21, 30..42.. Strasimeno! di Francesca Castro, 19/03/2014
Terzo anno per me in questa imperdibile manifestazione sportiva, che oltre ad essere un’ultramaratona consente a chi ha meno strada nelle gambe di partecipare, fermandosi su distanze minori.
Così il primo anno ho osato una mezza, innamorandomi di questo magnifico posto. Lo scorso anno mi sono iscritta alla 30 e questa volta, per seguire il trend, non potevo che osare la Maratona.
Castiglione del Lago, punto di partenza e arrivo per l’ultramaratona, è un luogo magico e senza tempo. Incastonato su un’altura (lo sanno bene i finisher della 58!!!) che domina il lago e le pianure circostanti, è un piccolo paesino che la sera prima della gara si trasforma nel presepe più atipico che si possa immaginare: non buoi, asinelli e re magi a circolare per le viuzze medievali, ma atleti e atlete, emozionati e sorridenti, scarpe da running ai piedi e buste cariche di prodotti tipici in mano (si sa, per reintegrare l’indomani, cosa c’è di meglio delle enormi meringhe della Pasticceria del Corso?).
Arriviamo nel pomeriggio anche quest’anno, andiamo a prendere i pettorali e un (bizzarro) pacco gara e trascorriamo il tempo in chiacchiere con gli incredibili personaggi che gravitano intorno a questo sport. Accenti di tutta Italia, chi viene da Mestre, chi da Napoli, molti da Roma e dalla Toscana, tutti a confrontarsi e a scambiarsi opinioni sull’indomani: quale abbigliamento migliore, chi ha caldo, chi ha freddo, chi si sta preparando a qualche altra grande impresa e chi è appena tornato e deve fare “scarico”.
Resta ancora tempo per passeggiare nei vicoletti della meravigliosa Castiglione e per guardare il tramonto sul lago, una bella cena “iperglucidica” (fettuccine al ragù di cinghiale vale no?) e si va a letto presto. Tuttavia, sono inquieta: ho visto che anche quest’anno la mitica Angela Gargano si è iscritta, eppure in giro non la vedo.
Non mi fido affatto a partire per una Maratona senza avere il suo in bocca al lupo! Così, mentre sono sulla via per il b&b, confidando di avere fortuna domattina, eccola “apparire” girando l’angolo, giusto il tempo di un abbraccio e del suo incoraggiamento, che stavolta più che mai sarà di buon auspicio. L’anno scorso mi disse che quest’anno avrei dovuto fare la Maratona. Quest’anno che mi appresto ad affrontare i 42 km, chi indovina il suo consiglio per la prossima edizione?
Domenica 9 marzo 2014, il sole è meraviglioso, clima fresco e perfetto. Sono un po’ preoccupata, è la mia prima 42 km che affronterò completamente da sola: GdG fa la sua gara, i peacer non ci sono, non c’è nessuno che conosco che vada al mio passo, non so cosa mi aspetta.
Ci penso e ci ripenso, mi chiedo cosa accadrà, come sarà affrontare la (o le) “crisi”, come al solito mi dico che non sono abbastanza allenata. Ma poi che vuol dire, essere allenati? Ho fatto le mie uscite, ho seguito i consigli dell’ultra coach GdG..ah e pure l’allenamento mentale! E se dopo tutte le mie teorie del sabato precedente (a proposito, grazie a tutti quelli che sono intervenuti al seminario!) “non mi regge”? Un po’ sono preoccupata.
Poi c’è il sole, c’è questo lago magnifico, c’è la gente alla partenza, gli orange da salutare, c’è lo sparo, si va. Ora questa strada è tutta per me.
Ancora intimorita, mi aggrego a un gruppetto di atleti toscani, simpatici e sorridenti, e facciamo un pezzo di strada insieme. Accade un episodio che diventerà la cifra di questa giornata, sembra quasi che la sorte mi voglia sottolineare qualcosa: intorno al 15esimo km un’auto ferma in mezzo alla carreggiata, davanti un capriolo, accovacciato, gli occhi chiusi, il mantello soffice e il muso tra le zampette. Una bestiola bellissima, ma la temiamo morta nell’urto. I miei compagni di strada non si perdono d’animo: “fettuccine al capriolo all’arrivo!” esclamano ridendo ma in realtà siamo tutti dispiaciuti e sgomenti. Non passa molto, che sentiamo un frusciare d’erba. Il capriolo si è ripreso, altroché fettuccine, saltella a zig zag nel prato, e io vorrei trovare le parole per descrivervi quell’immagine meravigliosa di questa bestiolina libera e leggera che salta nell’erba verso il lago, in uno spazio sterminato, nella luce limpida della mattina..l’immagine della libertà.
Ora davvero non posso più stare in gruppo, vado per la mia strada, grazie capriolo – e grazie amici toscani, che simpaticamente salutano le loro fettuccine saltellanti verso il lago.
Per inciso, poco più giù ci sarà un altro incontro che farà festa: una staccionata con due ciuchini confina con la strada e i due, sorpresi di tanto via vai, saltano, galoppano e sgroppano nel loro recinto. Meno poetici forse del capriolo di prima, ma altrettanto generosi di buonumore.
Ebbene, sono qui, io, le mie gambe e la mia testa, la strada scivola sotto le scarpe e intorno a me il lago, azzurro, verde, qualche airone assorto a lisciarsi le piume (io li ho visti..poi se erano già visioni fate voi), è tutto, semplicemente, strepitoso. Ho passato i 21 da un pezzo, ho passato pure i 30, e si affaccia un pensiero alla coscienza: non vorrei altro che essere qui, in questo modo, e sola.
Qualcuno ai ristori mi saluta e vuole chiacchierare, ma gentilmente (spero, per quel che mi resta di glicogeno da investire sui muscoli facciali per un sorriso) scambio una parola e proseguo. A tratti penso che il Garmin si sia incantato, perché la velocità che tengo è talmente costante che non mi sembra possibile. Ma non è il Garmin, sono io! 35esimo km, faccio l’appello, di solito qui intorno iniziano dolori piuttosto invadenti e spesso soffro per la nausea dovuta alla fatica: muscoli, a posto, piedi…a posto…schiena…pure!!!
La nausea si affaccia appena appena al 38esimo, e faccio un patto di alleanza, mi farò guidare proprio da quella sensazione, che non è detto che debba essere nemica, è il mio indicatore: devo respirare meglio, perché se respiro, scopro, resta tutto in equilibrio.
Inizio a superare diverse persone lungo il percorso, qualcuno mi incoraggia, qualcuno si sorprende perché mi aveva superato ore prima, ma io non sto affatto accelerando, sono sempre piantata lì, a ritmo crociera, il cronometro indica velocità costante e cuore, gambe e polmoni sono d’accordo. Il mio orizzonte mentale è confinato su quello che il corpo mi sta dicendo, e ascolto cose buone, mi ripeto la parola “alleanza” e ringrazio in cuor mio il capriolo per l’emozione che mi ha regalato e che mi sostiene ancora, e il lago per la meraviglia che mi riempie lo sguardo, e sono arrivata a 40.
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Rifaccio l’appello: muscoli..benissimo! Piedi, a posto! Schiena, va bene! Stomaco: continua a respirare! Un piccolo tratto, ancora supero persone, ma davvero manca così poco? Un breve rettilineo, e vedo il traguardo, e supero un’altra donna che sta correndo nella stessa direzione: lei mi lancia uno sguardo rassegnato, come dire “fai come ti pare”, in effetti non sarebbe il punto per fare lo sprint finale ma, non so che dire, io ci sono, sto bene, vado.
Del risultato mi importa così poco, che controllo le classifiche nel tardo pomeriggio e mi precipito a prendere il premio mentre stanno già smontando tutto…perché sono pure arrivata 5’ assoluta!
Ciò che resta indelebile è lo stato di grazia che ho vissuto: il lago e il suo respiro, il capriolo ed il suo passo, il traboccare di vita e di entusiasmo ad ogni metro, la soddisfazione di aver onorato la mia 6’ maratona in poco più di un anno, il desiderio di ripetere questa magnifica distanza, questa profondissima esperienza, un’altra volta, e poi di nuovo, finché potrò.
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Francesca Castro Gara: Strasimeno (09/03/2014) SCHEDA GARA |