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Roma Ostia: il primo amore...
di Alessia Calcagnile, 15/03/2017

Alessia mostra orgogliosa la medagli conquistata in compagnia di Chiara e Paola

Alessia mostra orgogliosa la medagli conquistata in compagnia di Chiara e Paola

La Roma Ostia è la gara a cui sono più legata. Oltre ad essere mia coetanea (quest'anno compiamo 43 anni), è stata la mia prima gara in assoluto e mi ha introdotta nel mondo dei runner e degli orange. Ho iniziato a correre i miei primi 5 km nel 2012 e a dicembre dello stesso anno mi sono iscritta all’edizione del 2013. Da quel giorno è iniziata una relazione di amore odio con questo sport, in particolare con i 21 km.
Quella del 12 Marzo è stata la mia quindicesima mezza maratona e la quarta partecipazione alla Roma Ostia. Lo scorso anno l’avevo saltata perché non ero abbastanza allenata. Ci tenevo a fare una bella prestazione, era da Aprile 2015 che non correvo questa distanza e dallo scorso autunno ho iniziato ad allenarmi con impegno e dedizione per tornare sotto il crono delle due ore. Allenamenti di nuoto, corsa e palestra durante la settimana, gare nei week end con tanto di record personali.

Ma lo sport mi ha insegnato che le gare non si possono programmare a tavolino, e che ci sono tanti fattori che incidono sul risultato: prima di tutto la testa, poi la condizione fisica, le condizioni atmosferiche e soprattutto quel pizzico di fortuna o sfortuna, dipende dai casi.
In questo caso la sfortuna è stata anche condizionata dalla mia incoscienza. “Non potevi aspettare di fare la Roma Ostia prima di iniziare ad andare in bici?” Non so quanti me l’hanno detto, eppure io volevo provare il giocattolo nuovo e così a 8 giorni dalla Roma Ostia, il giorno prima della 21 km della Strasimeno mi ritrovo con il muso sul finestrino di una macchina. Grazie alle mie irriducibili amiche Paola e Chiara ci ritroviamo a fare tappa al Pronto Soccorso di Castiglione del Lago dove mi medicano un taglio al mento e un’abrasione alla gamba. Sembra che vada tutto bene, quindi il giorno dopo mi alzo pronta per affrontare la gara.
Chiudo la Strasimeno a un ritmo perfetto, 2h00’38’’ grazie anche a Ubba che mi tiene compagnia per tutti i 21 km. Sono contentissima, non sono per niente affaticata e molto speranzosa per la domenica successiva. Ma la notte arrivano i dolori del contraccolpo, fanno male i muscoli intercostali perfino quando respiro. Mi prendo qualche giorno di riposo, sembra che il dolore sia sopportabile, anche se due ore sono lunghe. Ma quando vado a ritirare il pettorale sabato mattina non ho più dubbi: domani ci sarò.

Domenica sono abbastanza tranquilla, tutto si svolge come da rituale, ritrovo al pullman, vestizione antifreddo, tappa al bar e ingresso alle griglie. I miei compagni di avventura sono gli stessi degli altri anni: Paola, Chiara e Luca. Purtroppo manca Francesca, non abbiamo mai fatto questa gara insieme, uno scherzo del destino… proprio lei che mi ha portato nella Podistica Solidarietà.
Il countdown è sempre il momento più bello, ci si incammina alla partenza, poi il fiume di persone inizia a correre, il passaggio sul tappeto e via, in un’onda di emozione che dura fino al passaggio sul laghetto dell’EUR, poi piano piano svanisce, mentre si inizia a correre lungo questo percorso ormai familiare.
Mi ritrovo subito con Chiara e corriamo allo stesso passo dei pacer delle 2 ore, più o meno fino alla salita del presidente. Nessuna di noi vuole correre pensando al cronometro. Io decido di ascoltare soprattutto il mio corpo, finché non sento dolore corro, poi si vedrà.
Arriviamo al decimo km in 55’, mi sembra che sia buono, circa come la scorsa domenica. Non voglio fare troppi calcoli mentali, tanto lo so che la matematica in questi casi non funziona. Arrivo alla fine della tanto odiata salita e sono soddisfatta, ho sofferto meno degli altri anni, guardo il mare e penso il grosso è andato.

E questo è stato il grande sbaglio, inizio la discesa soddisfatta, le gambe vanno, il passo è buono ma verso il tredicesimo si riaffacciano i dolori. Tengo duro e mi dico di resistere fino al quindicesimo. Si vede già l’arco in lontananza e l’obiettivo è arrivare al ristoro successivo. Inizio a sentire il caldo ed il vento che vengono dal mare. Ho sete e mi sento disidratata, raggiungo il ristoro e lì arriva il momento della crisi. Prendo uno spicchio di arancia e mi sento meglio, allora decido di prenderne ancora... piuttosto che avere un calo di zuccheri preferisco perdere un minuto, quel minuto che avrebbe fatto la differenza. Chiara mi chiede se va tutto bene e io la incito a proseguire, con l’intento di dissetarmi e ripartire subito. Dopo questa sosta per fortuna riesco a riprendere un buon ritmo nelle gambe, anche se il mio corpo chiede riposo. Non posso affaticare il respiro per non sentire il dolore alle costole, proseguo tranquilla ma al ventesimo proprio non ne posso più. Mi dico dai è solo una ripetuta da 1000, un giro di San Pietro e Paolo, pensare a una distanza nota mi aiuta.
Arrivo alla rotonda ed è fatta. Faccio la curva e volo verso il traguardo 2h00’55’’, il crono a questo punto non conta più, mando un bacio al cielo, come sempre, perché ogni mia medaglia è per il mio papà lassù.


Alessia al ritiro del pettorale al Villaggio Roma Ostia

Alessia al ritiro del pettorale al Villaggio Roma Ostia

Gara: Roma Ostia Half Marathon (12/03/2017)

SCHEDA GARA



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