Correre per un sorriso. di Maurizio Zacchi, 08/04/2011Ogni giorno, la nostra mente viene sollecitata da tante notizie negative che ci inducono a maturare una visione pessimistica della società in cui viviamo e della razza umana che popola il nostro mondo.
Dopo un fugace sguardo buttato sulle pagine di un giornale o dopo un ascolto distratto del notiziario trasmesso dalla radio abbiamo la tendenza a chiuderci in noi stessi, a perdere fiducia ed entusiasmo verso il prossimo, guardando all’umanità come ad una minaccia. Non per niente in questo scenario, il catastrofismo sembra esercitare un attrazione molto forte nei confronti dell’uomo moderno.
In questo mare di negatività che ci circonda, una serie di piccole notizie straordinarie sono destinate all’oblio; il senso di rassegnazione tipico della società moderna ci fa dimenticare che, in qualsiasi momento, ognuno di noi ha le potenzialità per cambiare il senso della propria esistenza, riuscendo con un piccolo gesto a trasformare in positivo la vita di un'altra persona meno fortunata, regalandole un grande sorriso.
Mi chiedo ad esempio quanti tra i “podisti solidali”, il lunedì mattina, raccontando le loro gesta sportive della domenica, mantengano viva la percezione che proprio in quella domenica, con il loro sudore, hanno contribuito a realizzare un progetto importante. Quanti di loro hanno la consapevolezza di aver tagliato due traguardi, il più importante dei quali non è certo quello registrato dai macchinari della TDS.
Tutti gli atleti in canottiera arancione “corrono per traguardi importanti” in grado di restituire all’umanità quella dignità che gli viene spesso negata. Tanti progetti sono stati realizzati grazie a quell’immensa energia cinetica sviluppata da quel fiume arancione che ogni settimana si snoda sulle strade della nostra regione.
Da alcuni anni ci sono tre ragazzi che hanno potuto avere un’esistenza decisamente migliore grazie alle corse dei nostri podisti. Hanno nomi curiosi e difficili da pronunciare: si chiamano Jacques Burunda Mlenda, Hlatshayo Bongani, Oana Balan.
Vivono lontano dalle strade che i nostri podisti calcano ogni settimana, nella periferia di Johannesburg oppure in quella di Bucarest. Hanno alle spalle storie familiari terribili: prima di entrare in contatto con l’organizzazione MAIS ONLUS e di essere adottati dalla “Podistica Solidarietà, non avevano alcuna speranza per il futuro. Ora hanno la possibilità di studiare, di credere in qualcosa, di lottare per sfuggire al proprio triste destino, grazie ad un impegno che si rinnova ogni anno da parte della Podistica Solidarietà, con un versamento che viene costruito con i km percorsi dai propri atleti, nel 2010 abbiamo donato per i nostri tre ragazzi 924 euro.
Le loro storie ci sono state abilmente raccontate dalle nostre podiste:
Patrizia De Castro
www.podisticasolidarieta.it/podistica/home.nsf/web-notiziesol/ea0b08462b967142c125779900659ff1
e Giulia Morchegiani Carpano
www.podisticasolidarieta.it/podistica/home.nsf/web-notiziesol/3bd323609d200dcbc125766400666772
con degli articoli appassionati che hanno rappresentato i disagi e i progressi compiuti da questi giovani.
Non so quanti “podisti solidali” hanno avuto modo di leggere questi articoli, ma sono certo che leggendoli troverebbero nuove energie per superare le fatiche della corsa. Altro che integratori o seminari motivazionali. La Maratone diventerebbero molto più corte dei canonici 42 km, le 10 km diventerebbero passeggiate, le salite si trasformerebbero in discese e le scarpette volerebbero leggere sul terreno.
Se poi il lunedì mattina, nella marea umana incupita che si muove per le strade della nostra regione, doveste incontrare una persona sorridente, che cammina a testa alta e a qualche palmo da terra, allora potreste avvicinarlo e chiedergli notizie sulla corsa del giorno prima; già perché ci potete giurare che quello è un componente della Podistica Solidarietà, orgoglioso di esserlo, orgoglioso di aver tagliato un altro traguardo importante.
|
Maurizio Zacchi |