Con molto piacere – e tra poco capirete perché – vi racconto la mia maratona di Livorno e vi do una bella lezione di strategie di gara!!

Ancora mi brucia il mancato obiettivo alla mezza del Fucino dello scorso 25 ottobre, che, la sera prima della maratona di Livorno davanti al mio piatto di pasta, decido di adottare la stessa strategia di gara: nessuna attesa, nessuna fase di studio, a tutta birra sin dal primo km. Insomma la strategia è: nessuna strategia. Non è servito a nulla rileggermi cosa vi avevo scritto a proposito della mezza del Fucino circa la mia mancanza di umiltà e la consapevolezza dell’inesorabile certezza degli imprevisti in gara. E’ quindi con lo stesso atteggiamento immaturo già sperimentato, con grande insuccesso, che stabilisco la condotta da tenere durante i 42km di Livorno: correre, correre, correre.

La mattina della gara raggiungo la partenza sotto una pioggia battente, un vento senza pietà e una temperatura all’inizio di 5°. E’ la prima volta che affronto una maratona con freddo, pioggia e vento forte sin dalla partenza: piedi e testa al fresco. In questo modo, mi dico, ragiono meglio o meglio: non ragiono! Che è meglio.

Si parte. Con la testa al fresco, appunto, non hai modo di comprendere cosa ti aspetta, così passano i km, prima nel centro storico e poi sul lungomare dove è previsto un circuito di 3 giri. E’ lì che incominciano i primi problemi... per gli altri non per me!! Le gambe girano, bevo al volo a tutti i ristori, mai una pausa, mai al passo. A volte sembra che le folate di vento mi facciano perdere aderenza col terreno. Nel frattempo vedo mia moglie che al 24° km mi annuncia che nostro figlio è al letto in Hotel con 39° di febbre: “quindi sbrigati che ripartiamo subito!”. Al che accelero ulteriormente. Gli ultimi km a velocità da mezza maratona. Taglio così il traguardo impiegando 5 minuti in meno rispetto al mio miglior tempo di maratona. Questa volta l’atteggiamento spregiudicato e poco prudente, ha prevalso e ha dato i suoi frutti!!

Ciao a tutti
Luca Savo