno diventa un giorno speciale, già di per se speciale, perché si fa una cosa che dura poco, pochissimo, ma che regala la vita. Di questo bisogna solo che esserne orgogliosi. Alla fine della giornata ho inviato un piccolo messaggino collettivo che voglio ripetere qui, affinché arrivi a tutti. Grazie per il piccolo, ma grande gesto che avete fatto. Siete stati degli eroi, siete stati i miei eroi!
Andrea e Isabella
|
Redazione Podistica |