Ave Cursores, Roma salutat di Maurizio Zacchi, 21/03/2012
Non so se il titolo di questo "pezzo" sia stato scritto in modo corretto, non sono mai stato forte in Latino. Ma il senso che questa frase voleva esprimere non può essere corretto. Ancora una volta Roma ha onorato i suoi ospiti, in questo caso le migliaia di Runner che hanno attraversato le vie della Capitale spinti dalla loro grande passione.
Roma è una città generosa, accogliente, premurosa, tollerante; lo è con tutti, con chi le vuole male e chi le vuole bene. Roma è una città che sopporta ogni giorno mille maltrattamenti, la distesa di macchine che la inquinano, le tantissime persone che la sporcano, che la pitturano a loro piacimento, che la deturpano tra l’indifferenza generale, che la insultano affibbiandole i peggiori aggettivi, come se le schifezze dell’umanità fossero una sua colpa, lei che l’umanità la subisce e la sopporta da migliaia di anni.
Eppure Roma con il suo fare gentile è sempre pronta a regalare un sorriso a chiunque, a fabbricare emozioni per tutti, anche per chi spesso dimentica quale privilegio possa essere viverci in questa città e che basterebbe un po’ di attenzione in più per rispettarla, per onorarla, per curarla come merita.
Roma non si smentisce mai, e quando domenica i primi raggi di sole hanno illuminato la città nella sua interezza, è già chiaro che Roma ha deciso di perdonare tutti e di accoglierli nel modo migliore, con la sua grande ospitalità, regalando a loro la sua più bella livrea. Come una bella donna che si rifà il trucco e i capelli prima di un’occasione speciale e poi sceglie il vestito migliore, quello che è in grado di esaltare la sua naturale bellezza.
In queste occasioni Roma sceglie un cielo tinto di azzurro, un sole tiepido e non bollente, un venticello fresco che a volte non riesce a controllare, ma che non eccede mai. Qualche nuvolone minaccioso prova a rovinare questo scenario, ma Roma sa essere più forte della natura e ha convinto quella perturbazione a girare lontano.
La scenografia si è predisposta per tutte le macchinette e le telecamere che hanno tentato di catturare lo “Spirito della Maratona”, ma che inevitabilmente sono state distratte dallo “Spirito della Capitale”, che rende questa Maratona unica al mondo, perché nessun percorso di nessuna Maratona potrà mai attraversare la Storia come accade alla Maratona di Roma.
E poi quale Maratona al mondo può avere la sua partenza e il suo arrivo in quella che è una delle autentiche meraviglie del mondo: il Colosseo. Vedo la “Maestà del Colosseo” recita una canzone di Antonello Venditti, ed eccola lì la Maestà ad accogliere frotte di Runner, che si preparano alla loro sfida, che scaricano la loro tensione in vari modi, ma che non possono rinunciare a guardare la grandezza di un’opera che è la testimonianza della capacità dell’uomo di raggiungere i propri obiettivi, di andare oltre i propri limiti.
Si entra in gabbia proprio sotto le mura del monumento, come dei moderni gladiatori pronti a sfidare la sorte, ma dietro quelle gabbie non ci sono belve feroci, solo chilometri da consumare, solo chilometri da godere, guardando le bellezze di questa città nel tentativo di dimenticare la fatica e i dolori alle gambe: un tour turistico più che una vera e propria Maratona, con i runner romani che diventano una sorta di accompagnatori turistici per i runner provenienti da tutto il mondo, che guardano estasiati questo spettacolo che la capitale ha preparato per loro.
Se vuoi provare un’emozione corri la Maratona, se vuoi provare un’emozione unica, corrila a Roma.
Le statue di Giulio Cesare salutano i corridori che tagliano il centro andando ad inseguire la loro impresa, un po’ come accadeva alle legioni romane quando partivano per le loro spedizioni. “Il dado è tratto”, non ci si può più tirare indietro, bisogna soffrire, andare verso l’ignoto, per poi tornare lì, dove saranno celebrati come trionfatori, perché ognuno di coloro che ha avuto il coraggio di partire merita di essere trattato come un eroe.
E Roma accontenta tutti, con la sua mirabile sceneggiatura: Piazza Venezia, il Campidoglio, il Teatro Marcello, la Bocca della Verità, i palazzi imperiali, il Circo Massimo e poi via verso l’ignoto, verso la sfida.
I passi di questa umanità rimbombano sui sanpietrini, riproducendo quel rumore che era caratteristico delle legioni quando si mettevano in marcia, e che era la prima arma a loro disposizione, perché era in grado di incutere timore solo a sentirlo.
I sanpietrini non sono sfidanti come il selciato romano, e ai piedi i moderni runner hanno scarpe super-ammortizzate. Eppure anche quel richiamo alla tradizione, quei tratti di fondo sconnesso rappresentano una sfida alla modernità, come se Roma volesse fornire un segno della sua tradizione.
Il Tevere con il suo procedere sonnacchioso segue i runner per gran parte del loro percorso, per poi riconsegnarli alle bellezze del centro. A metà strada c’è la “Santità del Cuppolone”, il Tempio della Cristianità, l’anima sacra di questa città, con la folla di turisti pronta ad acclamare, a sostenere, ad incitare. Qualche Maratoneta si ferma per farsi immortalare con questa meraviglia alle spalle, ma anche per prendere un po’ di fiato. Qualcuno ricorre alla fonte benedetta, cercando una pozione miracolosa che lo aiuti a completare il percorso.
Dopo aver superato la zona dei campi sportivi e il Villaggio Olimpico si ritorna nel centro e ci si prepara ai passaggi più belli che aiuteranno a trovare le energie che servono per superare i famosi “muri”, evitando di sbatterci contro.
Dopo aver lasciato Castel S. Angelo alle spalle è il momento forse più emozionante, l’ingresso dentro Piazza Navona, sfilando a fianco dei tavolini dei caratteristici bar, laddove i turisti non mancano di applaudire mentre sorseggiano le loro bibite.
Si torna a Piazza Venezia, ma è solo un’illusione, si cambia direzione e si attraversa il Corso, e stavolta non per fare shopping. Ecco Piazza del Popolo con il suo caratteristico giro intorno alla fontana per puntare diretti verso Piazza di Spagna, un altro attraversamento suggestivo.
E poi c’è Fontana di Trevi anche se a questo punto del percorso la vita del runner non è più così dolce e il mitico “soldino” viene idealmente gettato, non per tornare lì, ma per riuscire a trovare le energie per arrivare alla meta.
Quanto è duro quel finale, una durezza che fa il pari solo con la bellezza dello scenario. Roma accoglie con un sorriso i propri eroi, tornati da questa bellissima avventura, permette loro di girare ancora una volta intorno al Colosseo, una sorta di sfilata del trionfo che si concluderà sotto un arco moderno ma sempre evocativo, il traguardo. In quel momento nella testa del Maratoneta risuoneranno i suoni della gioia, le odi festose delle tante persone che hanno salutato la propria piccola personale impresa. Ave Cursores. Bentornati.
C’è ancora il tempo per “catturare” Roma; le macchinette sembrano impazzite e Roma si regala ancora in tutta la sua bellezza.
Ave Cursores, Roma salutat.
|
Maurizio Zacchi Gara: Maratona di Roma (18/03/2012) SCHEDA GARA |