Ieri per la prima volta ho assaporato il piacere di correre sulla neve.

Siamo partiti da Collelongo senza coltre bianca sui prati, poi sempre più presente sino ad essere completamente circondati di bianco candore.

Ho assaporato il piacere di raccogliere un po' di neve nella mano e sentirla sciogliere piano piano.

Il silenzio della natura, nemmeno il vento, interrotto solo al passaggio in un ruscello che ci ha inzaccherato e infreddolito i piedi.

Il silenzio e solo il rumore in sottofondo dei nostri passi sulla neve.

Un passaggio difficile: "dai che ti do una mano così è più semplice" e su sino alla vetta del monte di Collelongo da dove si può ammirare un paesaggio nordico.

Come fai a correre quando davanti a te c'è un quadro del genere? Mi fermo e rimango in contemplazione.

Poi uno dietro con un colpo sulla spalla ti riporta alla realtà: bisogna arrivare al traguardo, "tu vai che io ti seguo, ancora un attimo e ti seguo, sto bene non ti preoccupare".

Se devo dire che nella gara di trail running ci sia qualcosa di meno bello devo purtroppo rispondere di si, c'è effettivamente qualcosa che non mi piace: l'arrivo, il traguardo, che fa finire qualcosa di straordinariamente bello.

Un abbraccio a tutti gli orange che ieri hanno macchiato di arancione Collelongo.