Una mandria di Pegaso di Roberto Lombardi, 18/11/2014
foto di gruppo 2014 Che la Corsa sia gioia lo sanno tutti.
Pochi sanno che la Corsa è anche Magia.
Questa esperienza l’ho appena fatta e siete liberi di credere che sia solo fantasia.
Spinto da un Sogno fatto nella notte mi sono diretto alla periferia di Roma una domenica mattina. Periferia. Dove si respira aria di sofferenza e, ultimamente gli uomini sembrano vogliano mettersi contro altri uomini.
Ma ci sono andato. Per la Voglia di Correre. Profonda. Sentita. Inspiegabile.
Non avevo neanche il pettorale alle 9.30, ancora. Con una gara che cominciava alle 10.00.
Nessun problema. Nessun dubbio. Avrei corso. Comunque.
Infatti in pochi minuti, provvisto di pettorale mi sono unito agli Altri.
Inno Nazionale. Start. Bang!
Qui è cominciato il sortilegio. Io e i miei compagni di avventura ci siamo trasformati. Non più uomini e donne, ma una mandria di Pegaso, cavalli alati che cavalcavano verso il Cielo.
Flap, flap, flap era il frastuono sul terreno, ma erano zoccoli e non scarpe quelli che stavano dolcemente staccandosi verso le nubi.
I palazzi intorno a noi immense tribune di Stadi Olimpici pieni di spettatori che rendevano omaggio a questi semi-dei dall’aspetto equino.
Quando si corre si entra in uno stato ultra-umano. La respirazione cambia, il colorito altrettanto. Tutti i muscoli sono coinvolti e la fase di volo inevitabile tra l’appoggio di un piede e l’altro.
Solo dopo cento corse si capisce che correre è più di una disciplina.
Poi arriva il vero senso del prodigarsi in falcate verso l’alto: la gioia sincera e infantile di assecondare la natura. Sentire tra i piedi e il cuore la Vita che balza, che spinge, in una energia che sconfigge la fatica nello spazio di un sorriso.
I mentori, gli organizzatori, quelli che permettono che questo sortilegio si compia sono a metà tra Zeus e Vulcano, duri, potenti e concreti. Urlano perentori incoraggiamenti e necessari ordini. Come non rivolgere loro un pensiero di gratitudine?
Perché, in fondo, è una magia che dura poco.
Quanto tempo abbiamo impiegato per tagliare il finish line? E’ importante?
Nella relatività il tempo è sottoposto alla relazione di chi lo percepisce.
Il solo essere entrati nella magia del bang iniziale è avere un tempo nel quale lo spazio si ridisegna su una persona.
In quel tempo possiamo ricordare tutti i nostri cari, presenti o partiti. Possiamo contare tutte le nostre ossa o i nostri respiri. Possiamo fare memoria di qualunque cosa o contemplare la bellezza di Altri che, come noi, sono alle prese con un’ attività dai tratti mistici.
E tutto finisce al traguardo.
Ogni Pegaso torna, apparentemente, un comune mortale… Fino al prossimo... via!
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Roberto Lombardi
il nostro 'Pegaso' Roberto Gara: Corriamo al Tiburtino (16/11/2014) SCHEDA GARA |