Macro e Micro di Marco Perrone Capano, 28/04/2009
Paolo Giambartolomei Podisti orange e solidali, voglio ancora una volta ringraziare il presidente per avermi telefonato nel lontano 2002, proponendomi l’iscrizione alla Podistica Solidarietà. Nessuna telefonata mi ha…. cambiato la vita come quella!
Infatti, il Pre e la Podistica hanno – insieme a innumerevoli altri -, anche il merito di essere riusciti a farmi coniugare la corsa con un’altra mia grande passione: la moto.
Infatti quale miglior giornata può esserci se non quella che ho passato oggi? Un perfetto 75 + 21,94 + 75. ovvero 150 km di moto e 21,94 di corsa! Se avesse piovuto sarebbe stato paradiso vero.
E veniamo al Macro e al Micro.
Tutti i motociclisti sanno che ciò che ci consente di tornare a casa interi ogni giorno dipende - in gran parte - dal famoso settimo senso; quello cioè che ci permette di vedere la strada davanti a noi nel suo complesso – macro visione appunto – valutando contemporaneamente e incessantemente mille particolari che sfuggono ai più, ma che fanno la differenza quando sei appoggiato su due centimetri di gomma e hai la punta delle scarpe che gratta l’asfalto (le ginocchia a terra le lascio ai piloti veri).
Questa macro visione – ottimo esercizio antietà – va esercitata costantemente, per mantenere al meglio quell’istantanea capacità di adattamento e reazione che le mutevoli esigenze della circolazione in moto sulle strade aperte al pubblico richiedono.
Colori, odori, rumori, ingombri, ostacoli, tipo e stato dell’asfalto, curve, salite e discese, dossi, incroci di ogni tipo, animali, automobilisti, polizia, autovelox e così via dicendo, costituiscono un esercizio continuo, che trova la sua apoteosi quando si riesce a prevenire - spesso di un solo attimo - , qualcosa che potrebbe diciamo così “perturbare” l’assetto in moto.
Per inciso, il “lunghissimo” in gergo motociclistico è quel curvone infinito che, inizialmente affrontato a velocità almeno doppia del limite suggerito (?) dalla segnaletica verticale (70 ?), va generalmente a finire in una curva raccordata stretta stretta, che porta all’istante il battito cardiaco a 180 mentre il guardrail vi si avvicina a velocità impressionante.
Poi c’è il Micro.
Scesi dal pezzo di ferro tedesco o giapponese che sia, si lanciano i due cavalli che abbiamo (le gambe) sugli stessi asfalti, sulle stesse curve, con gli stessi odori, colori, ingombri, dossi, incroci ecc. Ma che differenza! Tutto si avvicina lentamente, le traiettorie le governiamo con calma alla ricerca del percorso più breve (anche in moto si fa così; per piegare di più), il dosso viene valutato con calma per decidere se mantenere il passo o rallentare un po' (anche in moto si fa così: per evitare di decollare e di andare a finire contro la fila di auto ferma al semaforo che spunta – appunto – dopo il dosso).
Gli odori durano a lungo, si distinguono i fiori tra loro, i rumori si diffondono uno alla volta e cerchiamo di immaginarne l’origine e la provenienza, le sfumature di colore dei campi si susseguono continue ma distinte tra loro, in modo da poterle vedere bene e associarle alle coltivazioni.
E’ il mondo micro, quello visto da vicino, lentamente; solo a piedi questa micro-visione di ciò che ci circonda è possibile. Qualsiasi altro mezzo è troppo veloce.
Oggi a Rieti, faticando molto più del solito (ieri le Ville Tuscolane mi hanno obbligato ad una visione micro …prolungata), ho avuto il tempo di fare questi, demeziali ragionamenti e paragoni.
Scusatemi per la noia.
Grazie Presidente
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Marco Perrone Capano Gara: Mezza Maratona di Rieti (26/04/2009) SCHEDA GARA |