Vincere in una corsa... di Roberto Lombardi, 04/07/2011
Andrea D'Offizi, il nostro gigante, sul gradino più alto del podio società ...(Elogio sperticato del mio allenatore)
Jennesina 2011, pregara.
In un pomeriggio coperto dalle nubi i più di cinquecento concorrenti fanno riscaldamento. Vedo un uomo magro dalla pelle nera. Si sta riscaldando come noi, ma ad una velocità mai vista. È snello e alto e dà un senso di armoniosa potenza. Bello da vedersi. Mi domando chi sia, ma ho già la certezza che arriverà tra i primi.
Continuo il mio riscaldamento mentre parlo, scherzo e mi preparo con i compagni di squadra. Facendo un calcolo approssimativo devo arrivare in un'ora e un quarto, ma sono nervoso. Non ho mai corso tutti questi chilometri in salita. Temo di non farcela e che arriverò camminando al traguardo quando tutti saranno a cena. Non importa.
Ecco lo sparo. Parto al mio passo, lento, invero. Non mi fermo mai, però. Lo scenario è mozzafiato. Si corre tra le montagne con il canto degli uccellini di sottofondo. La salita è continua, ma non spietata. Non ci sono “muri” e ansimando si procede. Non so se sono proprio l'ultimo.
Certo, molti mi hanno superato. Non importa. Avanti! Così per i primi cinque chilometri. Cauto, sornione, tignoso e sparagnino. Poi arriva il primo ristoro, bevo un sorso d'acqua e si accende una luce. Mi sento molto più forte di quanto pensassi di essere. D'un tratto mi ricordo un episodio avvenuto un paio di settimane prima con Fulvio, il nostro allenatore del corso di podismo. Quel giorno non mi stavo allenando, apparentemente. Ero stanco. Ero andato al corso più per salutare che per altro. Fulvio mi mette una mano sulla spalla e mi mostra i miei colleghi podisti che stanno correndo e ne analizza con me postura e andatura.
Mi spiega che un movimento coordinato di braccia e gambe dà tutt'altro risultato e me lo spiega mentre fisicamente stanno passando tutti i miei “colleghi”. Vedo e capisco in un istante! Dopo pochi giorni faccio la gara di San Tarcisio al Quarto Miglio e applico lo stile che mi ha spiegato. Funziona! Corro in tutt'altra maniera.
Avverto meno la fatica e faccio un tempo degno. Ma ritorniamo alla Jennesina. Eravamo al quinto chilometro. Bene, da allora in poi comincia la mia rincorsa. Mi sforzo di correre ordinatamente senza esagerare, ma spingendo con ordine, passo dopo passo. La schiena è eretta, le braccia attaccate al corpo, la testa alta, il respiro regolare. Grinta, determinazione e concentrazione aumentano.
Comincio a superare quanti mi avevano superato: dieci, quindici atleti? Non lo so.
So solo che adesso è un'altra corsa. E arrivo al traguardo in un'ora e 9 minuti. Sei minuti in anticipo sulle più rosee previsioni. Sia ben chiaro arrivo tra gli ultimi. Ma io mi sento vincitore. Infatti la domanda che pongo è: cosa significa vincere in una gara?
Ho saputo che l'uomo dalla bellissima pelle nera del riscaldamento si chiama Elias Embaye, è eritreo ed è avvezzo ad arrivare primo assoluto.
Le vittorie nelle corse podistiche sono in genere catalogate dalle categorie, per sesso e per età. Francamente a questo punto della mia “carriera podistica” arriverò forse a classificarmi a ottant'anni come unico membro rappresentante. Ma questo suona più come uno scherzo.
Quello che sento vero è che vincere in una corsa è gustarsela e fare del motto olimpico “Citius Altius Fortius”, pìù veloce, più in alto, più forte, la propria realtà. Questo è vincere in una corsa. La soddisfazione di tornare a casa più sani, più allegri, sicuri di aver dato tutto in uno sforzo gratuito e sincero.
Chi ha vinto la Jennesina 2011? Oggettivamente Elias Embaye in un tempo notevole 36'36'': correva in salita.
Ma a vincere sono tutti quelli che si godono davvero la corsa, con impegno.
Spesso dietro a questo c'è anche un allenatore che mette in condizioni di tirare fuori il meglio da ogni atleta. Forse è proprio lui il vero vincitore.
Roberto Lombardi
|
Roberto Lombardi
Roberto Lombardi Gara: La Jennesina (02/07/2011) SCHEDA GARA |