Progetti MAIS Onlus in Sudafrica ed eSwatini di Redazione Podistica, 21/07/2021
Progetti MAIS Onlus
In Sudafrica la difficile situazione economica e sociale conseguente alla pandemia di Covid-19 è da ultimo ulteriormente peggiorata, con i disordini verificatisi, soprattutto nel KwaZulu-Natal, a seguito dell’incarcerazione dell’ex Presidente Jacob Zuma, condannato a 15 mesi di reclusione per corruzione.
La situazione è divenuta incandescente, da un lato, per le difficoltà di una democrazia ancora giovane di assorbire i cambiamenti di regime e di potere, dall’altro per l’aggravamento delle condizioni di povertà e disagio fortemente diffuse e l’incapacità di controllare la diffusione della pandemia (la campagna vaccinale è in forte ritardo e i contagi continuano a far registrare dati molto preoccupanti).
Le tensioni si sono così riversate in strada, gestite in parte dalla stessa criminalità organizzata. Nelle grandi città del Paese, si sono verificati numerosi episodi di vandalismo e di saccheggio (nei negozi e supermercati), la circolazione non è sicura, le scuole e le università sono state chiuse. A Yeoville, alla periferia di Johannesburg, nella Casa Famiglia Saint Christopher, gestita da Mais Africa, le cose si sono fatte più difficili ma i bambini ospitati sono al sicuro, sono state rafforzate le misure di sorveglianza e il nostro staff si sta adoperando perché la difficile fase venga superata senza incidenti.
Al momento tutti i ragazzi sostenuti e le loro famiglie stanno bene.
Nel vicino eSwatini, analogamente, proteste di carattere politico ispirate a rivendicazioni di maggiore democrazia e rispetto dei diritti della popolazione sono degenerate in gravi episodi di violenza. Anche in questo caso, il fuoco covava sotto la cenere, essendosi aggravate a seguito della pandemia, le condizioni di povertà e insicurezza alimentare e sanitaria (il più alto tasso mondiale di diffusione di HIV) della popolazione.
La morte di uno studente di giurisprudenza, in precedenza arrestato, sembra essere stato il detonatore di una protesta che ha manifestato, anche attraverso i numerosi episodi di violenza e teppismo, un elevato grado di esasperazione.
Il governo del Paese ha imposto il coprifuoco dal tramonto all’alba e ha reagito con determinazione alle proteste, sparando ad altezza d’uomo e ferendo molti manifestanti. Le rivendicazioni sono anzitutto di carattere politico, in un Paese rimasto l’ultima monarchia assoluta d’Africa, dove il re nomina il capo del governo, i giudici, i funzionari e molti membri del parlamento: se non vi saranno concessioni, si teme il proseguimento delle proteste.
Il progetto MAIS nel Paese, anche in questo caso, viene chiamato a un ulteriore impegnativo sforzo per far fronte all’emergenza. La scuola del centro è stata chiusa, come le altre scuole del Paese, i bambini ospitati presso casa The Loredana vengono tenuti al sicuro dietro i cancelli del Centro, serrati e ben vigilati e anche il centro di formazione professionale ha momentaneamente sospeso l’attività.
La clinica Lunyati, invece, è stata brevemente chiusa ma ha riaperto le proprie porte soprattutto per l’esigenza di fornire le terapie agli assistiti affetti da HIV, anche se l’afflusso dei malati è stato molto ridotto per la paura delle persone di incorrere nelle violenze di piazza.
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