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A volte ritornano
di Antonio Passeri, 20/03/2016

Foto di gruppo degli Orange prima della gara

Foto di gruppo degli Orange prima della gara

Non preoccupatevi, non sto per raccontare una storia horror sui fantasmi dei podisti morti che vengono a terrorizzare quelli viventi nel bel mezzo delle loro già faticose imprese ... mi riferisco invece alle nostre migliori performance podistiche del passato che, ho scoperto, non sempre l’avanzare dell’età rende lontane e irraggiungibili. Ne ho avuto la prova domenica scorsa alla Roma-Ostia.

Ma cominciamo dall’inizio: come molti di noi ho cominciato a correre regolarmente oltre i 40 anni, per migliorare la mia salute ed il mio benessere, senza immaginare che mi sarei appassionato tanto al podismo in generale ed alla canotta orange in particolare. Era il 2008, e fatalmente nel 2009 partecipai con entusiasmo alla mia prima Roma-Ostia, da allora mai più mancata. E, come accade di solito, nei primi anni di podismo ho vissuto un costante miglioramento delle prestazioni, fino al 2011, il mio “Annus mirabilis” durante il quale ho stabilito tutti i miei PB. Poi però è iniziata una fase di crisi, non della passione per la corsa, ma dei risultati: una maratona finita con grande fatica, gare fatte troppo veloci in partenza con vistosi crolli a metà e poi una serie di partecipazioni alla Roma-Ostia impostate male, con risultati molto peggiori non solo del PB, ma anche dei tempi che sentivo di poter ancora fare.

La rinascita è cominciata nell’estate 2014, quando ho deciso di ripensare da zero il mio modo di allenarmi e di impostare le gare, cercando di privilegiare regolarità e gradualità negli obiettivi e basandomi su una onesta valutazione della risposta del mio corpo in allenamento. In effetti già la Roma-Ostia e la maratona di Roma del 2015 mi hanno dato un buon riscontro, non tanto da un punto di vista cronometrico (pure migliorato) ma soprattutto delle sensazioni positive durante e dopo la gara: finalmente riuscivo a scegliere il passo giusto ed a gestire le forze in modo da non crollare prima della fine, anzi, possibilmente accelerare un po’. Nulla poteva incoraggiarmi meglio a continuare il mio personale, paziente e un po’ oscuro auto-allenamento!

Ed eccoci finalmente a domenica scorsa, la mia ottava Roma-Ostia: con un po’ di timore ho deciso di puntare ad 1h35’, convinto di valerlo, ma temendo sempre di avere sbagliato i calcoli ... e invece ho avuto ragione: ho seguito i pace maker senza grossi sforzi fino al 18° km, e poi via, visto che le gambe giravano ancora a meraviglia, per chiudere 7 secondi meglio del mio tempo del 2010, sei anni fa!
E’ vero che la canotta orange mi fa ringiovanire anche solo ad indossarla, ma un risultato così ha un potere energizzante incalcolabile! Il PB è ancora lontano, ma non poniamoci limiti mentali. Amici orange, la notizia è questa: “a volte ritornano”, si tratta solo di trovare il proprio equilibrio, “il giusto passo”, prima che in gara, nella propria vita di podista.


Antonio verso il taguardo della sua ottava Roma-Ostia

Antonio verso il taguardo della sua ottava Roma-Ostia

Gara: Roma Ostia Half Marathon (13/03/2016)

SCHEDA GARA



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