Quando avevo deciso di iscrivermi a questa edizione della mezza di Roma speravo tanto in una prestazione migliore della scorsa edizione. Infatti, l’anno passato per il caldo torrido, il percorso poco avvincente ed una strategia sbagliata era stato un disastro ed ero riuscito a terminare la gara a mala pena arrivando alla fine a tocchi e superato all’ultimo anche da mio cognato , “avversario” dei Bancari Romani.

Prima di San Tarcisio ho preso l’influenza credo, con un febbrone da cavallo ed ho fatto un pieno di antibiotici per una settimana. Giovedì 18 una sgambatina e il responso: sono fiacco, niente gara. Sarà per l’anno prossimo, ho pensato con rammarico.

Sabato mattina però leggendo “Repubblica” ho scoperto che il percorso si avvicinava a casa mia e mi son detto: è il destino, devo esserci comunque, almeno a fare il tifo per i miei compagni di squadra. A letto le mie donne (moglie + 2 figlie poco partecipi al mio voler essere un runner) verso le 22,45 da via Millevoi vado a Tor Carbone dove la Municipale sta approntando maldestramente una chiusura/deviazione del traffico; proprio prima della curva con l’Ardeatina è già pronto un nutrito punto ristoro, si è a metà gara circa. Faccio i miei calcoli, verso le 23,30 penso passeranno i primi, qualche keniano di turno e poi gli altri.

I primi Orange chi saranno? Fabrizio, Alfredo, si vedrà. Si diffonde la notizia che la gara è partita, e mentre man mano gli automobilisti fermi iniziano a lamentarsi, tutti bloccati per qualcosa di importante, tutti attesi con trepidazione, avverto una strana sensazione; è la prima volta forse che vivo una gara podistica dal di fuori e comunque non ricordo occasioni in cui avevo qualcuno anzi una Squadra intera da tifare.

Dopo un po’ di attesa, qualche chiacchiera con gli addetti dell’organizzazione finalmente si scorge a distanza dal buio il primo; keniano sembra, staccato da tutti supera il punto ristoro e vira veloce a destra sull’Ardeatina. Passano altri e l’attesa si fa ancor più pressante per vedere i primi top runners orange fino a quando vedo sfrecciare Fabrizio Terrinoni.

Arrivano ora i primi gruppi più numerosi e individuando i compagni, per alcuni dei quali non ricordo il nome o che conosco solo dal sito, urlo il cognome o solamente “Vai Podistica”. Riconosco Cocciarelli, Pulcinella, Alessandrini, Golvelli, Savo, Giambartolomei, Pes, Mollica, Santoni, Sallustio, Parodi, Marano, Gasbarri, Ardizzone, Amore, Valerio, Paris, Di Donato, Maggioli, Cesarini, Zeppa, De Pasqualis, la belissima Aleksandra, il mio amico Mario e tanti altri fino al mitico Romano che, quasi a chiudere la gara, chiamato si è fatto immortalare guardandomi fiero e divertito.

Passa l’ambulanza dietro gli ultimissimi, mi siedo per terra a pensare all’emozione e alla gioia che ho provato in queste due ore; è stato bellissimo e ciò ha affievolito anche il mio rammarico per non aver potuto gareggiare. E’ l’una di notte ormai e mentre torno a casa a piedi nel buio dell’Ardeatina con addosso il gilet fosforescente della Podistica spero tanto che le mie preoccupazioni per le analisi non buone dell’altra settimana siano esagerate e che non debba mai rinunciare a correre.

Forza Podistica.

Napoleone Intonti