Chi non ha scarpe ha buone gambe? A voi la risposta ...
di Paolo Giovannini, 22/02/2016Dopo le ultime gare, disputate in lieve sofferenza a causa di problemi articolari, decido di correre ugualmente a
Sperlonga, non posso mancare,
devo difendere i colori della Podistica Solidarietà; inoltre, Anna ed io abbiamo deciso di fare i turisti in questa splendida località affacciata sul mare, in un contesto oserei dire poetico. La sera prima preparo tutto, riempio lo zaino con il cambio, ciabatte accappatoio ecc, così la mattina seguente posso partire con calma e arrivare in tempo per trovare facilmente parcheggio.
Domenica mattina ore 7:00 circa, sono già in macchina
con Anna e il mio amico Tayeb, il tempo promette bene, il sole timidamente fa capolino tra le nubi sparse nel limpido cielo azzurro. La strada è poco trafficata, parlando del più e del meno il tempo trascorre velocemente e prima delle 8:00 siamo già a Sperlonga; il parcheggio è vuoto,
siamo arrivati prima degli organizzatori della gara!!! Bene, così posso ben scaldarmi insieme a Tayeb (che onore).
Scendiamo dall’auto e ci incamminiamo verso il punto di ritrovo per ritirare i pettorali. All’improvviso un dubbio mi assale, ieri programmando il tutto avevo deciso di indossare le scarpe nuove che uso per i lunghi, questo per salvaguardare il dolente tallone che mi affligge. Avevo pensato bene di non metterle subito come faccio di solito, ma di cambiarle sul posto, perciò ora ai piedi avevo delle scarpacce vecchie ormai scariche e …
cosa? che cosa? Apro lo zaino, alquanto leggero, e
non c’è traccia delle scarpe, sono volute rimanere a casa. Non mi scoraggio, pazienza, correrò con questi pezzi di legno marcio che mi ritrovo ai piedi, casomai modifico il mio ritmo gara, specialmente in discesa dove i talloni soffrono di più, mi controllerò aiutandomi con il Garmin, guardo il polso e …
cosa? che cosa? il Garmin aveva deciso di fare compagnia alle scarpe, “maremma maiala!!!”.
Corro o non corro ... questo è il dilemma, non avendo il problema al tallone l’avrei corsa anche scalzo ma a questo punto le scarpacce sono meglio di niente. La corro e basta, ho deciso (non c’erano dubbi direste voi). Il panorama mozzafiato, le chiacchiere con Tayeb e con gli altri amici che incontriamo percorrendo il tragitto che ci separa dalla zona di partenza mi fanno passare l’incazz … ehm scusate, il cattivo umore.
Ritiro il pacco dei pettorali, Anna cerca un posto ben visibile per aspettare gli altri amici Orange per la consegna.
Il sole ora è alto e inizia a riflettere sulle pareti di pietra bianca, sulla terrazza della piazza principale in controluce si scorge la spiaggia immensa, alcuni bambini giocano a palla, in fondo le onde che si infrangono contro le rocce della montagna dove sorge la grotta di Tiberio emettono un suono rilassante, che incanto fiabesco, sembra il paradiso.
Tolgo la tuta, spillo il pettorale alla mia canotta Orange della Podistica Solidarietà di cui sono fiero e inizio a riscaldarmi su e giù per le vie del centro insieme a Tayeb, faccio un figurone vicino a lui. Saluto correndo gli amici Orange che ora iniziano a spuntare come fiori colorati sulla via affollata di runners.
Ecco, manca poco, siamo schierati sul nastro di partenza,
saluto Tayeb ora perché lo rivedrò soltanto all’arrivo già cambiato e rilassato. Sento lo sparo e la mia mano cerca il tasto di avvio del Garmin, ah già è a casa, si parte in discesa e intravedo il calzino bianco che spunta dalla punta della scarpa, la tela inizia a cedere, cerco di non farci caso, rallento il ritmo e guardo avanti, arriva la prima salitina e la mia gamba sinistra inizia come al solito a fare i capricci mentre il tallone destro sembra reggere. Passa il primo giro, sono al quinto km e ancora reggo, la gamba ora è sciolta perciò decido di spingere un pochino di più, le scarpe non rispondono e i tonfi risuonano sul terreno come gli zoccoli dei cavalli, continuo migliorando il mio passo nonostante il salitone finale e taglio il traguardo in velocità.
Guardo le scarpe, qualche taglietto e un buchetto sulla punta, ok posso continuare con il defaticamento, ripercorro il tragitto all’indietro per incitare gli amici Orange affaticati dal duro tratto finale, incontro Daniela che inizia ad affrontare la salita, la accompagno per distrarla dalla fatica e quando siamo a circa duecento metri dall'arrivo la vedo volare verso il traguardo sorpassando numerosi podisti stremati dalla fatica, che potenza, questo le farà ottenere il suo primo premio.
La gara volge al termine, soddisfatto e deluso allo stesso tempo mi accingo a raggiungere gli altri che sono già ammassati a leggere la classifica, timidamente mi avvicino e …
cosa? che cosa? A sorpresa con una prestazione opaca mi ritrovo tra i premiati della mia categoria, sarò onesto, questa volta non me lo meritavo. Alla fine, nonostante il misero numero di partecipanti (17) saliamo sul podio io, Elisa, Carola e Daniela ad onorare i colori della società.
Alè Podistica Solidarietà!!!
Quando torno a casa mi sentiranno i due traditori, alle scarpe due giorni al buio nella scatola e al Garmin una settimana senza ricarica, così imparano, tanto ce l’ho fatta anche senza di loro.
Correre è libertà assoluta, dipende da te, soltanto da te e da nient’altro.
P.S.: Domani ghiaccio riposo e speriamo bene.