Con il rientro dalla vacanze Pasquali, immagazzinate le uova di cioccolato sotto forma di scorte grasse alimentari, pensavamo che le sorprese fossero finite. Invece il grande uovo del 22 Aprile si è schiuso riservandoci una nuova sorpresa, non proprio inaspettata, ma sicuramente sottovalutata.
Una mezza maratona, quella di Rieti, che, data per piatta bella e veloce, ieri si è rivelata, per la maggior parte dei nostri partecipanti (e non solo io credo) più faticosa della Roma-Ostia.

Bello il percorso lo era, con i passaggi nel centro storico e il percorso esterno suddiviso tra boschetti e lunghi tratti attraverso campi di grano a perdita d’occhio. Veloce senz’altro, senza intoppi né traffico. Devo dire anche “abbastanza” piatto con i primi 4 chilometri addirittura in discesa. Ma allora cos’è che non ha funzionato?
Tutte le previsioni, tutti i calcoli e le tabelle accuratamente preparate per confermare o addirittura superare il proprio tempo personale, sono saltate. La fatica è stata tanta.

Perché?

A mio avviso sono due i fattori che hanno influito maggiormente nel far allungare i tempi un po a tutti: il caldo umido e la bellezza del percorso.
Il primo, penso sia stato ovvio a tutti, era assolutamente inaspettato per un posto come Rieti. Malgrado la buona organizzazione con spugnaggio e rifornimento a sufficienza, l’umidità ha fatto la sua parte stroncando le gambe anche ai runners inossidabili.

E il secondo?

che c’entra la bellezza del percorso direte voi? Bene, ha influito sul fattore psicologico. Nella parte esterna del percorso infatti, se da un lato si aveva la sensazione di spazio e di libertà, dall’altro, il fatto di riuscire ad avere la visibilità dell’intero serpentone ha avuto sicuramente, insieme al fattore climatico, un effetto deleterio dovuto alla consapevolezza della distanza. Mi ricordo di aver avuto la stessa sensazione alla mezza maratona di Città di Castello, dove la tipologia del percorso è simile. Proprio in quella situazione mi sono reso conto che, mentre osservavo il serpentone dalla mia posizione, come dire, non proprio avanzata, il mio cervello misurava inconsciamente la distanza che mi separava dal corridore più distante che riuscivo a scorgere e quindi dal punto che sapevo avrei dovuto raggiungere. Probabilmente non ce ne accorgiamo ma psicologicamente questo effetto ci sottrae energie. Un poco come quando già al 9° - 10° Km ci mettiamo a contare quelli che ancora mancano a finire la Maratona.

Tornando poi al percorso, devo dire che alcuni tratti presentavano una leggera ma inesorabile pendenza che ha dato la batosta finale alle gambe già abbondantemente messe a dura prova dall’umidità.

Tutto sommato comunque, personalmente penso che sia stata una bella gara, ben organizzata e poco affollata. Niente ressa all’arrivo e ristoro ottimo a base di vitamina C (arance e mele), Potassio (banane), carboidrati pronti (merendine) e tanti liquidi.

Alla luce delle considerazioni fatte e della particolare situazione climatica di quest’anno, è una gara che probabilmente va presa così come viene (come tutte le gare tra l’altro) ma sicuramente è una bella esperienza che, vale la pena di ripetere per chi c’è stato, e di provare per tutti gli altri.

Per il nostro gruppo un meritatissimo 2° posto nella classifica di società. Facilmente saremmo potuti essere primi. Uno stimolo in più per l’anno prossimo.

Sperando di non aver fatto troppi errori per fretta o per stanchezza (ieri sera sono andato anche a ballare), auguro una buona corsa a tutti.

Marziale