Nettuno: l'emozione di correre in casa di Sandro Pecatelli, 09/05/2015
La suggestiva partenza del Trofeo Città di Nettuno A metà 2008 partecipavo alla mia prima gara ufficiale da podista con la canotta Orange sulla distanza dei diecimila metri. La competizione si svolgeva a Nettuno tra le strade cittadine e terminava nel Piazzale antistante la Basilica ma non prima di aver scollinato sopra Villa Borghese ai confini con Anzio. Era caldo, non caldissimo, e l'estate faceva capolino in maniera ineluttabile. All'altezza del Belvedere, presso la Proloco, mancava circa un chilometro al traguardo e si iniziava a sentire il megafono annunciare gli arrivi. Le difficoltà altimetriche erano finite e rimaneva solo da gestire il lungo e affascinante finale tutto in leggera discesa, se si esclude una leggerissima elevazione prima di Piazza Mazzini, ove presenziava il dio Nettuno solerte ad accogliere e incitare con fare benevolo ma autoritario.
Sarà stato proprio l’incitamento del dio Nettuno a farmi dimenticare la fatica e salire l'adrenalina. Io non ci ho capito più nulla! Neanche mi rendevo conto che correvo, che faticavo e che ero in competizione. Solo le foto, che avrei visto in seguito, mi avrebbero riportato la realtà.
Ero solo emozionatissimo perché ero in qualche timido modo protagonista nel mio amato Nettuno, ero partecipe nel mio mare, ricco, come la vita, di difetti e pregi. Un mare amato e maltrattato, sfruttato, criticato ma desiderato. Un mare che preserva gli stessi rituali da secoli. I genitori di oggi erano i piccini di ieri e i vecchi di oggi erano i giovani di ieri.
In più decenni ho sentito tanto ricamare i difetti, raramente i pregi, di Nettuno ma ancora oggi incontro le stesse persone a prendere la tintarella sulla spiaggia e passeggiare nelle vie.
Il lungomare Matteotti si apriva a me. Intravvedevo l’arco di arrivo e vedevo la Basilica. Uno splendore particolare albeggiava sopra di essa. Una strana e sorprendente suggestione, mi mostrava, accanto al campanile, la statua lignea della Madonna venuta da Ipswich e la stessa suggestione materializzava una dolce bambina che mi sorrideva, divertita e tenera. Maria e Marietta, come fossero madre e figlia.
Il tempo di rendermi conto che sognavo ed ero arrivato. La mia famiglia mi abbracciava e mi diceva "bravo" ma mica tanto lo ero stato. Lo pensavo allora e ne sono certo adesso.
Io, però, ero felice … felice come poche altre volte lo sarei stato perché avevo corso nella mia amata cittadina.
Avrei partecipato ad altre edizioni del Trofeo Nettuno (non tutte, ahimè) ma le emozioni di quel giorno mi rimarranno sempre care, indelebili e indescrivibili anche se mi piacerebbe portarle su carta per condividere. Ma come si fa a spiegare le emozioni, si possono solo vivere !
Tra meno di un mese tornerò a Nettuno per una nuova partecipazione, questa volta lontano dalle fibrillazioni dei vacanzieri estivi, in un ambiente più riflessivo e naturale. Camminerò e correrò sulla sabbia e sull’erba, forse toccherò anche l’acqua marina. Il sole mi scalderà quel tanto e la brezza sfiorerà la mia pelle con dolce carezze di frescura.
Colgo l’occasione per ringraziare la Podistica Solidarietà (il pres Pino e i tanti volontari) e, per questa specifica gara, la sezione di Nettuno con l’instancabile Elisa Tempestini, che hanno permesso, indossando una significativa canotta Orange, quelle prime emozioni.
Mi hanno dato tantissimo questa maglia e questo colore negli anni. Neanche immaginavo ne fossero passati oltre sette.
Solo volati anzi sono corsi via.
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Sandro Pecatelli
Sandro alla Maratonina della Cooperazione Gara: Trofeo Città di Nettuno (02/06/2015) SCHEDA GARA |