Orange tra gli Orange... di Daniela Paciotti, 26/10/2012
Quando, martedì mattina, mi sono svegliata ad Anguillara, nella mia casa, mi sono meravigliata di sentire il rumore dei motori delle macchine, non c'ero più abituata!
Amsterdam, piena di gente nel centro e meravigliosamente verde e silenziosa nella periferia, non presentava quasi per nulla i rumore dei motori, al massimo un "clanck clanck" dei tram rigorosamente elettrici che chiedevano il giusto passaggio o il suono dei campanelli delle biciclette di cui noi, italiani indisciplinati e forse anche inesperti, invadevamo le piste ciclabili.
Ad Amsterdam tutto è bello: le persone, uomini donne e bambini, sorridenti, tranquilli e disciplinati...le strade, quasi tutte ciclabili, pulite e ripulite senza carte e cartacce (anche dove non si vedono i contenitori per rifiuti), le case, alte e sottili a mattoncini colorati (eh sì perché ad Amsterdam per restaurare una facciata la ridipingono) in città; o larghe a pianta poligonale e con grandi finestre a raccogliere tutta la luce, fuori città, senza recinzioni, ognuna con le sue biciclette e il suo ordine.
La sensazione che si prova è quella di infinito rispetto per tutto e per tutti, di amore per la natura, di gioia di vivere e condividere, come in un presepe costruito con amore in cui nessuno si sognerebbe di posizionare una pecora in montagna o una contadina a riposare sotto un albero. Tutto è, almeno ai nostri occhi, bello e perfetto!
Giuseppina ed io ci incontriamo all'aeroporto in tarda mattinata del venerdi, ma non riusciamo a partire insieme, poiché Alitalia ha venduto più biglietti del necessario e per chi, come Giuseppina non è riuscita a fare il checkin il giorno prima non resta che aspettare e aspettare e aspettare una fortunata combinazione e sperare di arrivare in tempo per la Maratona!!
Con un forte abbraccio, io e Tommaso ci imbarchiamo, con tutti gli scongiuri possibili atti a rivederci ad Amsterdam nelle ore successive!
In realtà passeranno circa 5 ore prima del nostro incontro, la figlioccia di Giuseppina farà la spola tra aeroporto e albergo, prima a prendere noi, poi Giuseppina e Gianfranco, ma alla fine, alle 22,00 (quasi fuori tempo massimo) ci ritroviamo a mangiare al ristorante Libanese vicino all'albergo: per antipasto un carciofo grande come una ninfea da mangiare in pinzimonio e poi costolette con riso e verdure e una dolce sfoglia ai pistacchi, insomma il giusto premio per esserci ritrovate!
Il nostro albergo distava circa un km a piedi dal Centro per la consegna dei pettorali, nonché lo Stadio dal quale saremmo partiti domenica, e quindi sabato mattina, indossati pantaloncini e scarpette, Giuseppina, Tommaso ed io abbiamo preso lo spunto per il ritiro dei numeri, per un piccolo allenamento e riscaldamento.
Le strade, pur essendo sabato, erano pressocchè deserte, qualche bicicletta, qualche macchina, atleti che andavano a ritirare pettorali, camminando di buon passo, lungo un canale disseminato di case, fisse o galleggianti, Giuseppina ed io eravamo felici, pur se emozionate: per Giuseppina sarebbe stata la prima Maratona!!!
Al centro, grandi abbracci e saluti, non solo con gli italiani che incontravamo, ma anche con la famosa (almeno per noi) Yvonne, che ci ha supportato e sopportato in questi mesi, con le prenotazioni, gli spostamenti i cambiamenti e le confusioni della nostra trasferta tutta italiana!!
Per lei, anche un piccolo, grande regalo: una t-shirt Orange della Podistica Solidarietà, per non dimenticarci più!
Poi, il pettorale, la maglietta, piccoli acquisti (grazie Alberto Visicchio per il consiglio dei calzettoni "monchi") ed eccoci di nuovo verso l'albergo dove intanto erano arrivati Maria Rita e Claudio, con loro di nuovo indietro a ritirare i loro pettorali (quasi 5 km di allenamento!!!).
A questo punto era tutto pronto potevamo, almeno per qualche ora rilassarci, andando in centro ad incontrare gli altri Oranges, Fabio, Luca, Valerio, Iolanda per un buon carico di carboidrati in un ristorante italiano (PASTA DI RITO) e poi a nanna...
La mattina di domenica Giuseppina ed io, supportate da Gianfranco e Tommaso, dopo aver fatto colazione ci siamo dirette allo stadio e, nonostante il nostro pettorale di prima linea (per un errore ci avevano dato la pool position) ci siamo accomodate nel settore azzurro delle "tapasci-orange" ad aspettare la partenza.
"Batti il cinque, Giuseppina...batti il cinque Daniela! IN BOCCA AL LUPO! ci vediamo comunque all'arrivo!"
200 m. all'interno dello stadio, sotto l'arco , altri 200 m. e siamo fuori, un coro di sostenitori di ogni colore e voce ci sostiene, un lampo per vedere sul grande schermo il passaggio di Sergio Colantoni, lui sì in pool position e poi via, per la nostra gara.
La Maratona è una gara fuori dalla spazio e dal tempo, si vive una emozione difficilmente riscontrabile in altre gare. Sai che stai facendo uno sforzo che il tuo corpo potrebbe non sostenere e supportare e soltanto la forza della tua testa ti permette di avanzare con ritmo costante anche quando le gambe possono voler scappare (lentamente) da te.
Mi guardo intorno e non c'è un attimo in cui non ci sia un sorriso, un incitamento, un applauso per tutti noi e per me.
Avevo dipinto sulle nostre magliette il nostro nome, così, ai ristori, agli incroci, nei passaggi il mio nome mi accompagnava e quando questo non succedeva, magari nei punti delle orchestrine io, megalomane, imitando Bolt, incitavo ad incitarmi, oppure ballavo a ritmo di bonghi, o di rock o di musiche afro, sorridendo ad ogni km, anche quando i km sono diventati pesanti.
Intorno all'ottavo km. ecco al lato opposto, Tommaso, ma soprattutto il Presidente e Anna Maria, che mi sono fermata ad abbracciare (ma ci si ferma in una Maratona? Siamo proprio italiani) impegnati nella 8 km...e poi, poco dopo eccomi imboccare la strada che va fuori città.
Circa 15 km di rettilineo, andata e ritorno, costeggiando un canale (c'era chi andava in canoa e ripensavo ai miei trascorsi nautici) a sinistra e meravigliose villette ogni 150 -200 metri sulla destra. Silenzio, solo i nostri passi e i sorrisi di qualche abitante e i bambini cui i genitori avevano allestito dei banchetti-ristoro che potessero gestire per noi!
Banchetti che erano un po' dappertutto, bambini sorridenti che ti offrivano biscottini o acqua cui facevi fatica a dire di no per non vedere la delusione di non esser stato utile in quegli splendidi occhi chiari!
Dal 25' al 35' il mio pensiero era stare nei tempi massimi e siccome così era, mi sono rilassata, sempre con il "vecchio Galloway" a farmi compagnia e a scandire il mio passo, così sincronizzato che smettevo la corsa per passare al passo proprio allo step del passaggio chilometrico...Un sorriso o un incitamento per chi si era fermato, chi si era fatto male o chi non cela faceva più.
Poi...a partire dal 32-35 il caos!!!
Eh sì! perché nel frattempo erano partiti i 35.000 della half marathon , anche Fabio e Luca che mi hanno regalato un sorriso e una pacca sulla spalla e ora io, ma anche Giuseppina poco dopo me, li avevamo dappertutto intorno: a sinistra, a destra, ti passavano sopra e sotto le gambe, ti spuntavano dappertutto, alcuni sgomitando, altri zig-zagando, altri sbuffando ..altri ancora per fortuna, incitandomi per nome o chiedendo da quale parte dell'Italia arrivassi...a saperlo sotto il nome sulla schiena, avrei aggiunto anche il numero telefonico..hai visto mai????!!!!!!
Devo dire che quei momenti sono stati quelli che, sinceramente, nell'organizzazione avrei curato di più, infatti, a parte i "forti" che erano già arrivati da un pezzo, ai lenti, azzoppati o semplicemente tapascioni DOP della maratona che avevano nelle gambe oltre 35 km, questa marea veloce che aveva nelle gambe solo 10 km creava un po' di disorientamento e per un po' io ho perso il mio Galloway.
Per fortuna ci eravamo spostati in città e le strade pur restringendosi erano piene di persone che tifavano e, notando che stavo facendo la 42, mi offrivano un tifo ancora più intenso!!!
Al 41 km ho capito che ce l'avrei fatta, tranquillamente, e, anche se ormai viaggiavo a 10 min/km ero sotto le sei ore e neanche tanto stanca!
Lo stadio mi ha accolta e mi ha baciata, un po' in sordina forse, visto che ci aveva lasciato una sola corsia rispetto alle 5 per gli arrivi della 21 (in contemporanea) ma terminare una Maratona, per la quale hai sudato in una lunga preparazione ti lascia una emozione che triplica i km del tuo sofferto e bellissimo percorso.
Una emozione lunga 42 km e prolungata fino al momento in cui, sul grande schermo, ho visto Giuseppina, stanca ma sorridente, tagliare il traguardo della sua prima maratona!
Grazie a tutti per l'affetto che ci è arrivato, grazie agli amici Orange che hanno condiviso con noi la trasferta, grazie a Marli che ci ha supportato in tutto.. come sempre felice di essere ORANGE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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Daniela Paciotti Gara: Maratona di Amsterdam (21/10/2012) SCHEDA GARA |