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Non tutti i buchi nascono con le ciambelle attorno
di Romano Dessì, 05/03/2013

Cari amici solidali, non credevo che la mia Roma-Ostia potesse diventare una piccola odissea, ma, iniziamo dall'inizio.

Al ritrovo con la truppa arancione tutto bene, il clima era il solito, saluti abbracci e la solita foto ricordo di una giornata da incorniciare. Poi tutti di corsa verso la partenza, durante il preriscaldamento venivo più volte fermato perché riconosciuto per un articolo fatto da un nuovo giornale della Running Evolution; i complimenti si sprecavano e mi facevano sentire a disagio, ma, come non dare una risposta a chi ti faceva delle domande, mancava solo che mi chiedessero l'autografo.

Eravamo tutti allineati per la partenza e l'adrenalina cominciava a salire, la sentivi nell'aria sempre di più. Le facce allegre, trasparivano la tensione per questa che è più di una gara. Alla partenza come al solito si alza l'urlo liberatorio di migliaia di podisti che cominciano a incamminarsi verso Ostia.

Io come al solito ho iniziato con molta cautela per non sprecare energie, come sapete inizio sempre dalle ultime posizioni e cerco di andare in progressione, ma, questa volta non è andata come io volevo.

Cercavo di mantenere un ritmo che non veniva, e le mie gambe non andavano come in tutte le gare fatte. Non cerco attenuanti ne scusanti, ma, proprio non andavo.

Superato il quartiere dell'Eur iniziamo la salita che ci porta verso il raccordo anulare, e da li è iniziata la mia piccola odissea. Dopo il ristoro del 6° km è iniziato un piccolo dolore al ginocchio destro, era sopportabile, ma, man mano che i km passavano questo dolore aumentava fino a farmi fare la salita del camping quasi camminando. Il dolore era aumentato, e quando ho passato la linea del rilevatore dei tempi l'addetto mi ha fatto notare che avevo 10 minuti di ritardo sul tempo massimo.

Pensavo di non farcela a finire, ma, quando passavo presso le postazioni mediche e vedevo tutti gli atleti fermi che aspettavano il mezzo per andare a Ostia, mi dava quella carica per andare avanti. Sono coriaceo e duro da mangiare e un ritiro non è nelle mie corde, non l'accetto, per cui anche a costo di arrivare strisciando ho continuato.

Parecchi automobilisti erano imbufaliti per l'attesa, ma, i vigili non si sono lasciati impressionare dalle continue lamentele, lasciando gareggiare con tranquillità tutta la retroguardia della gara. Il dolore al ginocchio si era attenuato e io cominciavo a marciare discretamente, vedevo davanti a me tutti quelli che in teoria avrei potuto sorpassare, gente che aveva dato nei primi km, ma che aveva finito la benzina.

Di benzina ne avevo molta, perché fino a quel momento ne avevo spesa poca per via del dolore e dopo Casal Palocco le mie gambe hanno cominciato a mulinare, andavano che era una meraviglia. Io stesso mi meravigliavo per quella velocità, ma, andavo e basta, alla faccia del dolore.

Non potevo far mancare il mio piazzamento alla Podistica. Quando ho superato la vela del 20° km lo speaker mi nomina dicendo che di solito quando arrivo io la gara può dirsi terminata, ma, dietro di me la macchina di fine corsa non si vedeva.

L'ultimo km è stato un susseguirsi di emozioni più o meno violente e quando ho passato la linea del traguardo ho visto che ero riuscito ad arrivare in tempo massimo.

Ero riuscito a superare me stesso, ero stato più forte del dolore.

Con questo vi saluto
il vostro marciatore Romano


Gara: Roma Ostia Half Marathon (03/03/2013)

SCHEDA GARA



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