Vista da fuori........ di Marziale Feudale, 24/03/2009
Andrea Scaramella e il suo amico dell'Atletisme de Girona (foto di Giulia Mocchegiani Carpano) Spinto dalla stanchezza dovuta ad un inverno inclemente sia dal punto di vista lavorativo che da quello meterologico, per la prima volta da quando corro, quest’anno ho deciso di osservare la Maratona di Roma dalla prospettiva dello spettatore.
Ho fatto tutto come se dovessi partecipare a pieno titolo: sveglia abbastanza presto, preparazione, tuta e scarpe, e via verso l’appuntamento con gli altri. Mancava solo la canotta arancione appositamente lasciata nel cassetto per evitare la tentazione dello stimolo fortissimo a partecipare all’ultimo momento.
Ho portato invece la mia piccola videocamera e la mia ancor più piccola macchina fotografica per cercare di immortalare qualche immagine in movimento, qualche volto, qualche bella immagine dello scenario unico di Roma, qualche impressione prima della partenza che per molti diciamo così “ novizi” , corrispondeva al grande giorno. Nessun rammarico dunque per la scelta fatta.
Il ritrovo in via dei Normanni è come tutti gli anni: festoso e allegro. Scambio qualche commento e, rilassato nel mio ruolo di spettatore, riesco a sentire l’adrenalina dei “ novizi”: si percepisce, palpabile quasi come borotalco spruzzato in aria. Foto di rito e via, tutti a cambiarsi…..
Vista da fuori la Maratona è come una serie di onde anomale in un mare calmo virtuale creato dal quasi irreale silenzio di una città transennata. In questa situazione, il passaggio degli atleti è come un’onda che cresce piano per poi svanire e tornare alla calme piatta, una volta finito il lungo serpentone.
Ecco quindi il gruppo di testa, fatto da atleti fortissimi e (ahimè) tutti neri. Il loro ritmo è indescrivibile. Sarà per la pelle scura ma a me ricordano cavalli al galoppo. Poi arrivano gli amatori forti: quelli che ci manca poco per essere campioni. Tra loro vedo anche diverse canotte “orange”.
È la volta ora del gruppo grosso. Sono quelli che riempono le strade con il colori variopinti delle diverse società di appartenenza. Sono quelli che in sostanza fanno bella e grande la manifestazione. Ognuno con il proprio ritmo, ognuno con il proprio personalissimo stile di corsa. Non mancano gli stravaganti, gli esagerati e gli esaltati. Sono tanti, tantissimi, un flusso quasi continuo di oltre 10mila persone (le classifiche ufficiali parlano di 11690 partiti e 11099 arrivati). Chiudono la fila i marciatori e gli aggregati fuori gara.
La giornata è stupenda e si presta per una bella passeggiata impostata sui punti salienti del percorso di gara. Ma Roma oltre che bella è vermente grande. Così ho giusto il tempo di vedere due passaggi: quello al “Circo Massimo” e quello alla “Bocca della Verità”. In corrispondenza di quest’utlimo rallentano un po tutti a causa della leggera salita e così ho la possibilità di utilizzare al meglio (si fa per dire) la mia video camera per immortalare alcuni volti noti.
Due chiacchiere con le persone che ho a fianco e mi accorgo che il tempo corre più dei campioni. È già è ora di tornare verso il Colosseo se voglio fare in tempo a vedere i primi. Altro momento di quiete quindi, strada vuota nell’attesa dell’onda. Io mi godo il sole e l’aria tersa mentre già si affacciano all’orizzonte i primi corridori disabili sulle loro hand bikes. Nel guardarli faticare nell’ultima salita mi rendo conto di quanta forza incredibile hanno nelle braccia, nel cuore a nell’animo: da invidiare e da prendere ad esempio per i nostri banali momenti di sconforto.
Subito dopo ecco il primo, un keniota mingherlino con una falcata lunga, leggera ed elegante come una gazzella. Supera la salita di Via Vibenna con una facilità estrema, almeno questa è la mia impressione. Ha distaccato gli altri di circa un minuto, che a quella velocità significa all’incirca un km: eccezionale, infatti segnerà il record.
A seguire ecco gli altri campioni e la prima donna, anche lei velocissima. Poi di nuovo è la volta degli amatori forti, e poi ancora il grande gruppo variopinto nel quale spiccano, ovviamente le tante le canotte “orange”. Chi cade e si rialza, chi rallenta vistosamente e poi si riprende, chi soffre ma va avanti con tenacia, chi ci saluta con un sorriso, chi ci manda un bacio di gioia.
Mentre vedo gli amici arivare uno ad uno, mi tornano in mente le mie sensazioni delle passate maratone e riesco ad immaginare i pensieri di quelli che stanno vivendo l’esperienza per la prima volta. Fatica e gioia, sudore e lacrime si mischiano nel turbinio degli ultimi 400 metri di uno scenario unico al mondo.
Così, da spettatore, sono riuscito a vivere anche questa 15 – esima edizione della maratona di Roma.
Forza ragazzi, questa è fatta è tempo di goderci il meritato riposo e pensare a come preparare la prossima.
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Marziale Antonio Feudale
Marziale Feudale - Visto da fuori (foto di Giuseppe Coccia) Gara: Maratona di Roma (22/03/2009) SCHEDA GARA |