Ecomaratona del Chianti di Ettore Golvelli, 22/10/2014
Dire Toscana significa parlare di arte sublime, natura suggestiva ,cultura millenaria, storia prestigiosa, tradizioni orgogliosamente vive, buona cucina ed eccellente vino.
Dire della Toscana significa tratteggiare il profilo di una terra benedetta, leggiadra e ricca, i cui abitanti hanno saputo raccogliere la responsabilità di tale preziosa rarità e ne amministrano in armoniosa sintonia con la natura, le incantevoli bellezze.
Perché questa regione non solo è una magica cartolina in cui entrare ma soprattutto è fatta di persone, quel popolo toscano, che è stato in grado di rispettare le proprie radici e di valorizzare il passato a cui appartiene. Quella gente che da sempre si divide in campanili e si sbeffeggia a vicenda, facendo della propria fiera diversità, una bandiera di unità.
Questa terra ha fuso da sempre l'operosità agricola dell'uomo, che ha modificato il paesaggio, organizzandolo per la produzione, e la bellezza della natura, creatrice e selvaggia.
Il frutto di questa unione tra l'uomo e la natura è il Chianti, terra di sogno, fatta di dolci colline coltivate a vigneti e ulivi, case coloniche dal colore vivace, pievi e castelli, borghi fortificati e badie. Ma anche la terra dello "star bene" dove l'ordine e l'armonia del paesaggio accolgono il viaggiatore, lo rilassano e gli ridonano la serenità perduta.
Eh si, il Chianti è il simbolo indiscusso delle terre in cui nasce, con il color rubino intenso dall'odor vinoso e il retrogusto di mammola, un vino delizioso prodotto dagli ondeggianti filari che ricoprono le colline più belle d'Italia.
I grappoli dell'uva sono oramai maturi e ottobre, insieme alla primavera, forse è il periodo migliore per andarsene all'esplorazione delle colline toscane e noi oggi abbiamo scelto il Chianti, quello che gli anglofoni, ammaliati ed innamorati di queste terre, hanno voluto definirlo Chiantishire, la terra del Chianti.
Ed è qui che il podismo solidale dei soliti pochi inossidabili atleti si è trasferito per partecipare all'Ecomaratona del Chianti, per assaporare, in una tipica giornata autunnale, la dolcezza di questi luoghi attraversando vigne, campi coltivati, lunghe file di cipressi ma soprattutto gustare il sapore genuino nelle strade dei borghi della zona.
Ci troviamo nel territorio della Berardenga ed esattamente a Castelnuovo della Berardenga, piccolo centro medioevale dove ancora adesso sono ancora conservate le opere realizzate in quel periodo di tempo. Troviamo infatti lo splendido vicolo dell' Arco, caratterizzato da ripide scale in pietra e sormontato da un arco timpanato con uno splendido rilievo; la splendida chiesa di S. Giusto e S. Clemente, in stile neoclassico, e quello della Madonna del Patrocinio, che conserva una venerata Madonna in terracotta invetriata. Ma Castelnuovo ha anche tante cose altrettanto belle. Qui si possono degustare i vini in molte enoteche e assaporare l'arte norcina del Chianti che produce salumi dal sapore indimenticabile. E i formaggi..... Esiste anche un ottima macelleria famosa per l'ottima bistecca fiorentina che viene tagliata decantando la Divina Commedia. Qui potrete anche perdervi dolcemente passeggiando tra le splendide viuzze del centro ammirando le arti contadine del paese e, nel contempo, sorseggiare un bicchiere di ottimo vin santo e tenendo una buona ciambella nell'altra mano unitamente agli amici che condividono questa splendida avventura.
Ma veniamo alla corsa.
La giornata è perfetta, una bella giornata di sole e tutta la comitiva degli amici della Podistica Solidarietà è particolarmente felice ed allegra.
Io è mio fratello Giovanni Barbabianca siamo particolarmente tranquilli e paciosi, come due vecchi gattoni che si crogiolano al caldo sole, avendo fatto già questa corsa l'anno scorso.
Micaela la Brigantessa è allegra e spensierata. Maria e Fabrizio sorridenti e rilassati; il Braf però ha uno sguardo deciso e sicuro: oggi c'è la farà sicuramente ad essere "finisher" nella più bella Ecomaratona della stagione.
La dolce Chiara, Stefano e Germana, Paolo Reali con la sua onnipresente telecamera, Valeria ed il "suo" Paolo, Walter Santoni e, dulcis in fundo, il mitico vice arrivato al "brucio" della partenza, sono tutti particolarmente allegri di essere sotto il pallone della partenza.
L'anteprima della partenza è piacevole anche perché accompagnata dalle battute di un allegro Gelindo Bordin in veste promozionale di prodotti sportivi e dalle numerose foto dei vari gruppetti insieme all"inquartato" campione olimpico.
Si parte da Piazza Marconi e si percorre un lungo viale che ci porta verso la superstrada per Siena. Dopo aver superato il colle Casale si arriva a Casalino dove ci aspetta il primo spettacolare panorama dell'Ecomaratona del Chianti.
Siamo nelle Crete Senesi, un lembo di Toscana diviso tra sei comuni (Asciano, Buonconvento, Monteroni, Rapolano, S. Giovanni d'Asso e Trequanda) tutti in provincia di Siena.
Creta in Toscana è sinonimo di argilla, quell'argilla che due milioni di anni fa era in fondo al mare che una volta si estendeva da S. Giminiano fino ad Orvieto. E infatti l'attuale composizione del terreno è data proprio dalla sedimentazione dei composti di questo mare.....ricchissimo di conchiglie fossili. E oggi, che il mare non c'è più, dal processo di dilavamento del suolo si sono generati sia i "Calanchi" che le"Biancane". I calanchi si sono sviluppati verticalmente e a volte anche come un ventaglio completamente aperto. In effetti sono solo delle profondi cicatrici franose prodotte dall'azione di dilavamento delle acque pluviali. Le Biancane sono invece delle depressioni a forma di cupoletta alte 10-15 metri, senza alberi ma coperte di vegetazione. Calanchi e Biancane convivono entrambe nello stesso splendido ambiente.
Per me che corro attraverso le Crete è come fare un viaggio nella propria anima; " navigare "tra queste onde di terra fa provare la sensazione di trovare dei luoghi che "parlano" con il respiro del vento e con la magia di luci imprevedibili che solo nel Chianti l'autunno può dare, con tutti quei colori che normalmente sono presenti in questi posti. Qui dove le vigne incedono verso un ruggine che si mescola con il colore stesso della terra, dove il verde argentato degli ulivi si staglia contro il grigio delle colline e mentre i calanchi assumono connotazioni quasi traslucide, i boschi circostanti sono un esplosione di verdi, di rossi, di marroni cupi........insomma un vero spettacolo della natura.
Si continua a correre.
Inizia una strada di campo costeggiando uno splendido terrazzamento di vigneti. Sono i vigneti della tenuta Ghigi Saracini. La villa è veramente bella. Costruita nell'Ottocento è circondata da uno splendido giardino all'italiana e da un parco all'inglese. La villa fu voluta dal conte Guido Saraceni, grande cultore della musica e fondatore dell'Accademia Musicale Chigiana di Siena......
Si continua a correre.
Dopo una breve salita si arriva al borgo della Gustricona e dopo una discesa si giunge nel podere della Nebbina dove incontriamo coltivazioni di vigne e ulivi che sono tipiche del Chianti. Qui dov'è la natura disegna i suoi pendii e le sue valli sospese nel tempo, la sapienza e la straordinaria volontà dei contadini toscani hanno letteralmente plasmato la terra, perfezionando la natura e fondendola con dolci declivi di vigneti e colline uniche e armoniose.
Non vi è dubbio che il prodotto più famoso del Chianti è l'oramai nettare degli Dei ma qui il vino Chianti viene ancora prodotto seguendo tradizioni e maestria dei tempi lontani dove l'uomo, in perfetta armonia con la natura, coltivava le colline e seminava la terra pazientemente, con l'unico scopo di ottenere i suoi frutti e i raccolti migliori......
Qui si produce il Chianti Classico, un vino dotato del marchio D.O.C.G. (Denominazione Origine Controllata e Garantita) che è tra i riconoscimenti più prestigiosi per i vini italiani, unico nel suo genere e dalle precise caratteristiche. Infatti a un vino non basta essere prodotto nel Chianti per ottenere la denominazione Classico. Deve essere composto all'80 per cento di Sangiovese, vitigno tipico di questa zona, ed il restante 20 per cento di vitigni diversi come il Canaiolo, il Colorino, il Cabernet Sauvignon. Un vino dal color rosso rubino vivace, un odore di mammola ed un sapore asciutto, sapido ed armonico, oltre ad un elevata gradazione alcolica.
Il simbolo del Chianti Classico è un gallo nero su sfondo oro, lo stesso gallo che vediamo un po' dappertutto nei borghi del Chianti.
La leggenda narra che per porre fine alle loro dispute nel corso del dodicesimo secolo, Firenze e Siena decisero di fare una gara molto particolare: il punto d'incontro tra due cavalieri, partiti al canto del gallo, rispettivamente da Firenze e da Siena, avrebbe segnato il confine dei rispettivi territori.
I furbi fiorentini scelsero un galletto nero e si narra che lo tennero a digiuno e al buio per qualche giorno prima della gara, cosicché quando venne liberato canto' molto prima dell'alba permettendo al cavaliere fiorentino di arrivare più lontano. Il confine infatti fu fissato a meno di 20 chilometri da Siena. Da allora il gallo nero fu adottato dalla Lega del Chianti prima e poi dal Consorzio Vino Chianti Classico come simbolo di questo pregiato vino.
Si continua a correre.
Si sale e improvvisamente ci ritroviamo all'inizio di una scalinata lunga duecento metri, da fare tutta.... Qui sorge su di un terrapieno rialzato sulla sommità di una collina che domina l' intera vallata circostante, la Fortezza di Montegiachi. E finalmente un bel ristoro organizzato dagli amici del Gruppo Podistico Bellavista. Visto da questa altura, e le alture certo non mancano, l'argento degli ulivi, la verde geometria delle viti, le strade sottolineate dai cipressi, le gialle ginestre ai limiti dei boschi, formano quadri tanto suggestivi e armonici da far supporre Uno o una sola ispiratrice........
Si continua a correre.
Si scende e si passa per l'interno dell'Azienda La Lama, il frantoio di Montecucco, il mulino di Sesta, Villa Sesta, e poi pian piano si sale per Borgo Campi, il punto più alto del percorso (630 metri) e qui si può ammirare uno splendido panorama dove spicca in modo particolare il piccolo mondo dei borghi del Chianti....
Essi sono i custodi della storia di questo territorio e racchiudono entro le loro antiche mura i laboratori di un tempo: le botteghe dei sarti che si affacciano sulla strada, le cantine basse scure e profonde piene di sugheri, carta, fiaschi; le genuine norcerie con l'antica arte dell'insaccatura artigianale con agli e spezie al posto di conservanti...... Tutti inestimabili tesori dell'antica tradizione. Qui interi secoli di lavoro a mano raccontano la storia di questo territorio di antiche origini dove sopravvivono le botteghe artigiane, dove si lavora ancora secondo tradizione ferro battuto, marmo, legno, vetro soffiato, creta, travertino..........
Si continua a correre.
Il clima oggi è eccezionale ma comunque, per gran parte dell'anno, da aprile ad ottobre, le precipitazioni sono contenute e il caldo afoso dell'estate è temperato da fresche brezze collinari. Qui la primavera regala fioriture spettacolari, riempendo il paesaggio di profumate macchie bianche, rosa e gialle. Mentre certi pomeriggi d'autunno, come quello di oggi, sono quasi indescrivibili da quanta è intensa la colorazione dei vigneti e dei boschi.
Queste colline sono veramente belle anche perché caratterizzate da una notevole varietà vegetazionale dovuta alla ricchezza del paesaggio: montuoso, collinare, di pianura.
Dalle colline che da Castelnuovo della Berardenga cominciano la loro galoppata verso il mare, l'aspetto più diffuso è senza dubbio la lecceta, contraddistinta da un tipo di quercia sempreverde, e da numerose presenze di mirto, corbezzolo, lentisco, rosmarino.
Lungo i sentieri, riconoscibili dall'odore e dal colore giallo intenso, le ginestre e ai margini dei boschi e delle strade, la "ginestra dei carbonai" i cui rami erano utilizzati, in passato, per fare scope.
Laddove invece gli effetti della siccità estiva sono attenuati dalla presenza di terreni profondi influenzati dalla falda freatica, i boschi si arricchiscono di querce, roverelle, cerri.
E poi, al limitare dei campi coltivati, spicca sempre la presenza di una enorme e solitaria quercia, a volte anche secolare, a sottolineare la monumentalita' dell'albero su queste immense distese coltivate, con rami che sembrano quelli di un disegno di una fiaba per bambini.
I vigneti sono di gran lunga la coltura più importante, solitamente quelle più vicine ai casolari.
Più distanti invece rimangono gli oliveti, i campi e i pascoli.
Altro tratto dominante del paesaggio sono senza dubbio i cipressi , slanciati ed affusolati, che bordano le stradine di campagna e i vialetti di accesso ai poderi. Il cipresso, simbolo universale di queste meravigliose terre, era venerato dai Fenici, usato dagli Etruschi, dedicato al Dio Plutone presso i Romani, è sempre stato un albero sacro e come tale fu decantato da Ovidio e Virgilio.
Si continua a correre...
Dopo un paio di chilometri si entra nella tenuta di Arceno e poi si passa per Casale Casanova, Casale Palazzaccio, casale Pancale, tutti bei casali per la maggior parte ristrutturati ed adibiti a residenza privata ma un tempo erano le abitazioni dei contadini e fattori che lavoravano presso Arceno. In questi casali è ancora possibile trovare tracce del passato che ricordano la vita famigliare condotta e la comunità che viveva nei tempi passati. Qui e possibile ritrovare il forno ove si cuoceva il pane, le piante che ancora adesso sono ricordate da vecchi residenti per la bontà dei suoi frutti. Questi alberi vivono ancora e crescono in serena tranquillità tra i vigneti, ricordando a tutti i passanti la storia della tenuta. Una storia che risale agli Etruschi e delle sue radici, fino agli ultimi proprietari. E la gente che ci abita e lavora oggi rappresenta l'ultimo anello di una serie che ci riconnette ad antiche tradizioni che vanno ricordate ma soprattutto rispettate........
Si continua a correre.
Dopo aver costeggiato questi meravigliosi casali finalmente raggiungiamo la strada che ci condurrà fino al meraviglioso Borgo di S. Gusme'. È un borgo molto panoramico e dal suo colle che domina la vallata circostante si riconosce facilmente Siena, nel cui profilo inconfondibile si riconoscono la Torre del Mangia (alta 88 metri) e il Duomo. Entrambi sono della stessa altezza perché simboleggiano il raggiunto equilibrio tra il potere celeste e quello terreno, senza che nessuno dei due superi e si imponga sull'altro.
Della struttura originale di S. Gusme' rimangono oggi parti delle possenti mura di fortificazione e le due porte d'ingresso. S. Gusme' è davvero piccolo ma estremamente grazioso e ben tenuto. Non ci sono musei o monumenti, pochissimi negozi. Ed è proprio questa la sua bellezza, un fascino di un paese di altri tempi, dove il tempo si è veramente fermato.
All'ingresso del paese c'è una interessante statuetta di terracotta raffigurante un uomo intento ad espletare i suoi impellenti fabbisogni quotidiani. Accanto alla statuetta una sapiente scritta che, sintetizzando al massimo, dice che l'uomo, normale o importante che sia, è uguale a tutti gli altri nelle sue..... quotidiane funzioni. La statuetta fu battezzata "Luca Cava" e la scritta è di Silvio Gigli, noto giornalista senese, cronista del palio di Siena, presentatore radiofonico, il più famoso speaker degli anni sessanta. ........
Si continua a correre.
Si ritorna verso la tenuta di Arceno e si entra finalmente al mitico viale cipressato lungo un chilometro, una strada bianca costeggiata da spettacolari cipressi per un lungo rettilineo con la parte finale in salita. Per fortuna che alla fine della salita c'è un ottimo ristoro molto allegro che ci da l'idea di partecipare ad una festa.
Si prosegue e si esce dalla tenuta di Arceno e dopo aver guadato il torrente Ombrone è smarcata l'ultima estenuante salita si arriva finalmente al traguardo di Castelnuovo.
E questo è il Chianti: castelli, borghi isolati e piccoli paesi, case coloniche, pievi, ville rinascimentali spesso seminascosti da boschi e valli, strade che inseguono l'allegra morfologia di una terra molto riservata e orgogliosa del suo sangue blu.
Non ci sono icone come piazze o cattedrali che identificano questo territorio ma solo intimi angoli come quel cipresso, un vecchio podere, la curva di quella strada bianca.
Oppure sensazioni forti come il profumo di un formaggio sugli scaffali di un negozio, il rilassante calore delle acque termali, la mistica semplicità di una piccola pieve romanica.
Questi posti sono il trionfo dell'essenzialità e dell'armonia, un armonia che ti entra dentro ed ha il potere di riequilibrare le energie. Dove emozioni e sensazioni si trasformano e si dilatano nella calura dello spazio.
In passato questo splendido territorio è stato un continuo campo di battaglia e scaramucce tra i litigiosi potenti del posto che si contendevano queste terre. Per fortuna quando i signori medioevali cessarono di guerreggiare, queste vallate sono state disboscate dai saggi contadini locali e rese adatte all'agricoltura: boschi di castagne e guerce, ma soprattutto campi di olivi e viti, tutte coltivazioni di qualità altamente specializzata che contribuiscono ancora oggi alla ricchezza di questo meraviglioso territorio che si chiama Chianti.
Ciao e buoni chilometri a tutti i podisti.
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Ettore Golvelli Gara: Ecomaratona del Chianti (19/10/2014) SCHEDA GARA |