Popilio Lenate. Chi era costui?
Ma sai quanto mi può fregare adesso, alle 4:47 del mattino mentre sono sulla Tuscolana e come un pazzo mi sto allenando ormai da tre quarti d’ora. Mi sono alzato alle 4 per correre un paio d’ore.
Dice
“C’è una bella garetta, a Campotosto, in montagna. E’ fatica, ma è bella. Solo 25 km”. Tu prendi un podista un po' idealista e lo alletti con la fatica, la montagna e l’onore, misto a vanità, di avercela fatta ad arrivare al traguardo e il gioco è fatto. M’hanno fregato.
Mi alzo prima dell’alba e calcolo che se parto da Piazza Vittorio e mi dirigo verso Cinecittà e torno indietro corro un paio d’ore, le quali dovrebbero darmi “la gamba” per non collassare tra i monti intorno ad Amatrice.
Strana la vita del “Tapascione”, tutto intento a mantenersi in forma e disciplinato. Difficile, ad ogni gara, confrontarsi con quella serie di Silfidi e Adoni che sono i corridori giovani e forti che vanno ad una velocità che tu giudichi stratosferica per i tuoi 6 minuti scarsi al km. Quando va bene. Ma tanto sai che arrivi. Sempre. O quasi.
Quindi ci si alza quando ancora è notte. Si punta un itinerario e cogli occhi cisposi si entra nelle scarpe, nei calzoncini e nella maglia domandandosi perché si ha tutta quell’incoscienza di lasciare un letto comodo che ci urla di restare con lui. Non ti puoi permettere di domandartelo. Semplicemente esci.
Il cielo è stellato.
Fuori, sulle strade, nottambuli di ritorno dalle loro scorribande, vagabondi, guardie giurate, donnine della notte e panettieri fuori dai loro forni che scuotono la testa guardandoti, incapaci di capirti. Hanno ragione.
I primi chilometri sono in genere pura sofferenza. Ti consoli con i ricordi dei tanti traguardi e di quegli sguardi complici che tutti noi runners sappiamo scambiarci quando ci incrociamo. Poi , passo dopo passo, la testa va per conto suo.
Osservi l’ambiente urbano con uno sguardo dall’esterno che lo rende diverso da quello che vedi durante il giorno.
Non ci sono colori, non ci sono suggestioni, a parte la notte che sta finendo e quei doloretti in tutto il corpo che devi superare. Lo sai che sono momentanei.
Poi, un po' per ingannarti, un po' per non morire, un po' perché la mente non sa fermarsi ti guardi intorno.
Sono sulla Via Tuscolana, quasi ad Arco di Travertino. Pensare che ai tempi dell’Antica Roma questo era "ager", campagna. Chi si avventurava fin qui di notte rischiava di trovare briganti che lo potevano assalire. La mente vola.
La Via Tuscolana. Quanto è lunga! E i nomi delle strade. Popilio Lenate, appunto. E Calpurnio Fiamma e Tullio Rulliano. Nomi sconosciuti ai più, eppure personaggi importanti nella Storia della Roma dei Re, quella Repubblicana e quella Imperiale. E’ sempre un’esperienza immergersi nella Storia di Roma.
Dai facciamo un viaggio! Podistica Solidarietà è una specie di Impero Romano. Ha le sue legioni che di volta in volta vanno a conquistare nuove frontiere. Orange in tutte le competizioni podistiche odierne. E io mi sto preparando per la Campagna di Campotosto con i miei 20 mila passi, come i nostri Centurioni
Marcus Taddeus o
Albertus Bottam, la Vestale
Lucia Perillus e il grande Generale
Iosep Cocciam.
Sembra uno scherzo, ma sfido qualunque antropologo a non leggere la dedizione dei podisti in chiave epica. Però, in fondo, ci sto credendo.
Al ritorno non potrò esimermi dal fare un giro del Colosseo per poter paragonare definitivamente Podistica Solidarietà, di cui sono solo un Liberto, un ex schiavo di origine gallica o britannica ai Fasti dell’Antica Roma.
Conquisteremo anche Campotosto, forse l’abbiamo già conquistata con questi sforzi antelucani.
Sotto questo cielo stellato d’estate prende senso quella locuzione latina:
Per aspera ad astra. Verso le stelle attraverso le asperità.
Per chi volesse visualizzare il percorso descritto da Roberto può farlo cliccando il seguente link