Resoconto Trail dei due Laghi (Lupululi castellulula!) di Germana Bartolucci, 03/12/2013
Era una notte buia e tempestosa...ehm o forse no!
Era un giorno, più precisamente la mattina del primo giorno di dicembre, dove sembrava che il vento volesse ridisegnare i confini naturali, tanto era l'ardore col quale soffiava, freddo, implacabile. D'intorno nubi grigie si muovevano agitate creando uno scenario da film surreale.
Quel giorno, la gara podistica della domenica, prevedeva il Trail dei due laghi, un percorso campestre di 21km, tra il lago di Martignano, ed il lago di Bracciano.
Il Lago di Bracciano, originariamente chiamato anche Lago Sabatino (dal latino: Lacus Sabatinus), è un lago di origine vulcanica.
Il lago non presenta isole ed ha un piccolo emissario, il fiume Arrone, che origina sulla costa sudorientale e si getta nel mar Tirreno in località Maccarese. A due chilometri ad est del lago si trova il più piccolo lago di Martignano, anch'esso di origine vulcanica. Sulle sponde del lago sorgono le tre città di Bracciano, sul lato occidentale, Anguillara Sabazia, su quello sudorientale, e Trevignano Romano.
Lo scenario naturalistico che circonda i paesini è di quelli che non si dimenticano facilmente!
Quella mattina il ritrovo era nel suggestivo paesino di Anguillara. Alle 8.30 circa, la piazza del paesino, vista lago, era già gremita di atleti. Difficile scorgerne i volti, i più erano coperti da sciarpe e cappelli x ripararsi dal freddo. Tanto era il vento, che non sarebbero sembrati strani sacchi di sabbia legati alle caviglie, da usare come zavorre.
Ma il clima, a quanto pare, non è certo un limite x i runner, sicuramente x quelli più "incalliti".
Anzi, forse quelle condizioni climatiche non proprio favorevoli, sembravano voler lanciare una sfida. A nulla credo, sarebbe servito il pensiero di un confortevole letto e di un piumone caldo. Il richiamo di quel vento sembrava recare con se la promessa di qualcosa di ancestrale, di magico, di avventuroso. Sembrava voler spazzar via le consuetudini a favore dell'ignoto...
Ed a gettarsi nell'avventurosa impresa erano circa 600 folli!
Il clima, il solito... Di festa, questo era chiaro. Ci si salutava sorridendo e saltellando, scaldarsi era fondamentale. Intorno il lago sembrava un mare inquieto, i gabbiani con le loro ali planavano nel vento e creavano in cielo, la stessa cornice in movimento che era in terra.
Tre-quattro caffè a testa belli caldi e pronti x la partenza!
L'avvio per un attimo, sembrava quello di un rave, la musica sovrastava ogni rumore! Ma superato lo start, ecco apparire il più classico dei momenti. Una folla di podisti colorati pronti ad affrontare la prima lunga salita. Un breve tratto di strada asfaltata, e via, subito ospiti di quell'infinito scenario immerso tra boschi e campagna, che ci avrebbero accompagnato per tutto il percorso.
Difficile provare a spiegare a parole alcune esperienze. Certe emozioni non sono traducibili, le vivi, ti attraversano e sai già che ti rimarranno impresse nella pelle...
Scopro piacevolmente sorpresa che il chilometraggio del percorso non è segnalato. Meglio così, per quel che mi riguarda... Mi piace quando non si hanno orologi, distanze segnalate... È più facile perdersi, ma non nel bosco, ma con la mente...
I primi chilometri passano veloci, le gambe ed il corpo hanno già preso confidenza col terreno sterrato, che avrebbe comunque richiesto più concentrazione del solito.
Ci troviamo ad affrontare un lungo tratto con pozzanghere di fango che "sbarrano" la strada. Allora ecco tutti gli atleti passare lateralmente in microscopici passaggi non coperti dall'acqua. Ad osservarli da dietro sembrava di assistere ad un buffo slalom, o ad uno strano effetto domino se si osservava il riflesso dei corpi nell'acqua.
Si arriva ad un certo punto di ogni gara dove il passo col quale si affronta, crea gruppetti di persone che hanno il tuo stesso passo.
I miei compagni di viaggio sono divertenti ed allegri, con me della Podistica, il "povero" Valter, si è sorbito dal primo all'ultimo chilometro, il mio bucolico delirio spirituale.
E come ogni volta si affrontano percorsi campestri e naturalistici, ad un certo punto, Madre Natura, impone con la sua bellezza selvaggia, al silenzio. Ci passa a fianco un cavallo bianco, in qualche film fantasy poteva benissimo essere un angelo alato. Ci guarda incuriosito, proseguendo disinvolto nel suo elegante trottare.
Il respiro veloce ed i passi degli atleti, sembrano accenni lievi a prendere parte a quella danza. Il vento dirige e suona forte la sua sinfonia, tra le fronde degli alberi, tra le radure erbose... Nei tratti non boschivi, le forti raffiche ventose, sembrano voler mettere alla prova l'equilibrio e la volontà dei goliardici atleti. Attraversano come frecce i volti, gli abiti sudati... Ma anziché "ferire", sembrano partecipare ad un entusiasmo in crescendo, a quell'energia incredibile che sembra farti scoppiare di meraviglia il cuore e le vene... Quel paesaggio, è apparentemente cupo ed inquieto solo ad occhi distratti... Chi ne accoglie l'Anima, non può fare a meno di percepire in quel movimento, una forza enorme, un richiamo a quella grandezza che in molti si sarebbe tentati a chiamare Dio... altro non è che sentirsi parte, anche solo per un momento, di quell'infinito... Chissà, sensazioni che forse sono un ritorno agli archetipi , agli istinti primordiali, quell''assenza di confini, di strutture, tra quella visione di laghi, cielo e terra...
Il silenzio viene rotto da qualcuno che annuncia che mancano pochi chilometri all'arrivo. La stanchezza di quel percorso meraviglioso ma duro, comincia a sentirsi nelle gambe, nonostante l'effetto doping del paesaggio.
Davanti a noi una sfortunata runner, improvvisamente inciampa e capitombola col viso a terra. Sembrava una caduta morbida, ed invece poverina, in pochi secondi il suo viso si colora di sangue. La soccorriamo, labbra e sopracciglio presentano un bel taglio!
Ci invita a proseguire la nostra corsa! Figuriamoci se lasciamo da sola una donzella, per di più ferita, le diciamo. Neanche stessimo concorrendo alla medaglia d'oro olimpionica! Ci sorride, si fa coraggio, e proseguiamo sotto braccio l'ultimo chilometro e mezzo.
L'arrivo, è un piccolo grande trionfo. Percorriamo l'ultimo metro tutti con le mani del compagno vicino, tenute strette ed alte verso quel Cielo che ci ha visto protagonisti di una giornata di quelle che non si dimenticano. E ci si saluta, con chi si è incontrato per la prima volta, con uno di quegli abbracci caldi e meravigliosi che sono il frutto della condivisione...
Magica alchimia, la condivisione...
A degna conclusione e per ripagare il corpo dalle fatiche appena passate, qualcuno pronuncia quella bella parolina che provoca l'ultimo gioioso sussulto del cuore... Il pasta party!! Accompagnato da dissetanti boccali di birra.
Un'altra avventura dal colore orange è stata scritta...
Un grazie di cuore a tutti gli amici della squadra, compagni di viaggio!
Termino citando Mark Hanson (atleta americano)
"Quando corri vivi. Per il resto, aspetti".
Germana
|
Germana Bartolucci Gara: Trail dei Due Laghi (01/12/2013) SCHEDA GARA |