Un piccolo respiro di libertà di Giulio Fazio, 26/05/2012
"Ed ecco la “seconda” Vivicittà della stagione…sicuramente – mi ero detto – sarà buona per fare un tempo decente, quello che non mi aveva dato la gara sul Tevere con il suo percorso acquatico sulla sponda del ritorno e con i suoi metri di troppo rispetto a quelli previsti dalla gara nazionale.
Ed in più – mi ero detto ancora – nel contesto del carcere di Rebibbia e, dunque, dove il valore sportivo sposerà quello sociale dell’iniziativa.
Tutto questo mi ero detto…ma non me l’ero raccontata giusta.
Durante la settimana le previsioni avevano dato pioggia a catinelle proprio per venerdì pomeriggio. Il giorno prima della gara i meteorologi si erano finalmente messi d’accordo per concedere all’evento un po’ di sole, alla fine esagerando pure un po’: le previsioni per le 4 del pomeriggio dicevano 28 gradi…
Purtroppo al momento del ritrovo, sotto il sole, l’unico dubbio era di quanto fossimo sopra i 30. Ancora fuori dal carcere, e dunque, “fuori contesto”, incomincio a pensare a come gestire la gara: forse meglio partire un po’ più piano, chissà se ci sono i punti di ristoro…il percorso non potrà che essere pianeggiante e su terreno solido… peccato un po’ più di fresco ed avrei fatto la gara perfetta, il mio personale.
Finalmente si entra. Chiedo informazioni e il grande Zac inizia a farmi venire qualche dubbio: il percorso ha salite e discese ed è in gran parte sullo sterrato… starà scherzando… dove le hanno trovate le salite e discese a Rebibbia?
Allora parlo con Giovanni, podista solidale che ha materialmente creato il percorso…si effettivamente c’è un po’ di sterrato…e, forse sì, qualche salita e discesa…ma in fondo dovremmo proprio essere, metro più metro meno, sui 12 km…e comunque nulla a paragone della Parigi-Dakar…
Inizio a pensare che il caldo stia dando alla testa un po’ a tutti…forse meglio andare a provare il percorso riscaldandomi un po’… effettivamente ci sono le salite e anche le discese…ma soprattutto c’è tanto, tantissimo sterrato…soffice, troppo soffice…
Non c’è tempo per pensarci: esagero con il riscaldamento (alla fine per capire meglio il percorso parto per un secondo giro ma 4 km di riscaldamento sono veramente troppo con questo caldo ed alla fine sono pure costretto ad uno sprint per iniziare con il gruppo che altrimenti mi avrebbe travolto in senso contrario…).
Pronti alla partenza, via… proverò comunque a fare il tempo…ma questo detenuto lo conosco, aspetta fammi scambiare due parole…
Ah…non ti hanno fatto fare i 12 km perché hai più di 40 anni: alla faccia della prudenza…e, si mi piacerebbe molto capire meglio la vita qui in carcere… tu corri normalmente?...orc… se n’è andato un km “passeggiando” a 6 al km: che faccio gareggio (puntavo a 4 e 30 per i primi km) o rinuncio e faccio vita sociale? Per fortuna (almeno così ancora pensavo) il detenuto mi sprona: vai avanti, fai la gara, non ti preoccupare tanto all’arrivo ci rivediamo…
E allora vado: 500 mt avanti a me c’è Pino Papaluca con Cristina (le sta facendo da lepre ed infatti alla fine sarà la prima arrivata delle donne)…beh, se fa da lepre a lei potrà farlo anche a me…mi avvicino e mi piazzo a 20 mt facendomi tirare…
Primo giro ok, ma che caldo…Pino allunga…mannaggia… secondo giro ancora ok, ma il solleone mi costringe a rallentare (i 4 e 30 sono già diventati 4 e 50)...
Terzo giro comincio a rendermi conto: sono moltissimi attorno a me i detenuti che per la prima volta nell’anno hanno la possibilità di correre per 12 km, liberi anche se pur sempre nella “perimetrale” del carcere… stanno dando tutto e i miei compagni della Podistica sono fantastici: in molti li adottano ed iniziano a fargli da lepre…li incitano, li sostengono…inizio a capire meglio lo spirito di questa giornata: per fortuna c’è questo caldo, per fortuna ci sono queste zolle…non è questo il “regno” del miglior tempo.
Noi siamo un’occasione, un piccolo respiro di libertà per chi da anni è abituato all’ora d’aria, per chi paga i suoi errori veri o presunti, combattendo ogni giorno perché la testa non gli frulli…
Siamo la testimonianza di una società che sta fuori dalla porta ma solo sino a quando loro non le permetteranno di entrare…
Si avvicina il passaggio al 6 km (sarà una caratteristica delle Vivicittà, ma anche in questa un km ne vale almeno 1,1), dove è anche il traguardo…
Il detenuto con cui ho iniziato a correre sarà già arrivato, magari “vincendo” il suo sprint personale con l’angolo di libertà che gli è stato regalato oggi… se continuo a correre lo farà da solo. Se mi fermo potrò stare con loro…che ci aspettano da un anno…
Tra le due opzioni non c’è scelta, non c’è paragone: ci sarà un giorno per il miglior tempo ma questo (come la natura ha fatto ben capire) è fatto per altro…
- Ciao, eccomi qui – ma come non hai finito la gara? Noi siciliani non ci ritiriamo mai!... – ma che stai dicendo, lo sai benissimo che non abbiamo mai vinto né perso una guerra perché ci siamo sempre ritirati al momento giusto – forse hai ragione – ma raccontami un po’ questa roba della corsa, come fai qui in carcere? – beh, laggiù c’è un campo sportivo ed io corro sempre un ora al giorno: se la testa tira riesco a fare 12 km, se invece tirano solo le gambe mi fermo a 10. Sono 70 giri del campo sportivo – gulp! Come i criceti, ma non vi fanno fare la perimetrale? - Sei matto? E come si fa per la sicurezza?
- Guarda, guarda, quel ragazzo che sta arrivando con due della tua squadra!!! Vedi?, Corre con le Superga! – azz… è vero, sono le Superga che usavo 20 anni fa…e pensare che io mi sono rotto con le Mizuno… - guarda ‘sti due podisti solidali che arrivano scortando un detenuto bulgaro tenendosi ben un metro dietro sul traguardo…e quella podista che taglia il traguardo mano nella mano con un detenuto.
- Sarebbe bello se si potesse dare delle scarpe decenti a ‘sti ragazzi - cavoli hai ragione: sai che ti dico, ne parlo con Pino Papaluca, che le scarpe le porta sempre in Africa e America Latina, e con il grande Zac: sono sicuro che insieme possiamo farcela… - magari, sarebbe fantastico.
È passata quasi un’ora ed ancora non arriva nessuno… meno male che mi sono ritirato: e quando mi capitava di poter parlare un po’ e di vedere tutta sta solidarietà al traguardo?
Mi dispiace solo essere l’unico con il cappellino in mezzo a tutto questo caldo e a questo bisogno: per fortuna il primo arrivato della 4km arriva con un detenuto e mi chiede se glielo posso lasciare: certo! E che liberazione…e se il prossimo anno ne avessero uno anche loro? È tempo di andare…
Ero venuto per una gara ed ho vissuto una giornata spettacolare e meravigliosa, l’unica giornata di vera libertà di chi altrimenti è prigioniero di sé stesso prima ancora che del carcere… che regalo!!!
Quanta solidarietà nello sport, quanta nella “Podistica”…
Grazie a quanti hanno saputo vivere questa giornata sin dall’inizio come meritava ed a quanti mi hanno regalato queste bellissime immagini di sport…
L’anno prossimo si bissa, ma stavolta so che il tempo (in ogni sua forma) sarà solo un dettaglio…
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Giulio Fazio Gara: Vivicittà nel Carcere di Rebibbia (25/05/2012) SCHEDA GARA |